“Piano Abruzzo”, il progetto criminale per spartirsi ricostruzione post-sisma all’Aquila
Un vero e proprio sistema corruttivo studiato a tavolino sui lavori per la ricostruzione post terremoto dell'Aquila con mazzette e tangenti per l'affido di appalti e incarichi. È quello smascherato oggi dagli agenti del Corpo forestale dello Stato dei Comandi dell'Umbria e dell'Abruzzo e che ha portato questa mattina all'arresto di sette persone, tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti e imprenditori, e undici avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone coinvolte nell'inchiesta e residenti nei comuni di Perugia, Gubbio, Assisi, Pescara, Popoli e Bussi sul Tirino.
L'operazione della Forestale, denominata Earthquake, ha fatto emergere l'esistenza di un piano criminale di spartizione dei fondi per il sisma, definito "Piano Abruzzo" dagli stessi indagati, per un valore di 29 milioni di euro. Le indagini, avevano preso il via a seguito delle dichiarazioni di un imprenditore umbro che si era aggiudicato tre appalti per la ricostruzione nel comune di Bussi sul Tirino, per un valore di 8 milioni di euro. L'uomo aveva riferito di aver ricevuto una richiesta di una tangente in denaro di 960mila euro dal direttore dei lavori al fine di dividerla con altri tecnici coinvolti
L'inchiesta, coordinate dal procuratore capo della Procura della Repubblica di Pescara, Cristina Tedeschini, e dai sostituti procuratori Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio, infine ha accertato l'esistenza di un piano finalizzato a gestire in modo unitario e sistematizzato l'attività della ricostruzione degli edifici interessati dal terremoto del 2009 a L'Aquila. Come sottolineato dal Corpo forestale, le indagini, che si sono servite anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che perquisizioni e acquisizioni di documenti, hanno bloccato una vera a e propria associazione a delinquere. Il sistema infatti prevedeva la preventiva assunzione dei numerosissimi incarichi di progettazione in modo da avere una posizione di sostanziale monopolio degli appalti, anche corrompendo pubblici ufficiali, in modo da imporre "condizioni contrattuali capestro" alle ditte edili che dovevano versare grosse somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione.