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Picchiati da 7 ragazzi fuori alla mensa universitaria a Cagliari, la denuncia di Jacopo: “Potevamo morire”

Il 20enne Jacopo ha raccontato a Fanpage.it l’aggressione subita mentre usciva dalla mensa universitaria di Cagliari in compagnia di un amico. I due ragazzi sono stati picchiati a sangue da 7 giovani, di cui almeno uno minorenne. “Credevo avessero ucciso il mio amico, sono scappati solo quando hanno pensato che la situazione si fosse messa male. Lui ora ha paura di tutto”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aggrediti nei pressi della mensa universitaria intorno alle 20.30 di sera, in una strada solitamente frequentata da tanti ragazzi e abitata da altrettante famiglie. A raccontare un pestaggio avvenuto apparentemente senza motivo è Jacopo, circa 20 anni, da poco iscritto all'università a Cagliari.

Insieme a un amico stava uscendo dalla mensa universitaria dopo le 20.30 di lunedì 20 gennaio quando sette giovani hanno lanciato loro contro un oggetto di metallo e una lattina contenente una bevanda energetica.

"È bastato che il mio amico lanciasse nuovamente al mittente la lattina per scatenare una reazione violentissima. Probabilmente ci avrebbero picchiato in ogni caso" ha raccontato a Fanpage.it Jacopo.

L'aggressione davanti alla mensa universitaria

Un'aggressione, come spiega il 20enne, apparentemente senza motivo. A perpetrarla sarebbero stati ragazzi in età scolare, di massimo 18 anni. "La mensa universitaria di via Premuda è una delle più nuove – ha ricordato – ed è molto frequentata. Attorno a quella strada ci sono tante case e io ho urlato aiuto tante volte mentre in 7 picchiavano il mio amico che si è sacrificato per permettermi di chiamare il 112. Nessuno ci ha aiutati e mi chiedo perché".

"Probabilmente erano in cerca di una rissa. Non avevano alcuna intenzione di rapinarci: in tasca avevamo il cellulare, i soldi e i documenti. Siamo tornati a casa con ogni singolo centesimo. Ho perfino pensato a un'aggressione omofoba, ho creduto che potessero aver pensato che avessimo una relazione ma non credo sia questo il caso perché non ci hanno rivolto insulti tali che potessero farci pensare a un pestaggio di questo tipo. Forse volevano passare il tempo, ma qualcuno poteva farsi molto male".

E infatti, Jacopo è stato dimesso dall'ospedale con la diagnosi di trauma cranico non commotivo a parametri negativi. "Il mio amico è quello che ha avuto più problemi tra i due – ha spiegato il 20enne -. Ha rischiato davvero la vita: ha riportato un trauma al volto e al naso ed è stato dimesso con 7 giorni di prognosi. Per 48 ore è stato a rischio trauma cranico".

Il trauma subito delle vittime

Il giovane si sarebbe chiuso in se stesso, incapace di parlare dell'aggressione subita e perfino di raccontare la vicenda ai media. "Mi sono mosso da solo su consiglio di amici, perché lui non lo avrebbe mai fatto. Purtroppo è terrorizzato e si è chiuso in casa. Non esce, non vede nessuno e non parla di questa storia. Non è giusto vivere così. Tra l'altro, il mio amico è fuorisede e per un attimo ho perfino pensato che quei 7 lo avessero ucciso. Non è possibile vivere l'esperienza universitaria in questo modo".

Entrambi hanno denunciato quanto accaduto nei pressi della mensa universitaria alla Polizia. "La sicurezza degli studenti ci preoccupa molto. La città che frequentiamo ogni giorno è molto vulnerabile e gli studenti, così come i giovani in generale, non sembrano essere una priorità di questo posto" ha sottolineato Jacopo, in lenta ripresa dopo il pestaggio.

"Non avevamo mai visto prima questi ragazzini – ha continuato il 20enne – e siamo usciti dalla mensa senza davvero pensare che potessero essere una minaccia. Probabilmente ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato: noi siamo stati un bersaglio come un altro, ma probabilmente avrebbero fatto del male a chiunque avessero incontrato. Ci hanno prima lanciato contro degli oggetti e quando con la lattina piena hanno colpito il mio amico, lui gliel'ha nuovamente tirata, forse ha pensato che così sarebbero andati via. Invece quello è stato il pretesto: si sono scagliati contro di noi in 7″.

Uno degli aggressori era minorenne

Jacopo è riuscito a liberarsi dalla morsa degli aggressori ma l'amico è stato circondato in pochissimi attimi dalla babygang. "Lo hanno spinto a terra, tra un'auto e un marciapiede. Io ho pensato l'avessero ucciso. Lo hanno preso a pugni e a calci sulla testa. Quando ho chiamato il 112 sono scappati, anche loro pensavano di aver ucciso il mio amico. Sono andati via urlando: ‘Scappiamo, scappiamo'. Io per comporre il 112 ho dovuto usare il comando vocale perché il mio telefono non riconosceva neppure il mio viso".

Secondo quanto racconta il 20enne, uno degli aggressori sarebbe stato un minore. "Eravamo riusciti a bloccarlo, tra l'altro era proprio quello che aveva aggredito me. Continuava a dirmi di essere minorenne e io, per paura che potessero dirci che stavamo trattenendo un minore, l'ho lasciato andare. Non ero molto convinto di questo. Adesso spero che le forze dell'ordine trovino qualcosa, che possano visionare le immagini delle telecamere di videosoerveglianza".

"Il problema – continua Jacopo – è che tutti descrivono Cagliari come una città dove non si può studiare. Lo sentivo dire anche prima di iscrivermi all'università e questa scarsa considerazione dei giovani dimostra che purtroppo questo è vero. A prescindere dalla sicurezza, che in questo caso ha toccato noi in prima persona, qui non ci sono neppure i mezzi pubblici per raggiungere l'università. Quale città che ha a cuore i suoi studenti farebbe questo?".

"Adesso purtroppo il mio amico è terrorizzato, teme anche ritorsioni. Vorrei che quello che ci è successo non dovesse ricapitare a nessun altro, che serva a mantenere più alta la guardia. Avremmo potuto non essere qui a raccontare questa vicenda se fossero trascorsi altri minuti".

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