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Povertà, le parole non bastano più

Il Papa biasima l’attenzione eccessiva posta sulle banche a discapito delle difficoltà che quotidianamente vivono le famiglie. Bene, giusto. Ora, però, sciolga lo Ior, spogli la Chiesa, sia Francesco per davvero. O stia zitto anche lei.
A cura di Antonio Menna
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Il Papa è intervenuto oggi sulla banca vaticana durante la messa a Santa Marta. “Quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni e diventa un po' burocratica, perde la sua principale sostanza e rischia di trasformarsi in una ong. E la Chiesa è una storia d'amore”.
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Papa Francesco, ieri, ha parlato di banche e di povertà. "Sembra – ha detto – che se le banche stanno male, sia una tragedia, mentre se stanno male le famiglie, se gli uomini non hanno da mangiare, non importi a nessuno". Per ribadirlo con più forza ha ricordato, con un esempio formidabile, il passo di un'antica storia: "Quando cadeva una torre era una tragedia nazionale, veniva punito l'operaio, perché i mattoni erano preziosi. Ma se cadeva l'operaio non succedeva niente". Siamo di nuovo in questo tempo: gli uomini contano meno delle banche, i destini delle persone, meno degli investimenti floridi di pochi ricchi. E' bello sentire da un'autorità morale di così grande rilievo un grido di dolore tanto forte. Ma al Papa, oggi, direi questo: spogli la chiesa, santità, apra le porta ai poveri, sciolga lo Ior, venda oro, gioielli e patrimoni, indossi un saio, sia Francesco per davvero. O stia zitto anche lei. Le parole non bastano più.

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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