Ponte Morandi Genova, gli sms tra gli indagati: “Quei tiranti non reggono più”
Il disastro del ponte Morandi di Genova poteva essere evitato perché i dirigenti di Autostrade sapevano benissimo dei rischi del ponte, ma nessuno è intervenuto in tempo e in maniera efficace per porvi rimedio. È questa la conclusione a cui sono arrivati gli inquirenti della procura del capoluogo ligure che dopo venti giorni di indagini sul crollo del viadotto Polcevera, che il 14 agosto scorso ha provocato la morte di 43 persone, hanno iscritto nel registro degli indagati i vertici di Autostrade e ministero delle Infrastrutture oltre alla stessa azienda. Gli indagati al momento sono venti, a loro vengono contestati a vario titolo i reati di disastro colposo, omicidio stradale colposo plurimo e omicidio colposo per violazione delle norme antinfortunistiche.
La svolta nell’inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Cozzi e dall’aggiunto Paolo D’Ovidio, come racconta il Corriere della sera, è arrivata con le verifiche sulle conversazioni in chat tra i tecnici di Autostrade effettuate dagli investigatori della Guardia di Finanza. Tra sms e messaggi vocali infatti gli inquirenti avrebbero individuato chiari segni che i dirigenti erano a conoscenza dei pericoli del ponte Morandi ma al contempo avrebbero sempre rimandato soluzioni utili ad evitare la tragedia. Se è vero che i tecnici avevano avvertito che il ponte aveva problemi strutturali, proponendo anche lavori di varia natura, nessuno però si sarebbe preso l'impegno di proporre e mettere in atto misure drastiche come la chiusura o almeno la limitazione del traffico.
Nei due mesi precedenti il crollo, i tecnici delegati alla sicurezza del ponte nei messaggi avrebbero addirittura esplicitamente parlato di tiranti che "non reggono". A riprova che tutti sapevano dei problemi del Ponte Morandi anche un verbale del consiglio di amministrazione di Autostrade per avviare i lavori di ristrutturazione. In quella occasione infatti venne proposto di chiudere il ponte almeno di notte, ma il rischio di un rallentamento troppo forte della circolazione autostradale fece desistere tutti. Autostrade è indagata anche per la violazione della legge sulla sicurezza dei lavoratori perché, nonostante i pericoli aveva regolarmente autorizzato e fatto svolgere lavori minori proprio sul pilone 9, conclui poche ore prima del crollo.