Piacenza, un’operatrice sanitaria: “Siamo al collasso, mancano i posti, positivi in ogni reparto”
Un terzo dei pazienti ricoverati in un reparto diverso da quello di malattie infettive positive al virus, posti letto insufficienti, mascherine con filtro FFP3 consegnate forse troppo tardi e preoccupazione su contagi anche per quel personale sanitario costantemente a lavoro senza sintomi. È una situazione drammatica quella descritta da una operatrice socio-sanitaria dell’ospedale di Piacenza a Fanpage.it: “Siamo al collasso. I colleghi del pronto soccorso sono saturi sia psicologicamente che fisicamente. Ieri ci sono stati 26 nuovi ingressi e alcuni sono stati mandati a casa perché non ci sono posti letto” racconta la Oss piacentina, ricordando inoltre la carenza di capitale umano a disposizione a causa della quarantena di una parte consistente del personale.
La questione della mancanza di letti è comunque fondamentale. Anche perché il rischio è che si vengano a creare situazioni pericolosamente promiscue, simili a quella del reparto in cui opera la donna. Situazioni che vedono persone ricoverate per patologie diverse contrarre il coronavirus solo perché a contatto con pazienti positivi sparsi in altri reparti per l’assenza di alternative. “Tutto è scoppiato in seguito ad un ricovero improprio, qui da noi –spiega l’operatrice-, di un paziente in attesa del tampone. Il pronto soccorso non aveva posti disponibili e così è rimasto nel nostro reparto per tre o quattro giorni”. Il tempo sufficiente, sottolinea la donna, per diffondere il virus fra altri ricoverati e fra gli stessi operatori sanitari. “Sì, perché si viene in contatto senza i dispositivi di protezione giusti di pazienti che poi si rivelano positivi”. E non sarebbe stata la prima volta, sottolinea la Oss. “Chi entra al pronto soccorso con un infarto rischia di prendersi il corona”.
“La mascherina con il filtro FFP3 dovevamo usarla solo nel caso in cui si veniva a contatto con un paziente positivo –continua- per cui noi abbiamo operato inizialmente senza perché eravamo sicuri, soprattutto in un reparto come il nostro, che non ce ne fossero”. Adesso invece il bilancio è di dieci positivi su trenta presenti nel reparto stesso.
“Alcuni di noi hanno fatto una settimana di quarantena, poi, controllata l’assenza di sintomi, sono rientrati –spiega ancora l’operatrice- mentre al tampone si è sottoposto solo chi ha avuto dei sintomi o febbre alta. Davvero, adesso basta – è dunque l’appello finale- la gente si deve responsabilizzare, è un momento in cui bisogna pensare anche all’altro e non solo al nostro egoismo. Altrimenti gli altri con patologie diverse devono morire perché in ospedale non c’è più posto? Perché la gente è irresponsabile?”