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Prato, 10 anni di carcere al “diavolo” Matteo Valdambrini. Diceva: “So uccidere e resuscitare i morti”

Valdambrini, presunto leader di una setta satanica, è stato condannato a 10 anni e 4 mesi di carcere dai giudici della Corte d’assise d’appello di Firenze. Il 26enne, studente universitario della provincia pratese, era accusato di riduzione in schiavitù, violenza sessuale e pedopornografia.
A cura di Davide Falcioni
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Matteo Valdambrini, presunto leader di una setta satanica attiva in provincia di Prato che avrebbe abusato di giovani, dai quali pretendeva di essere chiamato "il diavolo", è stato condannato a 10 anni e 4 mesi di carcere dai giudici della Corte d'assise d'appello di Firenze. Il 26enne, studente universitario della provincia pratese, era accusato di riduzione in schiavitù, violenza sessuale e pedopornografia. Al momento della lettura della sentenza, emessa ieri, l'imputato non era in Tribunale.

Nel corso del processo d'appello, la Procura generale aveva chiesto una condanna a 12 anni, contestando nuovamente il reato di riduzione in schiavitù. In primo grado Valdambrini era stato condannato a 6 anni ed assolto dall'accusa di riduzione in schiavitù.

Nel giugno del 2020 Matteo Valdambrini era finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine che era scaturita dalla denuncia di una vittima che si era rivolta all'Onap, Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici. Il 26enne si spacciava per "diavolo" a capo di una presunta setta esoterica che si radunava nei boschi e in edifici abbandonati, dove poi avrebbe compiuto gli abusi sulle vittime. Nel corso di quei raduni Valdambrini avrebbe pronunciato frasi deliranti: "So fermare il tempo, così fermare la pioggia, così resuscitare e uccidere le persone, così prevedere il futuro e viaggiare in altri paralleli, così andare nel mondo onirico e così gestire l'inframondo, sono diverse divinità".

Le frasi, anche se totalmente insensate, avevano profondamente turbato alcuni ragazzi, tanto che la madre di due di loro aveva deciso di sporgere denuncia facendo partire l'inchiesta: i figli, infatti, avevano iniziato a partecipare a strani incontri nei boschi coordinati dal giovane Valdambrini, che amava farsi chiamare "Omen, il Diavolo". Lo studente universitario convinceva le sue vittime che erano state scelte con la missione di salvare il mondo, inducendole poi a credere a una serie di fandonie vagamente esoteriche, infine le convocava in ex manicomi e fabbriche abbandonate spacciandoli come luoghi infestati da fantasmi e demoni. Lì, con violenze fisiche e minacce di morte, costringeva le sue vittime a compiere e subire atti sessuali.

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