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Pescara: bimbo di 19 mesi ucciso dal cane di famiglia, il padre condannato con la moglie

Un anno di reclusione per omicidio colposo, è questa la sentenza di condanna emessa dal Gup del tribunale di Pescara nei confronti del papà del bimbo di un anno e mezzo morto sbranato dal cane di famiglia nell’ottobre del 2016 nel Pescarese. Condannata a sei mesi di reclusione per lo stesso reato anche sua moglie, che non è la madre del bimbo.
A cura di Antonio Palma
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Un anno di reclusione per omicidio colposo, è questa la sentenza di condanna emessa dal Gup del tribunale di Pescara nei confronti del papà del bimbo di un anno e mezzo morto sbranato dal cane di famiglia nell'ottobre del 2016 nel Pescarese. Insieme all'uomo condannata a sei mesi di reclusione per lo stesso reato anche sua moglie, che non è la madre del bimbo. Secondo il giudice per le udienze preliminari la coppia è responsabile di quello che è accaduto al piccolo, anche se involontariamente, perché non avrebbe badato a lui distraendosi in quei minuti fatali in cui il cane lo ha aggredito. Assolta invece una terza familiare che era stata rinviata a giudizio.

Il tragico episodio risale al 19 ottobre di quatto anni fa quando il piccolo fu attaccato da un cane di razza corsa legato a un albero nel giardino dei nonni. Quel tragico pomeriggio il piccolo era in compagnia del padre e della moglie di questo che però erano impegnati in un trasloco. Per questo il piccolo era riuscito ad allontanarsi fino al giardino dei nonni avvicinandosi al cane, una femmina di nome Giulia che era legata nel piazzale davanti all'abitazione. L'animale lo aggredì fino a lasciarlo esanime in un pozza di sangue. Immediatamente fu lanciato l'allarme, ma nonostante la corsa in ospedale, per il bimbo purtroppo non ci fu nulla da fare.

"Il Cane non è mai stato aggressivo” avevano ricordato i familiari del piccolo fin da subito. L'animale, che era tenuto con un altro cane, del resto pare che conoscesse bene il piccolo  che frequentava casa dei nonni anche se non ci giocava mai. "I cani erano stati legati perché con il trasloco avrebbero potuto creare intralcio, non erano aggressivi e non avremmo mai pensato che potesse accadere questo. Sono cose inspiegabili. Il bambino si è avvicinato, forse è inciampato ed è stato assalito, ma non lo sapremo mai" aveva raccontato un parente.

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