Permessi per il femminicida, la sorella di Noemi: “Indegno, paghi il suo atto disumano”
Un fiume di rabbia e dolore è seguito è quello che si scorre nel post con cui Benedetta Durini, sorella di Noemi, la sedicenne uccisa dal fidanzato nel 2017 a Specchia, commenta la notizia della richiesta di permessi di lavoro per il femminicida, Lucio Marzo. Richiesta che il detenuto, che si trova in carcere da soli tre anni, ha facoltà di avanzare in quanto, all'epoca dei fatti era ancora minorenne:
Ricordo ogni parola, ogni frase di quell’esame autoptico e di quei fascicoli. Ricordo ogni secondo di quei lunghi e interminabili giorni mentre cercavamo mia sorella. Come possiamo accettare, che un essere così crudele e oscuro, possa anche solo per 10 secondi, tornare in libertà? Dopo aver tolto la vita ad una ragazza di 16 anni, dopo aver distrutto una famiglia e l’integrità psichica di ognuno di noi, che ogni giorno dobbiamo convivere con questo dolore atroce. Dopo aver spento un sorriso così bello, e ritenendosi addirittura soddisfatto? Non dimentico il suo sorriso beffardo fuori dalla caserma dei carabinieri di Specchia, il 13 settembre del 2017, dopo aver confessato l’omicidio. Io non dimentico le sue risatine in tribunale, i suoi ghigni. Il suo sguardo. Io non dimentico le parole del giudice “E’ entrato nel carcere affermando “io sono quello che ha ucciso la ragazza”, con senso di orgoglio e supremazia nei confronti degli altri detenuti. Come si può permettere libertà a un essere così?
Che dignità dovrebbe recuperare, un soggetto che di dignità, non ha nulla? Che di umano, non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia. Non è contemplabile, quantomeno per un senso di giustizia e memoria, ricordo, nei confronti di Noemi e di tante altre vittime. Per un senso di rispetto, nei confronti delle famiglie che come la mia, devono convivere con la paura odierna che quegli assassini vengano liberati. Non ha rubato una caramella, non ha rubato un’auto, non ha spacciato, HA UCCISO. Ha ucciso, si è creato un alibi e messo in scena (insieme ad altri soggetti squallidi che non sto qui a citare) un teatrino ben costruito per infangare in tutti i modi la memoria di Noemi, coinvolgendo addirittura soggetti che con il reato e la vicenda, non avevano nulla a che fare.
Voi istituzioni, giudici, ministri, parlamentari e chi vi pare, ritenete ancora che questo soggetto e molti altri come lui, possano aver diritto nell’avere il privilegio di guardare il cielo, di calpestare un prato, o assaporare il vento, quando le persone che hanno ucciso sono sotto terra, in una bara? No. “Caro” Marzo, non dovevi nemmeno farti passare per la testa l’idea di togliere la vita a mia sorella. Ma l’hai fatto e purtroppo non si può più tornare indietro. Ora pagherai le conseguenze di questo gesto disumano, ogni giorno della tua vita, dentro quelle quattro mura. Ed io personalmente, farò qualsiasi cosa per renderti la vita un vero inferno, battendomi ogni giorno tramite vie legali, tramite la nostra associazione e quant’altro, per far sì che esseri come te rimangano a marcire in galera e con la propria coscienza, e per aiutare soprattutto tante donne e ragazze che vivono ogni giorno situazioni come queste. Tu purtroppo hai tolto voce a Noemi, ma ti assicuro che la porterò io avanti per lei.