Ponte Morandi un anno dopo: la commemorazione della tragedia e il progetto di ricostruzione
Un anno fa, il 14 agosto del 2018, sotto un violento temporale Genova viveva la sua giornata più dura: alle 11 e 36 il Ponte Morandi crollava su se stesso trascinando auto e camion e causando la morte di 43 persone. A un anno di distanza dalla tragedia la città stamattina si è stretta in un abbraccio ai familiari delle vittime, commemorandole in una cerimonia organizzata accanto al piazzale dell’Ikea, a pochi passi da dove sta sorgendo il nuovo ponte, progettato dall’architetto genovese Renzo Piano; qui il cardinale Angelo Bagnasco ha celebrato una messa a cui ha preso parte anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Non sono mancate polemiche per la presenza di Giovanni Castellucci, ad di Atlantia indagato. Come da programma la cerimonia è iniziata con la lettura dei nomi delle 43 vittime.
Genova un anno dopo
Un anno esatto è passato dal crollo del Ponte Morandi di Genova. Trecentosessantacinque giorni in cui la storia di una città, di una regione e dell'Italia intera è cambiata. Nessuno può dimenticare quelle immagini che in pochi minuti hanno fatto il giro del mondo: erano le 11.36 del 14 agosto 2018 quando la struttura che regge il pilone numero 9 del viadotto Polcevera è collassato improvvisamente, provocando la morte di 43 persone e una nube di fumo e detriti che ha inghiottito la sottostante via Walter Fillak, nella zona di Sanpierdarena. Tra le vittime, famiglie e gruppi di amici diretti in località di vacanza, che stavano transitando sul ponte, e operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell'Amiu, l'azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti. Per non parlare degli oltre 500 cittadini che hanno dovuto abbandonare le proprie case per motivi di sicurezza. Oggi, quel ponte non c'è più, è stato demolito poco più di un mese fa, ma il peso e il ricordo di quanto successo e delle vite di innocenti spezzate così tragicamente resterà per sempre.
Il racconto del 14 agosto 2018
Il 14 agosto 2018 è una giornata come tante. Nulla di eclatante se non per il rischio di trovare traffico per strada dal momento che molti vacanzieri si mettono in viaggio di buon mattino per raggiungere le località di mare dove trascorrere il Ferragosto. Nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe successo poco dopo. Alle 11:36 un boato squarcia il cielo di Genova, dove è in corso un violento temporale. Arrivano notizie frammentarie, c'è chi parla di terremoto, altri di un incidente spaventoso sull'autostrada A10 che collega il capoluogo ligure e Ventimiglia. Invece si scopre che è crollata una parte del Ponte Morandi, conosciuto anche come viadotto Polcevera, nel tratto che sovrasta via Walter Fillak, nella zona di Sanpierdarena. Nessuno avrebbe mai immaginato una cosa simile: il Morandi, ribattezzato ponte di Brooklyn, è stato costruito tra il 1963 e il 1966. Da tempo al centro di polemiche sulla sicurezza, si compone di 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza. Come potrebbe mai cedere? Eppure, la conferma arriva dalle immagini che cominciano ad essere condivise sui social network e in cui si vede la struttura collassare su se stessa. Una nube di detriti inghiottisce l'area circostante e una parte delle macchine che stanno attraversando il ponte. In pochi minuti il ponte non c'è più. Vigili del fuoco e forze dell'ordine si precipitano immediatamente sul luogo del disastro. La città è bloccata: su tutte le arterie principali la circolazione è paralizzata. Anche senza avere stime definitive, si capisce subito che ci sono vittime. È l'inizio del disastro.
Le 43 vittime del crollo del Ponte Morandi
Ci vorranno quattro giorni per recuperare i corpi di tutte le vittime del crollo del Ponte Morandi di Genova. Ne sono 43, le ultime 4 che mancavano all'appello sono state trovate al quinto giorno di ricerche. Tra di loro, ci sono 3 bambini. I primi ad essere rintracciati sono Roberto Robbiano, 45 anni, che insieme a sua moglie Ersilia Piccinino e al loro figlio Samuele, di Campomorone, Genova, transitavano sul ponte per andare a prendere il traghetto che li avrebbe portati in Sardegna: sono tutti deceduti sul colpo. Stesso tragico destino per un'altra famiglia, che è stata completamente sterminata dal crollo del viadotto. Si tratta di Andrea Vittone e della moglie Claudia Possetti, morti insieme ai figli di lei, Manuele e Camilla, di 16 e 12 anni. Stella Boccia, 24 anni, arrivava da Monte San Savino, in provincia di Arezzo: per lei e per il suo fidanzato Carlos Jesus Truillo non c'è stato nulla da fare, sono morti tornando dalla loro vacanze. Non ci sono neppure arrivati nella località scelta per trascorrere il Ferragosto il gruppo di amici di origine campana Matteo Bentornati, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione: volevano partire in aereo per Barcellona, ma all'ultimo minuto avevano cambiato idea e preferito l'automobile.
