Perché Turetta è stato condannato all’ergastolo: “Ha mentito, non accettava l’autonomia di Giulia Cecchettin”

Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo senza attenuanti generiche per "l'efferatezza dell'azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l'imputato non accettava l'autonomia delle anche più banali scelte di vita". Sono queste le motivazioni, rese note oggi, che hanno spinto la Corte d'Assise di Venezia a condannare alla pena massima il 22enne che ha ucciso Giulia Cecchettin, sentenza pronunciata lo scorso 3 dicembre scorso.
"Turetta ha mentito, sapeva che Giulia stava morendo"
Nella sua confessione – si legge ancora nel documento firmato dai giudici – Filippo Turetta "si è limitato ad ammettere solo le circostanze per le quali vi era già ampia prova in atti d'altra parte", e questa condotta "è in linea con il contegno tenuto in sede di primo interrogatorio, quando egli non solo ha sottaciuto ma ha apertamente mentito in ordine a diverse, anche gravi, circostanze poi emerse a seguito delle accurate indagini svolte". E poi ancora: "Dalle intercettazioni delle conversazioni occorse in carcere tra lui e i genitori – prosegue la sentenza – si evince chiaramente come egli fosse a conoscenza del fatto che, oltre agli elementi fino ad allora emersi, vi era molto altro a suo carico, eppure si è guardato bene dal riferirne in sede di interrogatorio".
Ancora, secondo quanto riferito nelle motivazioni della sentenza Turetta, l'aggressione a Giulia Cecchettin è durata complessivamente circa 20 minuti, "lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire l'imminente morte. A tal fine – aggiunge il collegio – manca tuttavia la prova che l'aver prolungato l'angoscia della vittima sia atto fine a sé stesso, frutto della deliberata volontà dell'imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita".
"Filippo Turetta era lucido e razionale"
I giudici sottolineano ancora come "gli elementi oggettivi raccolti non lasciano spazio ad alcuna ricostruzione alternativa possibile della vicenda. Inoltre, Filippo Turetta ha mantenuto "lucidità e razionalità" dopo aver ucciso Giulia Cecchettin, con la "chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento", definendo nelle motivazioni "accurata" l'operazione di occultamento del cadavere. "La scelta del luogo in cui abbandonare il cadavere – aggiungono i togati – la distanza rispetto alla zona" in cui si è consumato il delitto, le modalità in cui il corpo è stato lasciato, sono elementi" che fanno ritenere "integrati sia l'elemento oggettivo sia quello soggettivo del reato".