Petizione contro il legale di Turetta: “Prof nell’Università di Giulia”. La rettrice: “Richiesta assurda”
Con una petizione che per ora ha raccolto 163 firme, un dipendente del ministero della Cultura chiede che l'avvocato e professore Giovanni Caruso "rinunci alla difesa di Filippo Turetta", l'ex fidanzato di Giulia Cecchettin. Motivo del contendere è la cattedra di Diritto Penale che il legale ha nell'ateneo di Padova, lì dove studiava la 22enne sequestrata e uccisa dall'ex pochi giorni prima della laurea. "Il professor Caruso – chiede la petizione – rinunci alla difesa di Turetta o, in caso contrario, l'Università di Padova si esprima pubblicamente dissociandosi dalla scelta totalmente inopportuna del docente".
La petizione lanciata su Change.org ha suscitato molte polemiche e l'ateneo di Padova ha difeso il docente. La rettrice dell'Università di Padova Daniela Mapelli, sentita dal Corriere della Sera, non ha avuto dubbi: "Questa Petizione è incredibile – ha sottolineato -. Siamo arrivati a un cortocircuito in un Paese democratico. Nel nostro Stato tutti hanno diritto alla difesa. L'Università mai potrebbe dire al professor Caruso, bravissimo docente che esercita anche la libera professione, se può o meno tenere la difesa di qualcuno".
Secondo chi ha lanciato la petizione, l'Università starebbe facendo "il doppio gioco", conferendo la laurea a Giulia Cecchettin e "permettendo al docente di assumere la difesa del killer reo confesso". Solidarietà a Caruso è arrivata anche dal Consiglio direttivo dell'associazione italiana dei docenti di diritto penale. "La difesa che esercita Caruso non può far dubitare della condivisione civica ed etica del contrasto alla violenza di genere che noi come docenti di diritto penale sviluppiamo anche nella didattica".
In campo anche il presidente dell'Unione delle camere penali italiane, Francesco Petrelli. "Il diritto alla difesa non può e non deve retrocedere neppure davanti alla commissione del crimine più atroce. La giustizia penale è il logo dove nel quale il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, la vita e la morte si confrontano di continuo".
"L'Unione delle Camere Penali – spiegano ancora – denuncia da tempo il fenomeno sempre più grave delle minacce ricevute dai difensori, non solo nei processi mediaticamente più esposti, per il solo fatto di assistere un imputato accusato di reati sessuali o di genere, o comunque per fatti particolarmente odiosi. Non ci siamo limitati solo a difendere e proteggere i colleghi da simili attacchi, ma abbiamo cercato di comprendere le radici di un fenomeno che pone a rischio uno dei cardini della convivenza civile. È ben comprensibile il riflesso che la sola evocazione di determinate condotte possa determinare nell'opinione pubblica, ma riteniamo sia essenziale comprendere come gli elementari principi della convivenza civile, che riguardano anche la presunzione di innocenza e il diritto alla difesa, costituiscano un cardine ineliminabile di ogni Stato di Diritto".