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Crollo ponte Morandi a Genova

Ponte Morandi, al via oggi il processo a Genova per 59 imputati: cosa chiedono i parenti delle vittime

Inizia oggi il processo riguardante il crollo del Ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone il 14 agosto 2018 a Genova. Il Comitato Ricordo Vittime sarà presente in aula durante la prima udienza. Dietro la sbarra 59 imputati. La portavoce Egle Possetti a Fanpage.it: “Sarà un primo passo verso la giustizia”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Inizia oggi il processo per il crollo del Ponte Morandi a Genova. Il 14 agosto 2018 il collasso del viadotto della A10 ha provocato la morte di 43 persone. Dopo 4 anni di indagini e migliaia di prove raccolte, parti civili e indagati si presenteranno in aula per la prima udienza riguardante uno dei più grandi disastri della storia italiana moderna. Gli imputati dietro la sbarra sono 59 tra ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea, le due società che hanno patteggiato per 30 milioni di euro di risarcimento, ed ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato.

"Sono successe molte cose in questi anni- ha spiegato a Fanpage.it, la portavoce del Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi, Egle Possetti – tante di queste sono state ignorate dall'opinione pubblica, ma noi abbiamo continuato a lottare ogni giorno. Quella di oggi è un'udienza interlocutoria durante la quale non si entrerà nel merito della vicenda giudiziaria, ma è un importante punto di partenza". Il prossimo appuntamento è previsto per il 12 settembre.

Il Comitato sarà presente in aula? Cosa vi aspettate?

Io e qualche altro membro del Comitato saremo presenti, sì. Siamo molto emozionati anche se sappiamo che questa sarà un'udienza interlocutoria durante la quale non si entrerà nel merito dei fatti. Oggi si presenteranno davanti ai giudici eventuali nuove parti civili, ma sicuramente ci sarà un rinvio a settembre con la partenza delle udienze vere e proprie.

Egle Possetti, foto da Facebook
Egle Possetti, foto da Facebook

A proposito delle prossime udienze, gli avvocati della difesa hanno lamentato costi di 750mila euro per accedere agli atti. Il Comitato ha riscontrato le stesse difficoltà?

No, anzi, riteniamo che quest'accusa sia assolutamente infondata. Il ministero della Giustizia ha anche già fatto le sue dovute verifiche: i costi non sono affatto quelli segnalati. Certo, la mole di documentazione raccolta in 4 anni è enorme e per la consultazione bisogna pagare, ma queste illazioni sono solo un modo di screditare il lavoro fatto. Alle difese piace giocare su questi dettagli perché non c'è molto altro al quale possono aggrapparsi.

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Autostrade e Spesa sono uscite dal processo con un patteggiamento, ma secondo Gianni Mion, ex presidente della holding Edizioni della famiglia Benetton chiamato a testimoniare, Aspi sapeva dei difetti di costruzione e manutenzione del viadotto. Manca un pezzo importante al processo con la loro uscita di scena?

È stato ormai accertato che Aspi sapeva dei difetti di costruzione del viadotto dal 2014, nessuno potrà dire il contrario. Le società però non possono essere processate da un punto di vista penale e quindi Aspi e Spea hanno pagato delle pene interdittive. Qualcuno ha detto che neppure dovevano essere imputate nel processo, cosa che ovviamente non ha senso. Con il patteggiamento hanno ammesso le loro colpe e questo vuol dire che dovevano essere coinvolte in questa vicenda.

In questi quattro anni il Comitato si è anche fatto promotore di un disegno di legge che tuteli le vittime di disastri causati da difetti nella costruzione e nella manutenzione di infrastrutture pubbliche. Ci sono stati progressi?

Attualmente il disegno di legge è nelle commissioni della Camera, stiamo cercando di farlo approvare entro la legislatura. Questa norma aiuterebbe in futuro le vittime di eventi simili a quello del crollo del Ponte Morandi, per non farle sentire abbandonate. Noi siamo siamo stati costretti a diventare esperti di legge dall'oggi al domani: in molti si sono rivolti ad avvocati che brancolavano nel buio. Con questo disegno di legge puntiamo ad assicurare alle famiglie il denaro utile per affrontare le prime spese legali, il supporto psicologico necessario e un aiuto concreto per gli orfani. Sono tutele già previste per i familiari delle vittime del terrorismo.

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