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Possibile svolta sul Mostro di Firenze, chiesta riapertura indagini: “Nuova pista su sospettato mai indagato”

Su incarico di un parente di una delle vittime del Mostro di Firenze il penalista Alessio Tranfa, insieme al consulente Paolo Cochi, nelle settimane scorse ha depositato una memoria contenente richieste mirate volte a verificare la pista di un ex sospettato. L'”Uomo del Mugello” non fu mai inserito nella lista della Squadra Anti Mostro. L’intervista di Fanpage.it.
A cura di Eleonora Panseri
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Il Mostro di Firenze
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Potrebbe esserci una nuova svolta nel caso del Mostro di Firenze, il serial killer autore di otto duplici omicidi fra il 1968 e il 1985. Nel 1994 si arrivò alla condanna all’ergastolo di Pietro Pacciani (assolto in secondo grado e deceduto prima del nuovo processo) e quattro anni dopo a quelle dei due "compagni di merende" Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

Su incarico di un parente di una delle vittime (che vuole rimanere anonimo) il penalista Alessio Tranfa, insieme al consulente Paolo Cochi, nelle settimane scorse ha depositato una memoria contenente richieste mirate, volte a verificare la pista di un ex sospettato, noto alle cronache come l'"Uomo del Mugello", mai preso in considerazione all'epoca della SAM, la Squadra Anti Mostro.

L'identikit dell' "Uomo del Mugello".
L'identikit dell' "Uomo del Mugello".

Cosa contiene la richiesta di riapertura delle indagini

"Abbiamo depositato una prima memoria alcune settimane fa, offrendo tutta una serie di spunti d'indagine e chiesto il compimento di alcuni atti", ha spiegato l'avvocato Tranfa, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it.

Tra gli atti di cui parla il legale ci sono l'acquisizione delle impronte papillari del sospettato e di possibili tracce di Dna su una macchina da scrivere che il consulente dell'avvocato, Paolo Cochi, ha acquistato dal figlio del sospettato e l'acquisizione di fotografie degli anni '80 del soggetto con cui integrare una perizia antropometrica.

L'avvocato ha anche richiesto una copia delle bobine delle conversazioni telefoniche di minaccia registrate nella caserma dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo la notte del 29-30 luglio 1984, data del delitto Rontini – Stefanacci, e della telefonata da parte di un ignoto alla sostituto procuratrice Silvia Della Monica il 23 settembre 1985.

Claudio Stefanacci e Pia Rontini
Claudio Stefanacci e Pia Rontini

"Si tratta di tutta una serie di elementi che potrebbero dare sicuramente un forte contributo nel verificare questa pista. Inoltre, a giorni depositeremo una nuova memoria relativa ad altri atti che riguardano l'omicidio Scopeti ('85) e Pettini-Gentilcore ('74)", aggiunge il legale.

"Sono testimonianze che confermerebbero l'avvistamento di questa persona non solo vicino alla zona dell'omicidio dell'85, ma anche di pedinamenti da parte del soggetto che corrisponde alla descrizione e che, secondo una confidenza fatta dalla vittima, Stefania Pettini alla sorella, l'avrebbe seguita con una macchina rossa".

Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini
Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini

"Sono atti che, secondo noi, andrebbero ulteriormente sviscerati", precisa Tranfa. Come ricorda l'avvocato, per alcuni dei duplici omicidi compiuti dal Mostro non c'è un colpevole e non sono stati ritenuti coinvolti né Pacciani, né Vanni, né Lotti.

Le ricerche di Paolo Cochi sull'"Uomo del Mugello"

"Quest'uomo era nativo del Mugello, di Scarperia, dove nell"85 fu imbucata la lettera inviata a Della Monica con il lembo di seno di Nadine Mauriot. – spiega Cochi, il consulente dell'avvocato Tranfa che ha svolto la raccolta dei materiali contenuti nella memoria depositata in Procura – La sorella di questo individuo abitava a 200 metri".

"Questa persona è stata condannata per favoreggiamento, insieme ad altri, che però erano morti durante i delitti del Mostro, per il furto a un'armeria di una beretta calibro 22, uguale a quella del serial killer mai rinvenuta", aggiunge.

La macchina da scrivere acquistata da Paolo Cochi.
La macchina da scrivere acquistata da Paolo Cochi.

A distanza di 20 anni Cochi ha ritrovato il dossier sull'indagine fatta dai Carabinieri nell"84 su questo personaggio. I militari interrogarono l'uomo, ascoltarono dei testimoni, uno dei quali disse di averlo visto con una beretta calibro 22, e gli trovarono addosso due proiettili sparati. "Questi vennero messi in cancelleria, ma poi sparirono", dice il consulente.

L'indagine risale all'epoca del delitto di Vicchio, che ha preceduto quello di Scopeti, ultimo duplice omicidio del killer. La persona venne interrogata ma non inserita nella lista di sospettati della SAM. "Si tratta di un sospettato ‘sfiorato' dalle indagini, questo potrebbe essere il termine più adatto", precisa il consulente.

L'uomo, come ricorda Cochi, era un cacciatore e sapeva sparare, era pregiudicato, alto, rossiccio, proprio come venne descritto nei verbali dopo il delitto di Vicchio e la sua presenza venne confermata da testimoni anche nella piazzola di Scopeti. All'epoca fu realizzato un suo identikit al computer.

"Noi abbiamo fatto fare una perizia antropometrica e, confrontando le foto del sospettato, risulterebbe essere lui. Per questo abbiamo chiesto di acquisire anche delle sue foto degli anni '80. Con le bobine delle telefonate che arrivarono in caserma e alla magistrata Della Monica, invece, vorremmo provvedere a fare un confronto della voce".

"Dal figlio ho acquistato una macchina da scrivere, l'ho fatta periziare ed è emerso che potrebbe esserci un collegamento con le lettere che il Mostro inviò ai tre magistrati, Pier Luigi Vigna, Paolo Canessa e Francesco Fleury. Chiediamo inoltre di ricavare il Dna con un accertamento irripetibile da una macchia trovata sulla macchina da scrivere che sembra essere di sangue".

Le lettere inviate ai magistrati Vigna, Fleury e Canessa.
Le lettere inviate ai magistrati Vigna, Fleury e Canessa.

La revisione del processo Vanni

Negli ultimi anni si è parlato anche della revisione della condanna di Mario Vanni, uno dei "compagni di merende" morto nel 2009. Sabato 11 gennaio gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo hanno depositato l'istanza presso la Corte d'appello competente di Genova.

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L'atto è stato presentato per conto di Paolo Vanni, nipote del postino di San Casciano Val di Pesa. Tra gli elementi contenuti nell'istanza, una consulenza di entomologia forense che retrodata l'ultimo delitto avvenuto a Scopeti nel settembre 1985 al venerdì sera, anziché alla domenica, come riportato dalle sentenze e dalle testimonianze del correo di Vanni, Giancarlo Lotti.

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