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Ponte sullo Stretto, la voce di chi rischia l’esproprio della casa: “Daremo battaglia fino alla fine”

“Mi risarciranno? Sì, è vero. Ma come possono risarcire la casa comprata coi sacrifici di una vita e ridotta in macerie?”, dice una degli espropriandi di Torre Faro, a Messina.
A cura di Luisa Santangelo
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Il residence Due Torri, a Torre Faro, frazione della città di Messina, è un complesso di villette a pochi metri dal mare. Le case hanno un piccolo giardino, uno spazio per le auto, sono separate l'una dall'altra da aiuole piene di verde. Tutte dovranno essere espropriate per fare spazio al grande pilone del futuro Ponte sullo Stretto, che collegherà la Calabria con la Sicilia.

"Io l'ho scoperto 24 anni fa, appena uscita dal notaio. Questa casa non me la sono goduta nemmeno un giorno", dice a Fanpage.it Cettina Lupoi, ex professoressa adesso in pensione.

Il progetto degli espropri

Il "progetto degli espropri" pubblicato dalla società Stretto di Messina è un pdf lungo 1526 pagine solo per la parte che riguarda il Comune di Messina. Per quello di Villa San Giovanni le pagine sono 558. A questi, che sono i due Comuni principali, vanno aggiunti anche Saponara, Torregrotta, Valdina, Venetico e Villafranca Tirrena, per la zona messinese; e Campo Calabro, Gioia Tauro, Limbadi, Nicotera, Seminara e Varapodio sul versante calabro. "Bisogna sgombrare il campo da un equivoco: le procedure di espropriazione non sono ancora iniziate", spiega l'avvocato Carmelo Briguglio, che da vent'anni si occupa di difendere i diritti degli espropriandi.

Lo studio di Briguglio, a Messina, si affaccia sul porto. Dal balcone si vedrà direttamente la campata unica che dovrebbe – nelle intenzioni dei progettisti e dell'attuale sponsor principale del progetto, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini – collegare l'Isola al continente, congiungendo ciò che solo 3,3 chilometri di mare separa. "Quella che è cominciata è la procedura per l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio – prosegue Briguglio – una espressione complicatissima per dire che si stanno informando i cittadini che le loro particelle catastali potrebbero servire al progetto del Ponte".

L'opposizione alle espropriazioni

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E qui c'è la prima stortura amministrativa, secondo il legale. "Normalmente, l'individuazione delle particelle che potrebbe essere utile espropriare avviene prima della presentazione del progetto. In questo caso, il progetto definitivo già c'è. Con tutte le sue mancanze e una serie di importantissimi rinvii al progetto esecutivo, che significa semplicemente spostare un po' più in là nel tempo i problemi", prosegue l'avvocato. Se la maggior parte dei cittadini era informata dell'apposizione del vincolo già dal 2011, molti altri l'hanno scoperto solo il 3 aprile 2024, quando sono stati pubblicati gli elenchi aggiornati. Che tengono conto anche di nuove aree dove dovrebbe sorgere la nuova stazione ferroviaria di Messina.

"Abbiamo 60 giorni di tempo per fare opposizione", aggiunge il legale. Ma a chi va inoltrata l'opposizione all'apposizione del vincolo? "Alla stessa società che lo ha proposto". E quindi alla Stretto di Messina. Cosa che non fa ben sperare. "Noi saremo attenti e pronti a dare battaglia, in tutte le sedi possibili e immaginabili". L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oggi, lunedì 15 aprile 2024 sarà a Torre Faro per incontrare i cittadini e parlare, tra gli altri, anche con l'avvocato Briguglio. Il giorno dopo, il 16 aprile, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si riunirà la Conferenza dei servizi per l'esame del progetto. Appuntamento al quale parteciperanno anche i sindaci di Messina e Villa San Giovanni.

Le criticità sul progetto

"A chi serve tutta questa fretta?", domanda la professoressa Lupoi. "Perché c'è bisogno di fare tutto così in fretta, senza rispettare i tempi, rinviando la risoluzione delle criticità a una fase successiva?", domanda. Il progetto definitivo, infatti, è stato proposto dal consorzio Eurolink e approvato dal comitato tecnico scientifico del ministero delle Infrastrutture, che però ha segnalato 68 necessità di aggiornamenti sulla tenuta della struttura, soprattutto in caso di terremoti e forti venti. Come quelli a cui, nella punta nord più estrema della Sicilia, sono tutti abituati.

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"Casa mia sarà circondata dagli espropri", dichiara Daniele Ialacqua, attivista del comitato No Ponte – Capo Peloro. "Il muro di casa mia è adiacente agli espropri da tutti i lati e dietro. Mentre davanti sarò sottoposto a una servitù di passaggio", racconta. In altri termini: casa sua sarà inglobata dal cantiere. "Sarò di fatto espropriato della mia vita – dice – E saremo tutti espropriati delle bellezze naturali di questo posto e della nostra esistenza". Parla dall'alto di una collina che domina il piccolo centro: lì dovranno essere installati i tiranti del futuribile Ponte sullo Stretto. La collina non sarà semplicemente spianata, ma scavata per fare posto all'infrastruttura più imponente d'Italia. "Non lasciano in pace nemmeno i morti", prosegue Ialacqua. Il progetto, infatti, lambisce anche il cimitero di Granatari.

Il futuro di Sicilia e Calabria

"Sembra che ci opponiamo perché ci teniamo solo alle nostre case – aggiunge Cettina Lupoi – È vero, quelle contano. Ci risarciscono, ma come fanno a risarcire una casa comprata con tanti sacrifici ridotta in macerie? Però non c'è solo questo. C'è che questo è un angolo di paradiso e lo distruggono. Distruggono l'economia di una zona intera. Si uccide Messina trasformandola in una città all'esclusivo servizio di un'opera che non serve".

"Ci hanno detto che non pensiamo ai nostri figli – interviene Mariella Valbruzzi, attivista del comitato No Ponte – Capo Peloro – Ma noi ci pensiamo eccome. Come possono pensare di rimanere in una città condannata a restare un cantiere per chissà quanto tempo? Lo sviluppo che vogliamo costruire per questa terra è fatto solo di cemento e acciaio?".

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