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Prato, smaltimento illecito di rifiuti, testimoni a Fanpage: “Centinaia di sacchi abbandonati nei boschi”

Oltre 30 indagati e otto arresti nella maxi indagine della Dda di Firenze e della polizia di Prato sullo smaltimento illecito di 10mila tonnellate di rifiuti tessili. Secondo quanto emerso finora, gli scarti venivano conservati all’interno di capannoni, ma i cittadini di Prato denunciano l’abbandono di decine di sacchetti anche in piena natura. “Qui ci sono pezzi di stoffa che fuoriescono dal terreno e tonnellate di rifiuti ammassati nei boschi, ai lati delle strade”, denuncia una testimone a Fanpage.it. Sempre secondo i testimoni, che hanno effettuato delle riprese video, nella mattinata di giovedì 10 giugno i rifiuti sono addirittura aumentati.
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Un traffico illecito di rifiuti tessili che andava avanti da almeno un anno e mezzo, nelle campagne di Prato, con profitti di 800 mila euro, per 10 mila tonnellate di scarti non autorizzati e non tracciati. E' quanto svelato dalla maxi inchiesta della Dda di Firenze e della polizia locale di Prato, l'operazione TexMajhong, che ha condotto nella giornata di ieri a otto arresti, mentre 34 persone sono indagate.

Secondo quanto emerso finora, i rifiuti venivano stipati all'interno di capannoni industriali, container o semirimorchi nelle aree di Prato, ma anche Firenze, Pisa, Bassano del Grappa, Pesaro e Urbino. L'Arpat ha classificato le 10 mila tonnellate di scarti come ritagli di tessuto frammisti a ritagli di carta, frammenti di plastica nonché a vari rifiuti tipici della produzione e confezione di capi di abbigliamento.

Prato, smaltimento illecito di rifiuti tessili: nuove segnalazioni a Fanpage

Gli scarti però non si trovano solo all'interno di capannoni dismessi, come emerso finora, ma anche per terra, tra gli alberi, in montagna e in mezzo ai boschi. Lo segnalano a Fanpage.it alcuni cittadini di Prato. Uno di loro aveva pubblicato un video su Facebook l'1 maggio 2021 in cui mostrava decine e decine di sacchetti di plastica ai bordi di una strada, precisamente della passerella autostradale di Prato che va verso via del Mulinuzzo. "Oggi, giovedì 10 giugno, quegli scarti sono addirittura aumentati", ci dice un testimone oculare. E poi, ci sono anche pezzi di stoffa che fuoriescono dal terreno a Prato, nelle zone sia urbane che montane.

"Non è normale vedere pezzi di tessuto e plastica fuoriuscire dal terreno", denuncia ancora Elena, 23 anni, studentessa di informatica e hiker nel tempo libero. Secondo la testimone, i pezzi di stoffa che fuoriescono dal terreno sono un fenomeno evidente a Prato e dintorni da ben più di un anno mezzo e un eventuale collegamento tra esso e l'operazione TexMajhong è tutta da verificare.

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Per quanto riguarda i rifiuti smaltiti illecitamente, sia i capannoni che i mezzi utilizzati per la raccolta presso confezioni o pronto moda cinesi presentavano autorizzazioni inesistenti, clonate da altre aziende, o falsificate nella parte riguardante la possibilità di poter trattare i rifiuti tessili.

Oltre al Nord Italia e alle Marche l'organizzazione per eludere i controlli aveva avviato l'esportazione degli scarti tessili pure verso la Spagna. Al 2018 risale il primo riscontro investigativo, col ritrovamento di etichette di abbigliamento in cumuli di rifiuti abbandonati a Cascina (Pisa) ed è stata individuato un primo gruppo criminale, composto da due italiani ed una donna cinese, che si occupavano della raccolta dei rifiuti presso i vari pronto moda e confezioni di abbigliamento del Pratese, con servizio di ritiro porta a porta.

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Oltre allo smaltimento illecito dei rifiuti speciali, senza autorizzazioni, gli investigatori hanno pure rilevato, sotto il profilo fiscale, una contabilità parallela confermata da quadernoni di appunti manoscritti, con copertine multicolorate, anche scritti in cinese, trovati durante le perquisizioni e che affiancavano la documentazione ‘ufficiale'. L'attività successiva – intercettazioni, appostamenti, pedinamenti, tracciatura dei mezzi mediante apparati satellitari – ha portato gli investigatori a individuare due filoni di smaltimento parallelo, nelle Marche e in regioni del Nord grazie in capannoni industriali dismessi, situati in luoghi appartati per i quali veniva corrisposto il canone di locazione solo i primi mesi e dove quindi venivano abbandonati i rifiuti tessili, anche con pericolo e rischio di incendi.

Gli indagati dovranno rispondere del reato di associazione a delinquere dedita a traffico e smaltimento illecito di rifiuti.

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