Mai come in questo momento sono i numeri a restituire con nitidezza l'immagine della politica italiana. Dopo mesi di polemica anticasta, in effetti, c'era enorme attesa sulla presentazione delle liste per le imminenti elezioni politiche 2013, con la certezza di poter elaborare un giudizio semplicemente dalla "percentuale di rinnovamento" delle formazioni politiche. Con una deliberazione pressocché unanime da parte delle forze politiche: la necessità di dare un segnale, di mandare un chiaro messaggio ai cittadini e di frenare (invano) il fronte della contestazione populista (nel senso banale del termine, sia chiaro). Dai buoni propositi ai fatti, c'è di mezzo l'intera classe politica "tradizionale" ed il cammino verso il rinnovamento è stato accidentato e pieno di brusche frenate (con frizioni e veri e propri strappi). Un percorso comune alla quasi totalità dei partiti, che ha però prodotto risultati in parte "soddisfacenti". In parte, appunto.
Una riprova viene dall'analisi condotta per il Sole24Ore da Antonello Cherchi, Giuseppe Latour, Francesco Nariello, Serena Riselli e Valeria Uva, che mostra il tasso di rinnovamento e la presenza delle donne fra i candidati al Parlamento alle prossime elezioni. E che parte da una considerazione di fondo: complessivamente sono 512 i parlamentari uscenti che hanno ottenuto la ricandidatura, sia pure in posizioni diverse nei listini dei partiti o delle coalizioni. Un rinnovamento che ovviamente non tocca allo stesso modo le diverse formazioni politiche. Se nel centrodestra i ricandidati sono complessivamente 244 (su un numero maggiore di candidature complessive, va detto), nel centrosinistra il numero si abbassa a 197, per scendere ancora fino a 35 nell'area centrista e 11 nel fronte guidato da Antonio Ingroia. Nel dettaglio, il PDL ricandida 208 parlamentari uscenti (a cui si aggiungono i 28 di Fratelli d'Italia), il PD 180, l'UDC 19, Fli 16 (con altri 22 nella Lista Monti al Senato), la Lega Nord soltanto 7 ed infine La Destra di Storace con un solo ricandidato.
Numeri che ovviamente vanno interpretati, per un'analisi che deve tener conto di una serie di altre considerazioni. Innanzitutto si tratta di un dato complessivamente "migliore" delle precedenti consultazioni (che va integrato con un riscontro positivo anche sul fronte generazionale, con l'età media che si abbassa notevolmente). Nel dettaglio però bisogna considerare anche la "posizione" dei ricandidati e rilevare come "mediamente" i parlamentari uscenti in casa centrodestra occupino posizioni migliori rispetto ai loro colleghi del centrosinistra (il fronte centrista in tal senso è letteralmente blindato). Effetto delle primarie, ma solo in parte. Insomma, per avere un'idea definitiva occorrerà attendere i risultati definitivi, ma la proiezione sul numero di eletti lascia intravedere un rinnovamento molto più esiguo nel PDL.
Sull'età media si registra invece un dato praticamente omogeneo per la quasi totalità delle forze politiche. Crescono, ma restano ancora complessivamente pochi in effetti i candidati sotto i 30 anni, con la significativa eccezione del Movimento 5 Stelle. Un dettaglio di notevole importanza messo in evidenza anche dall'indagine della fondazione David Hume su dati de La Stampa, sui giovani sotto i 35 anni che hanno la "ragionevole possibilità" di essere eletti. In percentuale il 71,7% dei giovani candidati dal M5S è "effettivamente eleggibile", cifra che scende al 36,5% per la Lega, al 18,9% per Sel, al 17,1% per il PD, al 9,3% per la coalizione centrista, al 7,8% per il PDL e solo al 3,4% per Rivoluzione Civile.
Un capitolo a parte è quello della rappresentanza di genere. I numeri in questo caso fotografano una realtà molto più composita e differenze molto rilevanti fra gli schieramenti. Se il centrosinistra, complici primarie e norme rigide sulla rappresentanza, presenta quasi il 40% di donne candidate, il centrodestra si ferma al 28,1%. Un terzo dei candidati centristi sono donne, mentre solo il Movimento 5 Stelle candida donne solo per il 13% del totale alla Camera e per il 28 al Senato (anche se una buona percentuale in posizione utile per l'elezione).