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Crollo ponte Morandi a Genova

Ponte Morandi, Gianni Mion: “Non ho parlato perché forse temevo per il posto di lavoro”

L’ex amministratore delegato di Edizione, cassaforte della famiglia Benetton, ha affermato che dopo la segnalazione di problemi strutturali al ponte Morandi lui ha taciuto. “Nessuno pensava che il Ponte crollasse ma avrei dovuto far casino e non l’ho fatto” ha dichiarato Gianni Mion. I legali della difesa: “Mion è inattendibile non ricorda nemmeno la data”.
A cura di Antonio Palma
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“C’era un problema di progettazione del Ponte Morandi ed era stata fatta una segnalazione, avrei dovuto far casino ma non l’ho fatto, non so perché, forse temevo di perdere il posto di lavoro”, sono le parole di Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizione, cassaforte della famiglia Benetton, nonché ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, sentito ieri in Tribunale come teste nel corso del processo sul crollo del Ponte Morandi.

Interpellato dai giornalisti fuori dal tribunale di Genova sulle ammissioni fatte in aula davanti a giudici e avvocati, Mion ha confermato che durante una riunione dei vertici del gruppo, ben otto anni prima del disastro del 2018 i cui morirono 43 persone, venne formalizzata una segnalazione sui problemi strutturali del Viadotto Polcevera. Stando al suo racconto, quindi, tutti i vertici del gruppo sapevano dei pericoli ma avrebbero cercato di minimizzare gli allarmi.

Lo stesso Minon però ha precisato che in quel momento nessuno pensava che il ponte potesse crollare seriamente. “C’erano state delle battute ma nessuno pensava che il Ponte crollasse” ha dichiarato infatti a Repubblica. Lo storico braccio destro della famiglia Benetton però conferma che un allarme fu lanciato per un difetto originario di progettazione.

Per questo lui stesso aveva chiesto se ci fosse un ente che certificasse la sicurezza del ponte Morandi ma qui sarebbe emerso l’intricato sistema che aveva portato Il controllato ad essere anche il controllore. “Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo'” ha dichiarato in Aula Mione riferendosi al direttore generale di Aspi.

"Non so cosa significasse quella risposta ma pensai che fosse una cazzata, una stupidaggine, avrei dovuto far casino ma non l’ho fatto, non so perché, non mi è venuto, forse tenevo al posto di lavoro” ha ammesso Mion dopo l’udienza nel corso della quale aveva già spiegato: Mi preoccupai ma non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico".

Parole che hanno colpito molto i familiari delle vittime del Ponte Morandi che hanno sempre sostenuto che la tragedia potesse essere evitata. "Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli" ha dichiarato Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, aggiungendo: "Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi".

I legali della difesa: "Mion è inattendibile, non ricorda nemmeno la data"

I legali della difesa respingono al mittente le accuse mosse da Gianni Mion. "La stampa di oggi riporta con enfasi, travisando, e come se fossero state davvero attendibili le dichiarazioni rese ieri all'udienza dal signor Mion. Attesa la rilevanza che si è così impropriamente riconosciuta a siffatte dichiarazioni, le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all'esito dell'esame si è dimostrato inattendibile" dichiarano gli avvocati. "Per certo", proseguono gli avvocati, "vi è che il signor Mion della riunione ‘memorabile' non ricordava il giorno, il mese, l'anno, la stagione e neppure i partecipanti di quella riunione e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi, ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura". "Del resto, nell'esame odierno una figura apicale di Aspi quale l'ingegner Tozzi ha escluso che nel corso delle cosiddette ‘induction' e in particolare nella riunione di settembre 2010 siano mai emersi ‘difetti di progettazione' o rischi di alcun genere riferiti al ponte Morandi", evidenziano i legali della difesa, concludendo: "Infine, è ampiamente emerso a dibattimento come nessuno abbia potuto riferire a Mion di una ‘autocertificazione'. Infatti, la sorveglianza sul ponte avveniva sia attraverso Spea sia attraverso altre società terze ed esperti qualificati che nel corso degli anni si sono avvicendati".

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