La rabbia dei poliziotti: “Combattiamo la camorra e non abbiamo nemmeno le divise”
"Un poliziotto medio guadagna circa 1300 euro. Lavoriamo a Caserta, facciamo azione di contrasto alla camorra, eppure mancano persino le divise: a volte ce le passiamo tra noi, le aggiustiamo in autonomia. E anche i caschi u-bot, i giubbotti, gli stivali: siamo obbligati a scambiarceli perché non bastano per tutti, con buona pace anche delle più elementari norme di igiene". Quello che afferma ai microfoni di Fanpage.it il segretario della Silp Cgil di Caserta, Luigi Caiazzo, è il termometro di una crisi profonda: la spending review ha colpito duramente il sistema sicurezza, ripercuotendosi a catena su tutto. Anche sulla sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Proprio poco tempo fa il ministro dell'Interno Angelino Alfano è tornato a Caserta, annunciando più uomini e mezzi. Le unità che sono arrivate sono, però, provvisorie: "A causa degli ultimi eventi che si sono succeduti sul litorale Domizio – spiega Caiazzo – il ministro Alfano ha promesso di inviare circa 40 unità ma giusto il tempo dell'emergenza. A noi servono uomini fissi, ma Alfano da una parte vuole chiudere 260 presidi di polizia, dall'altra dice che vuole mandarci mezzi. Mente a se stesso. Ci ritroveremo senza polizia in molti Comuni, e lui dall'altra parte viene ad annunciarci rinforzi temporanei".
"Il modello Caserta? Operazione di facciata" – Il segretario del sindacato, poliziotto da trent'anni, passa al setaccio poi anche il "modello Caserta", voluto dall'ex ministro Maroni nel 2008 per contrastare i clan, Casalesi in testa. Da una parte i titoli di giornale, dall'altra la dura realtà: i tagli hanno falcidiato il comparto sicurezza in maniera più o meno costante. Su questo, Caiazzo è tranchant: "In termini di sicurezza non ha prodotto nulla, è stata un'operazione solo di facciata". Il motivo? Presto detto: "Non ci servono operazioni spot, ma unità fisse, uomini fissi che possano rafforzare il controllo del territorio", chiosa Caiazzo.
Alcuni Comuni hanno una sola volante, la manutenzione è "fai da te" – "Qui a Caserta abbiamo due volanti per turno, ma di peggio c'è la periferia. Ci sono commissariati che hanno vaste zone e hanno una sola volante, come il commissariato di Aversa: una sola volante per turno, non si riescono a coprire nemmeno le 24 ore". E poi la manutenzione delle vetture: ne sono arrivate di nuove, ma la manutenzione è il punto dolente, sottolinea il segretario. "A volte è difficile trovare le risorse persino per il lavaggio e la sanificazione, non dimentichi che noi effettuiamo anche gli spostamenti degli immigrati, di persone che vengono da Paesi nei quali le malattie infettive sono più diffuse, e una sanificazione sarebbe d'obbligo". E allora, che si fa? Ci si arrangia: "Qualche collega di buona volontà chiede qui e lì un favore, si va da un autolavaggio e si chiede qualche piacere".
Il blocco degli stipendi e degli straordinari – Il ministro ha annunciato che è stata trovata una soluzione al blocco degli stipendi, ma intanto la situazione attuale resta invariata: c'è il blocco stipendiale, c'è il blocco degli avanzamenti di carriera, c'è il blocco degli straordinari. I dati non sono per niente confortanti: "Sono circa 6 i miliardi di tagli alla sicurezza – snocciola il segretario generale della Silp Cgil Daniele Tissone – attraverso le ultime finanziarie, hanno determinato una sensibile diminuzione in termini di mezzi e di tecnologie. Anche il blocco del turn over al 50% sta generando una grave carenza di organico, pensate otto anni fa la Polizia di Stato poteva contare su 103 mila unità, oggi conta su poco meno di 95 mila unità. La necessità di risparmiare ha poi prodotto ipotesi di chiusura di numerosissimi posti di polizia delle specialità (stradale e ferroviaria), che costituiscono reali presidi di legalità nel territorio; minori risorse per acquisti di materiali e tecnologie essenziali per un sistema di sicurezza moderno (basta ricordare la mancanza di carburante per le auto di servizio o la vetustà di queste)". Non solo: è stata prospettata "la chiusura di buona parte degli uffici della Polizia Postale e di 40 Questure", ricorda Tissone. La logica conclusione è questa: il poliziotto medio che opera in Italia e anche in territori nei quali è molto presente la criminalità organizzata ha non meno di 40-45 anni, lo stipendio bloccato (e basso) da quattro anni, che devono operare tra tagli continui e arrangiandosi persino per divise, carburante e sicurezza sul lavoro.