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Pierpaolo, papà affetto da rara forma di tumore al sangue: “La mia unica speranza è all’estero”

L’appello di Pierpaolo Piras, 42enne di origine sarda ma residente in provincia di Foggia e papà di due figli di 11 e 8 anni, affetto da una rara forma di tumore al sangue, il linfoma non-Hodgkin, chiamato Dlbcl: “Come Calogero Gliozzo, la mia unica speranza è la Car-t, un procedimento sperimentale che posso affrontare solo all’estero. Aiutatemi a realizzare il mio sogno”.
A cura di Ida Artiaco
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Pierpaolo Piras, 38 anni (Facebook).
Pierpaolo Piras, 42 anni (Facebook).
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Fino allo scorso mese di marzo, Pierpaolo Piras era un 42enne come tanti. Lavorava come geometra da libero professionista e viveva la sua vita tranquillamente con la moglie Daniela e i loro figli di Maria Chiara e Sergio Paolo, rispettivamente di 11 e 8 anni in provincia di Foggia, dove dalla sua Sardegna si è trasferito nel 2005 proprio per amore. Poi, tutto è cambiato. Pierpaolo ha infatti scoperto di avere una malattia aggressiva, una forma rara di linfoma non-Hodgkin, chiamato Dlbcl, diffuso a grandi cellule B, che non è operabile. E le lancette dell'orologio corrono. Dopo aver provato una serie di trattamenti, la sua ultima speranza, e quella della sua famiglia, è all'estero. "L'Ospedale Saint Louis di Parigi e lo Sheba Medical Center di Tel Aviv hanno già dato il loro parere favorevole alla cura tramite Car-t", ha raccontato Pierpaolo a Fanpage.it, che ha anche lanciato una raccolta fondi su GoFundMe per raccogliere i 500mila euro necessari a partire e a sottoporsi alla cura sperimentale.

Il calvario del 42enne è cominciato a marzo scorso. "Avevo dei semplici dolori addominali – ha ricordato Pierpaolo -. Mi sono sottoposto ad una serie di accertamenti ma mi avevano detto che poteva essere una forma di artrite. Invece, dopo una tac totale, mi è arrivata la terribile diagnosi: un linfoma non-Hodgkin, un tumore raro del sangue, già ad uno stadio aggressivo e non operabile". Da allora ha affrontato più cicli chemioterapici secondo le indicazioni dei protocolli medici nazionali, fino allo scorso mese di ottobre, ed è stato trattato anche con una terapia sperimentale attraverso il farmaco Polatuzumab arrivato direttamente dagli Stati Uniti, ma purtroppo nessuna cura ha sortito l’effetto sperato. Al momento, l'unica soluzione si chiama Cart -T, un complesso procedimento in cui alcune cellule del sistema immunitario vengono prelevate dal paziente, geneticamente modificate in laboratorio per poter riconoscere le cellule tumorali e poi re-infuse nello stesso paziente. Anche se pure l'Italia sta aprendo le porte a questo trattamento, i centri specializzati si trovano all'estero, in particolare in Francia e in Israele.

"Ho letto molto della storia di Calogero Gliozzo, che aveva la mia stessa patologia ed è guarito dopo essere volato a Tel Aviv – ha sottolineato Pierpaolo -. È una cosa che può funzionare e io voglio provarci. Ma i costi sono altri. Si parla di 500mila euro. Io e la mia famiglia abbiamo qualcosa da parte ma ci serve un aiuto. Per questo abbiamo aperto la raccolta fondi online. La generosità delle persone mi ha sbalordito. In meno di una settimana abbiamo già raggiunto quasi quota 100mila euro. Siamo ancora lontani dalla cifra necessaria a partire ma non perdiamo la speranza. Se non dovesse andare, restituiremo tutto quello che ci è stato donato. Purtroppo abbiamo tentato di fare tutto in Italia, ma non è possibile, ci sono liste di attesa troppo lunghe e una burocrazia eccessivamente macchinosa. L'Ospedale Saint Louis di Parigi e lo Sheba Medical Center di Tel Aviv hanno già dato il loro parere favorevole alla cura".

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