Piacenza, sindacalisti accusati di associazione a delinquere, l’avvocato: “Accuse strumentali”
Violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio. E associazione a delinquere. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Piacenza non è una potente cosca radicata nel Nord Italia, ma i due principali sindacati di base operanti nella logistica, Si Cobas e USB. Anche se, lo precisa in conferenza stampa la procuratrice Grazia Pradella: “Questa non è un’operazione contro i sindacati di base ma contro qualcuno che appartiene a queste sigle che ha gestito il sindacato patrimonialmente come cosa loro”.
Otto le misure cautelari emesse nei confronti di altrettanti delegati sindacali (6 agli arresti domiciliari, un obbligo di presentazione alla P.G. e una di divieto di dimora nel territorio di Piacenza), a fronte di diversi altri indagati a piede libero. Gli indagati sono accusati di reati che avrebbero commesso durante gli scioperi e i picchetti organizzati in diversi magazzini del Piacentino tra il 2014 e il 2021.
Quindi, mentre erano in corso le proteste, per citarne solo alcune, alla Fedex-TNT, Amazon e GLS, in cui i lavoratori (per la maggior stranieri e per la maggior parte in appalto o in subappalto) coordinati dai due sindacati di base, denunciavano un sistema di sfruttamento, con orari di lavoro insostenibili, turni estenuanti e scarse (o del tutto assenti) misure di sicurezza.
Secondo gli inquirenti, durante alcune di queste proteste, gli indagati non avrebbero agito, “nell’interesse dei lavoratori, ma per un tornaconto personale”, attraverso quelle che la procuratrice descrive “guerre per il tesseramento”. In questo quadro, sarebbero state costituite due associazioni a delinquere tramite le quali i rappresentanti dei due sindacati avrebbero non solo alimentato strumentalmente le proteste, ma anche utilizzato i proventi dei tesseramenti e delle conciliazioni per finalità personali.
“Accuse inquietanti – commenta con Fanpage.it l’avvocato dei sindacalisti USB, Marco Lucentini – che nascono dal fatto che parliamo di un sindacato conflittuale, cioè di un sindacato che fa vertenze e rappresenta gli interessi dei lavoratori in modo conflittuale e non concertativo”. Secondo l’avvocato, che annuncia che chiederà il ricorso al Tribunale del Riesame di Bologna, a essere “strumentale” non sono i metodi utilizzati dai suoi assistiti, ma l’accusa di associazione a delinquere, “che sola giustifica l’applicazione delle misure cautelari”.
Per Lucentini “si continua a confondere il Diritto del Lavoro con il Diritto Penale”. “Del resto – aggiunge – sono anni che la Procura di Piacenza si muove in questa direzione e sono anni che puntualmente viene smentita dal Tribunale della Libertà di Bologna. Parlare di associazione a delinquere in questi casi è evidentemente una forzatura”.
Nel merito, Lucentini nega le accuse, per quel che riguarda il sindacato USB. “Di prassi – argomenta – non solo l’USB ma anche gli altri sindacati di base, gli autonomi e i confederali, i delegati che rappresentano i lavoratori e concludono vertenze nei loro interessi, ricevono un riconoscimento economico su base volontaria da parte dei lavoratori. Riconoscimento che serve a garantire il funzionamento della struttura sindacale e anche in occasione di eventuali future vertenze o altre attività, sempre in ambito sindacale”. “Ma nessun arricchimento personale per quanto riguarda i rappresentanti USB”, sostiene con forza il legale. Intanto sia USB che Si Cobas hanno indetto per mercoledì 20 luglio uno sciopero generale della logistica.