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Politiche 2013: il “pareggio annunciato” che mette con le spalle al muro Monti (e non Bersani)

Alla Camera praticamente certa la vittoria della coalizione di centrosinistra, al Senato il rischio “pareggio” resta sempre altissimo. Ma non sarà un altro 2006…
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post-elezioni2013

L'ultima conferma è arrivata dal sondaggio ISPO del 27 gennaio: il distacco tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra resta stabile nell'ordine degli 8 – 10 punti (come del resto evidenziato anche dalla prima tornata del sondaggio Termometro Politico – Fanpage sulle intenzioni di voto). In buona sostanza, ad un mese dal voto del 24 e 25 febbraio, non sembra essere in discussione la vittoria alla Camera della coalizione PD – PSI – SEL guidata da Pier Luigi Bersani. Tradotto in altre parole, il segretario democratico potrà contare su almeno 355 deputati: una maggioranza ampia e qualificata, al di là degli equilibri interni (con la rappresentanza di Sinistra Ecologia e Libertà che dovrebbe superare la quota del 15%). Eppure, miracoli del Porcellum, al Senato la situazione potrebbe essere estremamente problematica e far ripiombare il Paese nell'incubo del 2006. La conferma arriva anche dall'ultimo sondaggio di Tecné per SkyTG24, secondo il quale la coalizione guidata da Pier Luigi Bersani potrebbe ottenere 157 seggi e sfiorare soltanto la conquista della maggioranza assoluta (a quota 158). Un nuovo psicodramma in casa centrosinistra come quello del 2006, dunque? Non proprio.

Perché i dati vanno elaborati e soprattutto contestualizzati. Innanzitutto va considerato che la soglia di maggioranza potrebbe in ogni caso essere raggiunta (bisogna aggiungere i deputati autonomisti trentini, che già in passato hanno appoggiato i governi di centrosinistra, nonché attendere eventuali variazioni nel rapporto con le altre forze politiche che potrebbero garantire uno "scivolamento" fino a quota 160 seggi). E senza fare considerazioni sui 5 senatori a vita (aggiungendo Giorgio Napolitano che al termine del settennato tornerà sui banchi di Palazzo Madama), il cui sostegno non dovrebbe essere influente come la volta scorsa, dal momento che Colombo, Ciampi e appunto Napolitano potrebbero ovviamente sostenere il Governo, mentre le scelte di Monti ed Andreotti sarebbero da valutare. Certo, ragionare sulle scelte degli ultranovantenni senatori a vita ad un mese dalle elezioni è piuttosto deprimente. Ma è in sostanza uno degli effetti collaterali del Porcellum, che costringe a fare i conti con il mero dato numerico e permette alchimie e strategie ben più che i sistemi "precedenti".

Così, Bersani ha ben più di un motivo per sorridere di un sondaggio preoccupante solo in apparenza. Se infatti il centrosinistra riuscisse a rimontare in Sicilia, la situazione a Palazzo Madama sarebbe insospettabilmente favorevole: una maggioranza discreta, l'assenza dell'ala radicale di Ingroia ed il ridimensionamento dell'area centrista (che non va oltre il 15%). Per di più con un fronte sostanzialmente compatto e con il peso delle scelte che finirebbe per ricadere tutto sui centristi di Monti, che si ritroverebbero con la piena responsabilità di garantire stabilità e governabilità ad un Paese ancora in piena crisi economica. In buona sostanza, non saranno certamente i centristi ad affossare un eventuale Governo Bersani, a maggior ragione se i democratici sapranno offrire un contrappeso importante a livello istituzionale (leggasi Quirinale), che rappresenterebbe una garanzia fondamentale. Ecco perché paradossalmente un eventuale pareggio metterebbe con le spalle al muro proprio Monti e Casini e li costringerebbe ad un approccio morbido nei primi mesi della prossima legislatura. E c'è chi giura che per evitare una situazione del genere e restare determinanti, in fondo, i centristi "tifino" PDL (soprattutto in Lombardia).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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