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“Pomodori coltivati nel Lazio”: polemiche per il cartello di un commerciante della Terra dei Fuochi

“Solo pomodori coltivati nel Lazio”. Così recita il cartello esposto da un commerciante di Maddaloni, in provincia di Caserta, nella Terra dei Fuochi. Ecco l’ennesimo marchio di infamia sull’agricoltura locale.
A cura di Angela Marino
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C'è chi ha fatto della diffidenza per gli ortaggi avvelenati della Terra dei Fuochi una strategia di marketing, come è successo nel casertano, a Maddaloni, dove un commerciante ha esposto il cartello il cartello: "Qui si vendono e si prenotano pomodori coltivati nel Lazio". L'avviso indicante la provenienza degli ortaggi – che avrebbe dovuto rassicurare i clienti sulla loro salubrità, in quanto non provenienti dalle campagne della cosiddetta Terra dei Fuochi, comprendente proprio i fondi agricoli dell'agro casertano – ha invece scatenato l'indignazione generale e la protesta.

Disinformazione e speculazione sulla Terra dei Fuochi

Sono in corso mappature e analisi specifiche sulle coltivazioni dei territori interessati da sversamenti illegali e intombamenti di rifiuti tossici allo scopo di restituire le campagne "sane" agli agricoltori e rimettere in piedi l'ormai dissestata agricoltura campana, ma nonostante le recenti certificazioni rilasciate dalla magistratura sulla salubrità dei prodotti analizzati e sulla tracciabilità della filiera alimentare si continua a fare della disinformazione e di paure generiche una strategia commerciale. Sia a livello locale, infatti, che nazionale, molte sono le campagne che cavalcano la vicenda della Terra dei Fuochi. Fece discutere la campagna pubblicitaria della Pomì , lanciata alcuni mesi fa dall'azienda alimentare che produce conserve di pomodoro per promuovere i propri prodotti, nella quale si sottolineava che i pomodori utilizzati era di certificata provenienza "padana". "Solo da qui" recitava la pubblicità che ha offeso la sensibilità di molti campani e ha attirato una campagna inversa di boicottaggio, quella della storica Pizzeria napoletana Sorbillo che, dopo lo scandalo Pomì, espose fuori l'avviso: "In questo locale non si usa salsa padana".

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