Picchiato davanti scuola, Emanuele torna in classe con i carabinieri: nessun compagno ad accoglierlo
Emanuele è tornato a scuola. Il quattordicenne di Castrolibero (Cosenza), accompagnato dai carabinieri, ieri è tornato nel posto che qualche settimana addietro è diventato teatro di un dramma che gli ha lasciato ferite non ancora rimarginabili, sul corpo e nell'anima. Lo scorso 4 ottobre, infatti, proprio alla fine delle lezioni, il giovane fu raggiunto inaspettatamente da un pugno al volto sferrato da un sedicenne del posto che gli provocò lesioni interne alla bocca, con conseguente emorragia, e lo lasciò esanime sull'asfalto, mentre il papà, ancora ignaro di ogni cosa, lo attendeva qualche metro più in là per riportarlo a casa. La scena, avvenuta poco oltre la soglia di ingresso dell'istituto superiore "Valentini" di Castrolibero, è stata ripresa dalle telecamere di video sorveglianza ed ora è al vaglio degli inquirenti, che sulla vicenda hanno aperto un fascicolo di indagine. Poche ore dopo la pubblicazione di un servizio di Fanpage.it, un sedicenne ha confessato ai suoi genitori di essere il responsabile dell'aggressione e il papà, il giorno seguente, ha scritto una lunga lettera di scuse. Da una prima ricostruzione è emerso che i due ragazzini non si conoscevano e non avevano avuto alcun diverbio, neppure nei giorni precedenti. Pertanto si fa sempre più lago l'ipotesi che dietro al vile gesto possano celarsi altre persone.
La scorta
Dopo l'aggressione Emanuele finì subito in ospedale, dove i medici dell'Annunziata di Cosenza riuscirono a strapparlo a conseguenze molto più gravi. Ma lo studente è ancora molto provato, soprattutto dal punto di vista psicologico e il ritorno a scuola non era affatto scontato. Per garantirgli il rientro in tutta sicurezza e aiutarlo ad affrontare quei drammatici ricordi, il luogotenente Vincenzo Cozzarelli, al comando della Compagnia dei carabinieri di Castrolibero, ha deciso di scortarlo fino all'arrivo in aula, anche per dimostrare che lo Stato andrà fino in fondo a questa storia. È stato proprio Cozzarelli in persona ad accompagnare Emanuele in classe, non prima di aver scattato una foto ricordo innanzi all'istituto ed essersi stretti in un abbraccio, mentre altri due militari dell'Arma attendevano nel cortile della scuola.
L'ingresso in solitaria
L'ingresso a scuola è avvenuto lunedì intorno alle 9. La maggior parte degli studenti era già entrata in classe, mentre numerosi altri erano ancora nel cortile di ingresso, alcuni intenti a fare educazione fisica, altri ancora erano rimasti all'esterno della struttura. Ma l'entrata in classe di Emanuele è avvenuta in solitaria, nessuno dei presenti si è avvicinato per mostrargli solidarietà. Anzi, qualche studente ha osservato, ad alta voce: "Con questi carabinieri stamattina sembra un carcere". Non è paura, hanno detto i militari, non è nemmeno omertà, è che questi ragazzini si sarebbero trovati ad affrontare qualcosa molto più grande di loro e non saprebbero gestirla. Ma poco dopo l'aggressione, la sensazione fu un'altra. Nonostante la comprovata presenza di studenti e insegnanti che assistettero alla scena, inizialmente nessuno si presentò in caserma a rendere dichiarazioni spontanee, tanto che l'avvocato della famiglia di Emanuele, Sabrina Rondinelli, fu costretta a lanciare pubblicamente un appello, invitando testimoni oculari a fornire dettagli utili per risalire all'autore. Diversa, invece, è stata la reazione dei compagni di classe del giovane. Sebbene qualche giorno dopo l'accaduto, molti si sono recati a casa sua per mostragli vicinanza e solidarietà.
La gioia di mamma e papà
Mamma Adele, insegnante, e papà Fabio, architetto, nonostante tutto adesso possono tirare un sospiro di sollievo; dopo settimane di cure e visite mediche, Emanuele sta gradualmente ritornando alla sua vita e il rientro a scuola è stato uno dei tasselli più importanti. Il suo papà ha rivelato che il figlio non vedeva l'ora di riabbracciare i suoi compagni e tornare alla vita spensierata di un qualsiasi adolescente. "Dobbiamo ringraziare i carabinieri di Castrolibero per quanto stanno facendo – ha dichiarato Fabio -, se mio figlio oggi ha recuperato un po' di serenità, lo dobbiamo anche a loro". Perché lo Stato c'è, anche in Calabria, e ora lo sanno anche coloro che speravano erroneamente sul silenzio della famiglia di Emanuele.