Pordenone, la confessione dell’omicida: “Aggredito dalla mia compagna, è comparso un coltello”
"Sono stato aggredito fisicamente dalla mia compagna mentre ci trovavamo in camera da letto. È anche comparso un coltello, con cui ha cercato di colpirmi. Ne è nata una colluttazione, durante la quale ho afferrato l'arma e l'ho colpita una sola volta, al collo. Lei è caduta a terra e io sono uscito dalla stanza in stato di choc”. Questa la personale versione dei fatti di Giuseppe Forciniti, omicida della compagna Aurelia Laurenti a Roveredo in Piano (Pordenone). Con queste parole l’uomo, originario di Cosenza e in Friuli da molti anni, ha confessato il delitto della compagna nel corso dell'interrogatorio di fronte al sostituto procuratore di Pordenone Federico Facchin. A quanto emerso, il confronto con gli investigatori è stato caratterizzato da numerose pause in cui Forciniti ha detto di essere sconvolto e ha pianto a più riprese. A inquirenti e investigatori avrebbe raccontato anche che i rapporti con la vittima erano diventati burrascosi e c'erano liti. I genitori dell'omicida, che si sono messi in viaggio dalla Calabria per raggiungere il Friuli, hanno nominato come avvocato difensore di fiducia Ernesto De Toni, del foro di Padova.
L'omicida in questura con le mani sporche di sangue
Giuseppe Forciniti si è presentato in Questura a Pordenone poco prima dell'una della scorsa notte con le mani ancora sporche di sangue dicendo che, poco prima, nella sua abitazione di Roveredo in Piano aveva avuto una colluttazione con un ladro. Poi però ha confessato di aver ucciso la compagna, madre di due bambini piccoli di 3 e 8 anni. I piccoli non hanno assistito alla tragedia perché, da quanto si è appreso, erano dai nonni materni, che abitano in un paese poco distante. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato. L'avvocatessa Rossana Rovere, già presidente dell'Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, che il presunto omicida aveva scelto a proprio difensore, ha rinunciato all'incarico. "Non sono serena, non posso accettare l'incarico – ha detto Rovere – l'indagato mi conosceva e ha indicato me quando gli è stato chiesto chi dovesse patrocinare la sua difesa, ma non posso accettare l'incarico. In questi minuti si sta procedendo a indicare l'avvocato d'ufficio: io non posso assumere le difese di quest'uomo, dopo una vita e una carriera spese a promuovere la tutela dei diritti delle donne".