Marta Danisi, 29 anni, infermiera dell'ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria, e Alberto Fanfani, anestesista all’ospedale Cisanello di Pisa, si sarebbero dovuti sposare quest'anno, ma la loro auto è precipitata dal viadotto Polcevera, così come quella su cui viaggiavano Juan Carlos Pastenes, 64 anni, originario del Cile, da trent’anni in Italia, insieme alla moglie, la connazionale Nora Rivera. Un terzo cileno, Juan Figueroa, 60, risulta tra le vittime. E poi ancora, i francesi Axelle Place, 20 anni, Nathan Gusman, 20 anni, Melissa Artus, 22 anni, William Pouza, 22 anni, e i cittadini albanesi Admir Bokrina 32 anni, Marius Djerri 22 anni. Per Elisa Bozzo, 34 anni, di Busalla, gli amici preoccupati per la sua sorte avevano lanciato un appello sul web, poi anche il suo cadavere è stato recuperato tra le macerie del ponte e della sua Opel Nera. A perdere la vita quella mattina del 14 agosto 2018 sono stati anche dei lavoratori: Luigi Matti Altadonna, 35 anni, originario di Curinga, in provincia di Catanzaro, era sposato a padre di quattro figli e stava andando al lavoro su un furgone insieme al collega Gianluca Ardini, 29 anni. Il primo non ce l'ha fatta, il secondo è sopravvissuto e ha potuto conoscere suo figlio nato pochi mesi dopo la tragedia. Infine, Mirko Vicini e Bruno Casagrande erano operai dell'Amiu, azienda comunale dell’ambiente: lavoravano su un furgoncino nell’isola ecologica sotto al ponte quando è collassato. Anche per Alessandro Campora, 46 anni, che stava lavorando ad opere di manutenzione in cima al Polcevera, non c'è stato nulla da fare. "Il crollo del ponte Morandi ha provocato uno squarcio nel cuore di Genova. Ferita profonda, fatta dal dolore per coloro che hanno perso la vita e per i dispersi, i feriti e gli sfollati. Genova è nello sguardo del mondo, in un abbraccio di affetto, commozione e attesa. Ci affidiamo alla misericordia che solo Dio può dare", dirà l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, nell'omelia della celebrazione dei funerali di Stato di 19 delle vittime tenutasi il 15 agosto 2018 alla Fiera di Genova.
Le cause del crollo del Ponte Morandi
A un anno dal crollo del Ponte Morandi di Genova ci si continua ad interrogare sulle cause del disastro del 14 agosto 2018. Alla vigilia del primo anniversario dell'incidente, si parla di "difetti esecutivi rispetto al progetto iniziale" e "mancanza di interventi di manutenzione significativi" atti a contrastare degrado e corrosione nel quadro tracciato dai tre periti del gip Angela Nutini, nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio per il crollo del viadotto autostradale. Gli esperti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate. Si ricordi che l'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso.
Sotto accusa, dunque, le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate, che non venivano toccate da almeno 25 anni. A peggiorare lo stato della struttura ci sarebbero anche difetti di esecuzione. "Alcune guaine – scrivono gli ingegneri – non sono iniettate del tutto o lo sono parzialmente e i trefoli possono essere estratti manualmente per questo motivo". Dove sono emersi difetti di esecuzione, "i cavi secondari sono spesso liberi di scorrere: alcuni trefoli non sono stati trovati dentro le guaine. In generale i cavi secondari nelle guaine presentano fenomeni di ossidazione e, in alcuni casi, con riduzione di sezione, i quali hanno effetti diretti sulla sicurezza strutturale", dice la relazione. Gli esperti hanno valutato anche parti non crollate trovando "reti metalliche elettrosaldate" per contenere il distacco di calcestruzzo dalle stampelle e selle Gerber il cui "stato di conservazione è caratterizzato da un livello generalizzato esteso e grave di degrado". Saranno le indagini a chiarire le responsabilità della tragedia, mentre nei giorni scorsi la NASA ha rivelato un altro particolare importante: il ponte già nel 2015 avrebbe iniziato a deformarsi.
Ponte Morandi, il video integrale e mai visto del crollo
Del crollo del ponte Morandi di Genova si è visto nel corso dell'ultimo anno tutto, o quasi. Televisioni in arrivo da ogni angolo del pianeta si sono riversate con le loro telecamere nel capoluogo ligure per cercare di trovare testimonianze di quanto successo. Ma le immagini più importanti, considerate la prova regina delle cause e della dinamica del disastro del 14 agosto 2018, sono state rese note solo mesi dopo. Precisamente, l'1 luglio 2019, a pochi giorni dalla demolizione definitiva del viadotto, è stato reso disponibile un video mai visto prima, che era stato sequestrato dalla Guardia di Finanza, su ordine dei pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, subito dopo la tragedia e ripreso dalle telecamere private dell’azienda "Ferrometal", che si trova in quella zona. I video sono in realtà due, con angolature leggermente differenti, una più ravvicinata ma sfocata, l'altra più nitida e lontana. In entrambe si nota il forte maltempo di quella mattina del 14 agosto. Il ponte viene percorso da alcuni mezzi pesanti e non. A un certo punto, come nelle scorse settimane ha dichiarato anche il capo della procura di Genova Francesco Cozzi, si nota un aumento del vento. Gli stralli ovest, e in particolare quello lato sud, della pila 9, cedono, inghiottendo decine di veicoli, tutto in pochi secondi.