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Omicidio di Pierina Paganelli a Rimini

Pierina Paganelli, gli indizi contro Dassilva: dalle intercettazioni con l’amante al video dopo il delitto

Nelle 31 pagine depositate dai giudici del Tribunale del Riesame che contengono le motivazioni del rigetto del ricorso presentato dai legali di Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio della 78enne Pierina Paganelli, sono stati esposti nel dettaglio gli indizi raccolti dagli investigatori. Ecco quali sono gli elementi che, secondo l’accusa, lo incastrerebbero.
A cura di Eleonora Panseri
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I giudici del Tribunale del Riesame che hanno respinto il ricorso contro l'ordinanza cautelare presentato dagli avvocati di Louis Dassilva, unico indagato per l'omicidio della 78enne Pierina Paganelli e in carcere dallo scorso 16 luglio, hanno parlato di "spietatezza" e "pericolosità" sulla base degli indizi raccolti e dalla ricostruzione del delitto.

L'anziana è stata uccisa con 29 coltellate nel garage del condominio della sua abitazione, sita al civico 31 di via dei Ciclamini, a Rimini, lo scorso 3 ottobre 2023 e trovata morta il giorno successivo. Dopo lunghi mesi di indagini, a luglio il 34enne senegalese è stato arrestato e il giudice per le indagini Vinicio Cantarini ne ha disposto la custodia in carcere.

Pierina Paganelli
Pierina Paganelli

La ricostruzione della dinamica dell'omicidio e delle caratteristiche dell'autore confermerebbero "la pericolosità del soggetto e la necessità che la sua contenzione non sia affidata alla sua libera volontà", hanno scritto i giudici del Riesame.

Nelle 31 pagine che contengono le motivazioni del rigetto del ricorso presentato dai legali dell'indagato sono stati esposti nel dettaglio gli indizi raccolti dagli investigatori. Ecco quali sono gli elementi che, secondo l'accusa, incastrerebbero Dassilva.

La prova regina: il video delle telecamere della farmacia

Prova regina, secondo la Procura, sarebbe un video ripreso il 3 ottobre 2023 alle 22.17 dalla telecamera di sorveglianza di una farmacia che punta verso la rampa del garage del condominio di via del Ciclamino dove è stato rinvenuto il corpo della vittima.

La telecamera "pochi minuti dopo l'omicidio aveva ripreso un soggetto che si dirigeva verso il civico 31, e tale soggetto era stato ritenuto essere il Dassilva in quando da analisi tecniche risultava che detto soggetto avesse la pigmentazione scura e presentasse un marcato movimento di spalla e braccio destro analogo a quello dell'indagato", scrivono i giudici.

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Il 34enne aveva invece negato di essere uscito fuori di casa quella sera e il sospetto degli inquirenti "è che egli, dopo l'omicidio, si fosse recato nella zona dei cassonetti del Villaggio San Martino, per disfarsi dell'arma del delitto".

La Squadra Mobile di Rimini ha condotto un esperimento facendo ripercorrere a un figurante italiano e a un figurante senegalese il tragitto dell'Ignoto nelle stesse condizioni di tempo e di ripresa delle immagini: "I risultati inerenti il figurante senegales e quelli di Ignoto erano sovrapponibili e si discostavano sensibilmente da quelli del figurante italiano".

Altri elementi a sostegno della tesi dell'accusa sarebbero inoltre "la direzione del tragitto di Ignoto", "l'assenza nel condominio di altri soggetti con pigmentazione scusa", "l'assenza di soggetti esterni al condominio di pigmentazione scusa nei giorni prossimi a quello del delitto".

I depistaggi di Dassilva

Come si legge ancora nelle motivazioni del Riesame, Dassilva avrebbe attuato una serie di condotte "le quali altro movente non potevano avere se non quello di allontanare i sospetti che egli fosse autore dell'omicidio". Prima di tutto, avrebbe consegnato agli agenti di Polizia "vestiti diversi da quelli indossati il giorno dell'omicidio", osservano i giudici.

Il 3 ottobre Dassilva avrebbe indossato una maglia bianca a maniche corte, pantaloni grigi e scarpe nere. Il 34enne invece aveva consegnato "capi del tutto diversi: due magli a maniche lunghe, pantaloni neri e scarpe bianche". In più, precisano, le scarpe nere erano state anche "lavate con abbondanza di sapone", circostanza emersa da una conversazione intercettata tra la moglie di Dassilva, Valeria Bartolucci, e l'indagato.

Louis Dassilva e la moglie Valeria Bartolucci.
Louis Dassilva e la moglie Valeria Bartolucci.

Ulteriore depistaggio sarebbe anche il tentativo dell'uomo di "volersi accreditare in uno stato di incapacità fisica ben maggiore di quello reale. Lo scopo evidente è voler sottolineare che egli versava in condizioni fisiche che non lo ponevano in grado di compiere brillanti movimenti fisici".

L'indagato infatti, in più di un'occasione, avrebbe simulato una zoppia. Ma, in base a quanto riferito dal consulente della Procura, "l'automatismo della deambulazione" sarebbe stato "fisiologicamente più forte" e per questo non sarebbe riuscito a fingere tutto il tempo la sua presunta incapacità fisica.

