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Petizione per l’assistenza sessuale ai disabili: “Non abbiamo solo bisogno di mangiare”

In un’intervista rilasciata a TgCom24, Max Ulivieri, ideatore di un sito per turismo accessibile, denuncia carenza di informazione e di sostegno alla pratica sessuale per disabili: di fatto uno dei problemi maggiori e più segreganti.
A cura di Andrea Parrella
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ulivieri

Si chiama Max Ulivieri, ha 42 anni ed è affetto da distrofia muscolare. Più di tutto, è un web design e social media manager, ideatore diun sito che tratta di "turismo accessibile", ha un blog in cui tratta la tematica ed è promotore di una petizione che richiede una assistenza sessuale per disabili. Lo spiega in un'intervista a TgCom 24, nella quale prova ad illustrare quale importanza possa avere una figura del genere per una categoria ancora fortemente emarginata. Ulivieri racconta delle difficoltà che un disabile può essere costretto ad affrontare nell'approccio alla sfera sessuale, acuite da una sostanziale invisibilità di questa problematica, che pare effimera. E che lui invece ritiene di primaria importanza, essendo normalmente sposato e ritenendosi un privilegiato per aver avuto una vita normale da un punto di vista sentimentale e sessuale.

L'assistenza sessuale è un servizio che consiste nell'avere a disposizione un team di specialisti: da psicologi o sessuologi all'assistente sessuale vero e proprio che permette al disabile di entrare in contatto con la propria sessualità. Il modo è deciso caso per caso: ci sono situazioni in cui la persona ha bisogno di vivere un'esperienza per essere spronato, in altri c'è la necessità di soddisfare un bisogno sostanzialmente fisico.

Ci si chiede d'altronde a cosa dovrebbe corrispondere questa assistenza sessuale e lui circoscrive le competenze dell'assistente, unendole al ruolo che dovrebbero coprire psicologi e sessuologi:

Dipende da quella che è l'esigenza della persona con la quale lavora. Generalmente, anche rifacendosi agli esempi di altri Paesi, l'assistente sessuale incontra la persona che lo/la contatta assieme allo psicologo e decide come e cosa fare. Possono essere carezze, stimolazioni, nella mia bozza di proposta non è previsto il rapporto completo, che sarebbe invasivo per l'assistente

Le difficoltà principali per il disabile, nella fase di avvicinamento non sono solo fisiche, si ripercuotono anche e soprattutto sul fattore psicologico, poiché la diffidenza esiste spesso da ambo le parti. Ulivieri racconta come internet gli sia stato di grande aiuto, almeno nella fase di comprensione della modalità di approccio ad una donna. Non nasconde tuttavia le sue difficoltà, ammettendo che pur essendo stato precoce nell'aver dato il primo bacio, il suo primo rapporto sessuale lo ha avuto con ua prostituta. Ed è una pratica cui molti ricorrono, per non parlare di situazioni ancora più estreme:

Conosco anche madri che hanno raccontato di essere costrette a provvedere ai bisogni sessuali dei propri figli disabili

Ma il problema principale è quello dell'oscurantismo, la tendenza comune a credere che questo tipo di problematica nemmeno possa esistere:

Faccio un esempio semplice. Sono felicemente sposato da 4 anni e spesso mi sento dire "Però è bella tua moglie", come se fosse una cosa strana che io abbia una bella moglie e mi dovessi invece accontentare. Spesso invece la scambiano per la mia badante: figuriamoci se accanto a una persona in carrozzina ci può essere una fidanzata

Per capire la differenza che possa esserci tra una prostituta ed un'assistente sessuale Ulivieri ricorre ad una buona immagine: "una prostituta viene da te e fa di tutto perché tu la richiami. Un'assistente sessuale fa di tutto perché tu non ne abbia più bisogno". Il problema pratico resta sostanzialmente quello di una cronica ignoranza comune:

Mi è capito più di una volta che mi sia stato chiesto come si fa, praticamente, a fare sesso con un disabile. Le paure, le difficoltà spesso sono da tutte e due le parti. Fosse per me, farei anche un video dimostrativo, ma mia moglie è siciliana

 L'istituzione di questa figura sociale può essere molto lontana dal comune sentire, prova a spiegarla anche un film, presto in arrivo in Italia, dal titolo The session, nel quale Helen Hunt interpreta questa figura professionale, che guida un disabile a prendere confidenza con il proprio corpo, aprendogli la strada alla conoscenza della propria sessualità.

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