Pestato a morte in discoteca, i genitori di Donato: “Aggressori liberi, quale giustizia?”
"Ci sentiamo soli nel combattere questa battaglia che, al momento ci sembra sia stata dimenticata dalla Legge, dal tempo e dalla stessa giustizia". Sono le parole di Giuseppe e Donata Monopoli, genitori di Donato, il ragazzo morto a 26 anni dopo un violentissimo pestaggio subito in discoteca. Solo ora, dopo dieci mesi dall'autopsia sul corpo di Donato i genitori hanno avuto le conclusioni dell'esame, mentre i due aggressori accusati di omicidio preterintenzionale, Michele Verderosa e Francesco Pio Stallone, sono liberi, con obbligo di firma, in attesa del processo.
I fatti, innanzitutto. Donato Monopoli ha 26 anni, vive a Cerignola (Foggia), dove gestisce un negozio aperto con fatica e sacrificio con l'aiuto del papà Giuseppe. È sportivo, tifoso della Juve, calciatore dilettante, per tutti un ragazzo tranquillo e socievole, che si fa benvolere. La sera del 6 ottobre va a una festa di universitari alla discoteca ‘Le Stelle', di Foggia. Sta ballando, quando uno degli amici che erano andati con lui inizia a litigare con un coetaneo.
Parte un pugno, allora Donato si mette in mezzo per dividere i due litiganti, viene a sua volta aggredito. L'aggressione finisce con uno dei quattro seduto sopra di lui, che prende pugni in pieno volto. Viene ricoverato in condizioni gravissime all'ospedale di Foggia, dove i medici riscontrano un'emorragia cerebrale in corso e dispongono l'immediato trasferimento nel reparto di rianimazione di San Giovanni Rotondo. Le condizioni di Donato sono gravissime, ma i medici provano a operarlo. Incredibilmente Donato migliora, il 12 ottobre è cosciente, tanto che riabbraccia mamma, papà e la fidanzata. È un momento molto toccante. Due giorni dopo, viene colto da quello che i medici diagnosticano come un aneurisma: Donato va in coma.
Resiste sette mesi, durante i quali viene sottoposto a ulteriori interventi chirurgici, finché non si spegne l'8 maggio 2019. Allora, sebbene abbia subìto 8 mesi di ospedalizzazione, in vista del processo per omicidio preterintenzionale a carico degli aggressori, viene disposta l'autopsia. Ci vorranno quasi dieci mesi prima che le conclusioni vengano comunicate alla famiglia. "Non ho più fiducia nel sistema", si sfoga papà Giuseppe.
Intanto che fine hanno fatto gli aggressori di Donato? Dopo aver scontato sei mesi agli arresti domiciliari, Michele V. e Francesco Pio S., coetanei della borghesia del luogo, sono ora in libertà con obbligo di firma. "Nostro figlio non ha potuto vivere. Speriamo almeno che possa avere giustizia.