L'alibi e la poca attendibilità della moglie Valeria Bartolucci

Come già detto, Dassilva avrebbe raccontato di essere rimasto in casa la sera dell'omicidio. Appare tuttavia sospetto "il fatto che egli neghi fermamente di essere uscito dopo cena, mentre avrebbe potuto affermare di essere uscito a fare una semplice passeggiata", hanno osservato i giudici del Riesame.

L'alibi proposto dall'indagato non presenterebbe inoltre "sufficienti garanzie di attendibilità". A confermare la versione di Dassilva è infatti la moglie Valeria Bartolucci che ha sempre dichiarato di aver visto il marito sul divano. Questa però è stata definita dagli inquirenti come "una persona che non è in grado di dare sufficienti rassicurazioni della sua attitudine a dire il vero anche quando questo si pone contro gli interessi del marito".

I comportamenti della donna, infatti, nei lunghi mesi di indagini e, più in generale, nel rapporto con il consorte, sono apparsi sempre finalizzati a mantenere la relazione, "a prescindere anche da ciò che le poteva fare male nell'animo", si legge ancora nella decisione del Riesame.

La conversazione intercettata con l'amante Manuela Bianchi, nuora della vittima

Un ruolo importante lo giocherebbe una conversazione avvenuta tra Louis Dassilva e l'amante Manuela Bianchi, nuora di Paganelli, avvenuta il 4 ottobre 2023 alle ore 20.30, il giorno dopo l'omicidio, mentre i due si trovavano in una sala d'attesa della Questura, e intercettata dagli investigatori.

In questo scambio Bianchi avrebbe detto all'indagato: "Dimmi che non dobbiamo temere niente per questa cosa, ti prego". Secondo gli inquirenti, la rassicurazione chiesta dalla donna non sarebbe riferita alla relazione extraconiugale, già nota in quell'occasione, quanto a eventuali responsabilità relative all'omicidio.

Da sinistra: Manuela Bianchi e Pierina Paganelli.
Da sinistra: Manuela Bianchi e Pierina Paganelli.

Di fronte al silenzio dell'indagato, Bianchi avrebbe insistito: "Non dobbiamo temere niente per questa cosa qui? Ti prego…". Dopo un'ulteriore breve pausa, Dassilva sarebbe solo riuscito a rispondere: "Non cambia niente tra noi".

"Egli quindi non darà la rassicurazione richiesta dall'amata, ma dirà solo che il loro sentimento rimarrà immutato. Il fatto che egli si trovi in difficoltà a rassicurare che non vi è nulla da temere per l'omicidio della Paganelli appare eloquente – osservano i giudici.

Non si tratta di una "confessione" in senso tecnico, come specifica il Riesame, "ma la circostanza che egli non sia in grado di rassicurare l'amante è univoca nel senso di denotare una assai probabile consapevolezza di avere invece da temere per quanto accaduto".

Il movente dell'omicidio ricostruito dagli inquirenti

Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, sarebbe stata proprio la storia con la nuora di Pierina alla base dell'omicidio. Un movente "certamente passionale", come si legge nelle carte, "scatenato da una tempesta di sentimenti".

"La Paganelli aveva scoperto che la nuora intesseva una relazione extraconiugale, anche se non aveva capito chi ne fosse l'amante e aveva manifestato la volontà che la stessa fosse allontanata da casa", osservano i giudici del Riesame. A confermare questo fatto sarebbe stata la moglie dell'indagato, Valeria Bartolucci.

La donna avrebbe sentito la vittima parlare al telefono con i figli e di aver detto a uno di loro, Giacomo, di voler sollecitare il marito di Manuela, Giuliano, "a lasciare perdere la moglie e a farla andare ‘in affitto' altrove". Il 30 settembre 2023, poco prima dell'omicidio, Bartolucci, all'epoca amica dell'amante del coniuge, avrebbe inviato un messaggio a Bianchi riferendo il contenuto della telefonata.

Pierina Paganelli insieme alla sua famiglia
Pierina Paganelli insieme alla sua famiglia

"Insinuano pure che tu sia invaghita di un altro", avrebbe aggiunto. E, come riferito dagli inquirenti, avrebbe messo al corrente del fatto anche Dassilva. "Tali telefonate si collocano a ridosso temporale dell'omicidio e sono idonee a fornire un movente nel senso di sopprimere colei che avrebbe potuto non solo informare della relazione extraconiugale ma anche indirizzare il figlio Giuliano al di lei scopo di allontanare di casa la nuora", spiegano i giudici.

La relazione tra Bianchi e l'indagato sarebbe proseguita per qualche tempo anche dopo il delitto e dai messaggi che i due si scambiavano emergerebbe una "posizione protettiva verso la donna" da parte di Dassilva.

Dopo che la nuora di Pierina aveva lasciato la casa coniugale nell'aprile 2023, e vi era tornata a seguito dell'incidente avuto dal marito a maggio 2023, i rapporti con la suocera si erano incrinati. "Loro non accettavano il fatto che io fossi andata via", aveva spiegato la stessa Manuela.

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