Poliziotto si veste da donna: licenziato. Ma il Tar dice no
Nel 2007 era stato allontanato dalla Polizia perché il suo comportamento poteva ledere il decoro del Corpo. Un ispettore della Polizia Postale di Venezia venne riconosciuto dai colleghi mentre, andando a passeggio di sera, vestiva con minigonna, canotta e tacchi alti. L'uomo era conosciuto dalla gente del posto e riconosciuto come agente della Polpost. Un comportamento, quello del poliziotto transgender, che ha motivato il licenziamento da parte del Ministero dell'Interno. Seguì immediatamente un primo ricorso e la prima pronuncia dei giudici amministrativi a favore della decisione dei dirigenti della Polizia. L'uomo, così, si trovò senza lavoro in una situazione di precarietà ed assenza di impiego che ancora oggi, all'età di 53 anni, lo costringe a vivere con gli anziani genitori. Ora, però, la vita dell'ex poliziotto potrebbe cambiare.
"Passeggiare per strade centrali e affollate di Venezia e Mestre vestito con abiti femminili particolarmente vistosi per foggia e colori" – disse il Tar del Veneto nel 2007 – è "un comportamento palesemente idoneo a incidere sulla reputazione del poliziotto, tale di rischiare di minare la fiducia di cui egli gode presso la popolazione […] per motivi egoistici e, sostanzialmente, futili". Ora, però, la sentenza dello stesso tribunale parla di "eccesso di potere, illogicità della motivazione, travisamento ed erronea valutazione dei fatti".
Alfredo Auciello, legale dell'ex-poliziotto insieme a Giacomo Nordio, ha spiegato a Nuova Venezia che "anche se questa sentenza non lo riammette per ora in servizio, ma ordina la riapertura del procedimento disciplinare, si tratta di una decisione importantissima, che finalmente cambia del tutto il punto di vista anche giuridico rispetto alle persone transgender, che vanno assistite e non escluse: una sentenza laica". Insomma, l'ex ispettore "era una persona che – spiega ancora l'avvocato – andava assistita, seguita, aiutata principalmente, non licenziata e lasciata sola". Per di più, conclude ancora Auciello, "c’è anche una forma di discriminazione: il regolamento di Polizia non ha recepito la direttiva europea contro le discriminazioni per sesso o per scelta sessuale".