Poliziotto sottoposto a test psichiatrico per capire se fosse gay: condannato il Ministero
Un agente di polizia penitenziaria che era stato sottoposto a un esame psichiatrico per verificare se fosse omosessuale ha presentato un ricorso al Tar del Piemonte ottenendo un indennizzo di 10 mila euro per "danno morale". A pagare la somma dovrà essere il ministero della giustizia. I test erano stati ordinati dopo una segnalazione (risultata falsa) di due detenuti nel carcere dove l'agente prestava servizio. Il Tar nella sentenza ha rilevato che venne messa in dubbio l'idoneità al lavoro del poliziotto "veicolando l'idea per cui l'omosessualità attribuitagli potesse essere un disturbo della personalità".
L'amministrazione penitenziaria impose al poliziotto il test per "fare chiarezza" sulla sua personalità; tuttavia secondo il Tar del Piemonte la decisione fu "arbitraria e priva di fondamento giuridico oltreché tecnico-scientifico". Si trattò infatti di una "indebita sovrapposizione" tra orientamento sessuale e disturbo della personalità.
Le domande ambigue sull'orientamento sessuale del poliziotto
Il ricorso dell'agente risale a circa due anni fa. Nel rivolgersi ai giudici l'agente lamentò la condotta con cui l'amministrazione lo aveva "messo alla gogna". Riferì che durante il procedimento disciplinare gli vennero rivolte "domande ambigue" sul suo orientamento sessuale e che successivamente fu indirizzato per "accertamenti psichiatrici" alla Commissione medica ospedaliera di Milano.
L'agente: "Deriso ed emarginato dai colleghi"
I sanitari naturalmente non rilevarono elementi da cui ricavare l'inidoneità al servizio e le contestazioni di carattere disciplinare vennero archiviate. Come se non bastasse l'agente affermò inoltre di essere stato deriso ed emarginato dai colleghi e di avere vissuto una "forte situazione di stress". In merito a questo aspetto però il Tar non ha riconosciuto il diritto a un risarcimento danni.
Il sindacato: "Clima degno della Santa Inquisizione"
Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp, ha commentato: "Le accuse di omosessualità formulate nei confronti del poliziotto penitenziario, oltreché ingiuste e anacronistiche e degne di un clima da Santa inquisizione, sono state tali che abbiamo ritenuto giusto fornire, come Osapp, la massima assistenza in sede disciplinare e, per quanto riguarda il procedimento al Tar, l'assistenza legale per mezzo dell'avvocato Roberto Preve del Foro di Torino". "Sottolineiamo peraltro – aggiunge Beneduci – che alle tante incongruenze ed incapacità constatate negli organi dell'amministrazione penitenziaria fino a pochi mesi or sono non ritenevamo di dover aggiungere anche quella di una palese e ingiustificata omofobia".