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Covid 19

Perché stanno risalendo i contagi Covid e quanto dobbiamo preoccuparci

Mentre l’attenzione del mondo è tutta sull’invasione russa in Ucraina, la variante Ba.2 (o Omicron 2) sta facendo risalire i casi in tutta Europa, Italia compresa. Per fortuna ci sono i vaccini.
A cura di Giorgio Sestili
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Risalgono i contagi da Covid-19. Proprio quando la pandemia sembrava superata e mentre tutte le attenzioni mediatiche sono rivolte al massacro che Putin sta compiendo in Ucraina, il Sars-CoV-2 ritorna prepotente nella nostra quotidianità. E lo fa, ancora una volta, sotto altre vesti.

B.A.2 è il nome della nuova variante del virus, o più semplicemente Omicron 2. L’ultima flash survey dell’Iss risale addirittura al 31 gennaio, segno che dagli errori del passato non abbiamo imparato nulla e l’Italia di sequenziare proprio non vuole saperne, e mostra una presenza di B.A.2 in Italia del 3% sul totale dei campioni analizzati. Da allora di Omicron 2 non sappiamo più nulla.

Come sempre i dati più accurati provengono da Israele, Danimarca e Regno Unito, che già stanno attraversando una fase di prevalenza di B.A.2 e dove gli studi preliminari finora condotti ipotizzano una maggiore diffusività di circa il 30% rispetto alla Omicron originaria; che, ricordiamo, era già enormemente più contagiosa di tutte le varianti precedenti. Se questi dati venissero confermati, avremmo di fronte un virus la cui contagiosità non avrebbe precedenti, almeno tra i virus con cui l’uomo è venuto a contatto. Il parametro R0, che indica quante persone un positivo in media è in grado di contagiare in assenza di contromisure, si aggirerebbe tra 15 e 18. Quello di Delta, già molto contagiosa, era intorno a 5.

Un altro indizio che legherebbe la ripresa dei contagi alla diffusione della nuova variante arriva dall’Umbria, dove una rilevazione condotta il 7 marzo indicava una prevalenza di Omicron 2 al 60% dei campioni sequenziati. E non a caso l’Umbria è in questo momento in Italia la regione con la maggiore incidenza: circa 1000 casi ogni 100 mila abitanti e una stima di Rt a 1,23.

La situazione epidemiologica in Italia

Da circa una settimana in Italia si assiste a un incremento dei positivi rilevati: +31% negli ultimi sette giorni rispetto ai precedenti (dati aggiornati al 10 marzo 2022). Torna a crescere anche il tasso di positività, mai sceso sotto il 10%, mentre crolla il numero dei tamponi effettuati, il che lascia presagire una notevole sottostima dei reali casi positivi attuali. Non aumentano ancora ospedalizzazioni (-13%), posti letto occupati in terapia intensiva (-17%) e decessi (-21%), ma ormai abbiamo imparato che serve un po’ di tempo dall’aumento dei casi prima di vederli crescere, anche se tutti ci auguriamo che questo non accada.

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GRAFICO 1: nuovi casi positivi, decessi giornalieri, terapie intensive e tamponi giornalieri in Italia. Elaborazione: Benedetta Cerruti

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GRAFICO 2: andamento indice di positività in Italia. Elaborazione: Benedetta Cerruti

La crescita dei casi si rileva in tutte le regioni ma è più marcata al Centro e al Sud, dove si registra anche l’incidenza più alta: Umbria, Calabria, Marche, Sicilia, P.A. Bolzano, Puglia, Basilicata e Molise quelle con incidenza più alta; Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna quelle con meno virus in circolazione.

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GRAFICO 3: tasso settimanale dei casi. Elaborazione: @davidmasitaly

Continuano a diminuire le vaccinazioni, circa il 30% in meno rispetto alla settimana scorsa, al ritmo di circa 65 mila somministrazioni giornaliere. La popolazione italiana che ha ricevuto almeno una dose è l’85,5% del totale, che ha concluso il ciclo vaccinale l’83,7% e ad aver ricevuto la dose di richiamo il 64,2%. A questi si deve aggiungere un 4% di popolazione guarita negli ultimi sei mesi. Ancora bassa la percentuale di bambini tra 5 e 11 anni vaccinati: solo 36,8% ha iniziato il ciclo vaccinale e il 32,3% ha ricevuto la seconda dose.

