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“Picchiata anche perché ho detto che il Napoli poteva battere la Juve”: una donna racconta le violenze del marito carabiniere

“Una volta in tv c’era Juve-Napoli, io avevo fatto una battuta sul fatto che potesse vincere il Napoli, lui tifa Juve. Mi ha dato pugni al torace”: davanti ai giudici del Tribunale di Torino una donna racconta la violenza subita dal marito, un carabiniere del nucleo radiomobile.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Per vent'anni ha subito la violenza del marito: botte e insulti anche davanti ai loro figli. Fino a quando non ha detto basta e ha trovato il coraggio di presentarsi alle forze dell'ordine e raccontare tutto. Ora ha ripetuto quanto subito anche davanti ai giudici in Tribunale a Torino: in aula ha rifiutato il paravento e ha guardato in faccia il marito. Al momento l'uomo, un carabiniere del nucleo radiomobile, è stato allontanato da casa e ha il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla donna.

La vittima ha raccontato – come riporta La Repubblica – gli insulti e le minacce che era costretta a sentire: "Se te ne vai da questa casa, te ne vai sdraiata", "pezzente", "non vali niente", "quello che cucini fa schifo". Questo per anni e anni. Oltre alle minacce di morte, anche le botte e la violenza fisica.

Per il marito ogni occasione era buona per alzare le mani: "Una volta in tv – racconta la donna – c’era Juve-Napoli, io avevo fatto una battuta sul fatto che potesse vincere il Napoli, lui tifa Juve. Mi ha dato pugni al torace". Oltre al marito in casa c'erano i loro figli, ancora piccoli. Quando la donna si sente male dopo i pugni, lascia i bambini ai vicini di casa e corre in ospedale. Qui decide di denunciare ma poi ritira la querela sotto minaccia del marito. Le ripeteva che lui era un carabiniere, che avrebbe vinto lui in qualsiasi caso. Nessuno avrebbe creduto a lei.

La donna ai giudici ha spiegato che la violenza era iniziata con il primo test di gravidanza perché il marito le aveva imposto che il figlio non avrebbe fatto il battesimo. Da qui la prima litigata e i primi atteggiamenti prepotenti. In aula a testimoniare a favore della madre c'erano anche i figli della coppia: "Papà sbatteva il piatto sul tavolo, ci insultava tutti e tre durante il Covid mi ha chiesto se avessi fatto il vaccino, ho risposto sì, lui ha detto: “Sei un c.., queste stronzate se le inventano alla tv. Vivevo con uno stato di tensione e ansia costante".

Ha poi spiegato che loro figli vivevano con il terrore che potesse accadere qualcosa alla mamma. E ancora: "Una volta per un pandoro, ha urlato e ha spinto mamma a terra. Lui si imponeva su mamma, faceva paura". Infine, l'uomo in più occasioni ricordava a tutta la famiglia che lui era un carabiniere: "Non voleva – ha continuato il figlio – che frequentassimo i nonni e gli zii, minacciava di fare i posti di blocco dove abita zia, di far pattugliare la via, mamma aveva paura perché lui era un carabiniere". Poi finalmente dopo l'ennesima violenza mamma e figli hanno detto basta ed è partita la denuncia prima e il processo per maltrattamenti poi.

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