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Portare tutto sui social network, anche i drammi personali: che errore!

La presunta aggressione del cantate Massimo Di Cataldo ai danni della sua ex-compagna suggerisce una riflessione che va al di là delle responsabilità penali ancora da verificare: portare tutto sul palcoscenico, anche il dolore più intimo, è un errore. Mi vergogno io per loro, ogni volta che vedo cose così.
A cura di Antonio Menna
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E' una vicenda inquietante quella che vede protagonisti Massimo Di Cataldo e la sua ex compagna. Quest'ultima ha postato su Facebook le foto di un presunto pestaggio subito dal cantante: volto tumefatto, rivoli di sangue. E – particolare raccapricciante – anche un feto che sarebbe stato abortito in seguito alle percosse. Il cantante ha negato parlando di una donna ossessiva che non ha accettato la separazione. La polizia indaga e dovrà verificare molte cose (la mancata denuncia della donna, i presunti precedenti del cantante con la prima moglie). Intanto, però, colpisce la scelta di portare un fatto così intimo e drammatico sui social network. Fare spettacolo anche del dolore, il più profondo. Violare quel riserbo che affida all'intimità le emozioni più vere, anche gli umanissimi rancori, le frustrazioni, e portare tutto su un palcoscenico.  Succede più frequentemente di quanto immaginiamo. Io mi vergognerei. Anzi, lo faccio. Mi vergogno io per loro, ogni volta che vedo cose così.

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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