La situazione in Europa

Omicron 2 sta determinando un nuovo aumento dei casi in tutta Europa, anche se nessun paese registra al momento segnali preoccupanti nei proprio ospedali. In UK la risalita è iniziata circa 10 giorni prima che in Italia, verso la fine di febbraio, e attualmente i casi sono oltre i 65 mila quotidiani. Anche in Danimarca e in Francia i casi stanno risalendo da inizio marzo come pure in Germania, che in questo momento registra la situazione in Europa più preoccupante con oltre 300 mila casi giornalieri, uno sproposito anche per un paese di 80 milioni di abitanti.

Buone notizie arrivano dai dati della Danish Health Authority che indicano una percentuale di reinfezione con Omicron 2 in Danimarca del 5%, probabilmente dovute a reinfezioni correlate a variabili precedenti a Omicron. Un documento dell’Oms pubblicato il 22 febbraio rileva infatti come la possibilità di una reinfezione con Omicron 2 per chi ha già contratto Omicron 1 sia molto bassa.

Infine, come sempre, le buone notizie arrivano dai vaccini, i cui dati ci indicano essere più efficaci contro Omicron 2 rispetto a Omicron. I dati sono quelli in tabella tratti dall’ultimo report della UK Health Security Agency, relativi all’efficacia dei vaccini nel prevenire i sintomi della malattia contro Omicron (BA.1) e Omicron 2 (BA.2). Come si vede dai dati, fino alla nona settimana i vaccini garantiscono una protezione più alta contro BA.2. I dati dalla decima settimana in poi per Omicron 2 devono ancora essere consolidati.

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Fare previsioni su come potrebbe evolvere la pandemia nelle prossime settimane in Italia e in Europa è come sempre molto difficile. Da un lato, l’elevato numero di persone vaccinate e guarite dovrebbe metterci al riparo da ondate fuori controllo, almeno negli ospedali. Dall’altro, una variante così contagiosa rischia comunque di creare pericoli, soprattutto per chi non è vaccinato o per i più fragili.

L’eccesso di mortalità dovuto alla pandemia nel mondo

In Italia il numero di morti reali causati dal Covid-19 potrebbe essere il doppio di quelli conteggiati, in tutto il mondo addirittura il triplo. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet e dal report sull’eccesso di mortalità italiana dell’ISTAT.

Quest’ultimi dati indicano che nel corso del 2021 in Italia sono morte 709 mila persone, tra il 2015 e il 2019 invece la media è stata di 645 mila decessi annuali. Nel 2020, anno di inizio della pandemia e che abbiamo dovuto affrontare senza i vaccini, in Italia sono morte 746 mila persone. L’eccesso di mortalità, cioè la differenza tra il 2021 e la media del 2015-19, è quindi pari a 63,4 mila unità, mentre nel 2020 era stato pari a 100,5 mila. Questo significa che nell’anno passato sono morte il 9,8% di persone in più dell’atteso, mentre nel 2020 la variazione è stata del 15,6%.

Il lavoro pubblicato su The Lancet stima che in Italia i morti causati dal Covid-19 siano in realtà il doppio: circa 260 mila contro i 137 mila ufficiali. Nel mondo invece, lo stesso articolo stima tra i 17,1 e i 19,6 milioni di morti reali, rispetto ai “soli” 6 milioni conteggiati nelle statistiche ufficiali a fine 2021. Una differenza enorme, che avvicinerebbe la pandemia di Covid-19 a quella dovuta all’influenza spagnola tra il 1918 e il 1920.

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Fisico di formazione, comunicatore scientifico di professione. Mi occupo di scienza, tecnologia, innovazione, e aiuto a comunicarle bene. Fondatore del progetto "Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche". Tutto su di me su giorgiosestili.it
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