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Piacenza, anziano segregato in una stanza di 2 metri per 3. Arrestato il figlio: “Non sono un mostro”

Un uomo di 73 anni è stato trovato in una piccola stanza di 2 metri per 3 con un paio di ciotole di cibo e una stufetta elettrica per riscaldarsi. Arrestato il figlio di 37 anni.
A cura di Davide Falcioni
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Sequestro di persona e maltrattamenti: sono queste le accuse rivolte a un 37enne bulgaro arrestato nei giorni scorsi e condotto nel carcere Le Novate di Piacenza. L'uomo avrebbe segregato il patrigno piacentino di 73 anni: l’anziano, disabile e affetto da diverse patologie, era stato trovato dagli agenti delle volanti nei giorni scorsi chiuso in un piccolo ripostiglio con pareti di lamiera a Roncaglia.

A dare l'allarme al 113 erano stati alcuni vicini di casa che avevano udito urla e lamenti. In manette, su disposizione del sostituto procuratore Antonio Colonna, era così finito il figliastro, mentre la moglie e la suocera dell'anziano sono al momento indagati a piedi libero accusate dei medesimi reati. La prossima settimana il 37enne verrà sottoposto all’interrogatorio di garanzia davanti al gip. L'indagato, intanto, ieri ha ricevuto la visita del suo avvocato Giorgio Bosoni.

Il 73enne era stato trovato in una stanza di due metri per tre chiusa da un chiavistello dall’esterno con alcune pareti di lamiera e attigua al garage, riscaldata solo da una stufetta elettrica. Nel tugurio c'era una brandina con lenzuola ricoperte da cellophane e alcune ciotole di metallo con del cibo, a pochi passi un bagno solamente con il water. Una volta soccorso era stato portato all’ospedale dove è ancora ricoverato per le cure necessarie.

Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Antonio Colonna sono volte a capire come mai l'anziano si trovasse in quel luogo e soprattutto da quanto tempo. In carcere tuttavia il 37enne – ma anche la moglie della vittima – ha respinto le accuse: "Non è vero niente: sono stato dipinto come un mostro, sono mortificato".

"Mi ha spiegato  – ha dichiarato il suo avvocato interpellato da Il Piacenza – che lui e la madre si erano dati dei turni per gestire l’anziano dopo l’ictus che lo aveva colpito e continuare a lavorare senza lasciarlo solo, quella mattina però dovevano per forza accompagnare la nonna all’ospedale per un’operazione e il 73enne era rimasto lì solo per alcune ore essendo impossibilitati a fare diversamente". "Incapace di camminare e quindi di fare le scale per raggiungere un camera e un bagno e per impedirgli di cadere il mio assistito ha raccontato che avevano creato una situazione che gli potesse permettere di essere minimamente autonomo ma non era segregato: c’era una porta comunicante con il piano terra dell’abitazione".

L'anziano "era anche in cura al Centro di salute mentale e  hanno sostenuto che  spesso dava in escandescenze, per la sua e l’incolumità dei famigliari si era pensato di predisporre quella soluzione, i vicini lo sapevano che spesso urlava e lo avevano reso noto in modo da non farli allarmare".

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