7332 nuovi contagi da Coronavirus. Non affezionatevi a questo numero o a questo record, certificato dal Bollettino diffuso oggi, mercoledì 14 ottobre, dal ministero della Salute, perché sarà probabilmente battuto tra pochi giorni, se non addirittura domani. Una certezza, questa, legata al numero altissimo di tamponi eseguiti – 152.196, record pure questo – che continueranno a crescere nei prossimi giorni, ma anche al fatto che gli effetti le nuove restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm del governo si vedranno al più presto tra una decina di giorni. Fino ad allora, nulla può rallentare il contagio. E più contagiati ci sono, più contagiati ci saranno. Matematico.
Sono altri, allora, i dati a cui bisogna guardare. Per chiederci innanzitutto se dobbiamo cominciare a fare scorta di lievito e penne lisce in vista di un nuovo lockdown. Ecco, la risposta è no: potete tranquillamente fare a meno di ammassarvi di fronte ai supermercati per fare incetta di generi di prima necessità, perché siamo ancora molto lontani dal momento in cui sarà necessario chiudere di nuovo a doppia mandata il Paese.
Primo motivo: perché quello dei contagi è l’unico dato che ricorda quelli dei giorni più duri. È vero, per trovare 7332 casi bisogna risalire al 21 marzo, in pieno lockdown. Ma avevamo contato per l’ultima volta più di 5086 ricoverati il 4 giugno, 2037 guariti il 9, 44 decessi il 14. Per raggiungere il record dei decessi – 996 in un solo giorno, era il 27 marzo – dovremmo moltiplicare per 22 volte il numero di morti attuale. Per raggiungere il record dei ricoveri – 29.010 il 4 aprile – dovremmo moltiplicare per quasi 6 volte i ricoverati di oggi. Per raggiungere il numero record delle persone in terapia intensiva – 4068, il 3 di aprile – dovremmo moltiplicare per 8 volte quelli di oggi.
Questo non vuol dire che bisogna stare (troppo) sereni, perché il trend dei contagi cresce in modo esponenziale, con i casi che sono raddoppiati nello spazio di una sola settimana. Però è vero anche buona parte di quei contagi, per ora, riguardano persone che non vengono ricoverate, bensì poste in isolamento domiciliare. E non a caso, al pari dei contagi, anche le persone poste in isolamento (86.846) fanno segnare un record assoluto, raddoppiate nel giro di due settimane, laddove ricoverati, terapie intensive e decessi hanno una velocità di raddoppio che, per ora, è quattro volte più lenta.
Cresceranno? È possibile, purtroppo. Il grafico, brutale nella sua efficacia, publicato su Twitter da Matteo Villa dell’Ispi, mostra che negli ultimi dieci giorni per ben sette volte abbiamo avuto un aumento di ricoveri nelle terapie intensiva che è entrato nella top 40 di questa speciale classifica. Tuttavia, anche in questo caso, ci sentiamo in diritto di non abbandonarci al panico: la soglia in cui le terapie intensive entreranno sotto stress è molto lontana e i tanti tamponi effettuati fanno pensare che siano poche le diagnosi tardive che concorsero a provocare l’enorme tasso di mortalità della scorsa primavera. Allo stesso modo, auspichiamo che le misure appena varate, unitamente a un aumento dello smart working e alla chiusura di qualche piccolo focolaio territoriale, concorreranno a rallentare ulteriormente la diffusione della pandemia.
La speranza, ovviamente, è che a tutto questo si sommi un ulteriore crescita dei tamponi e del tracciamento dei contagi, che gli ospedali continuino ad attrezzarsi con nuovi posti di terapia intensiva e che ciascuno, con senso civico e responsabilità, faccia la sua parte. Tranquilli, quindi, ma non troppo: dire che il lockdown è ancora abbastanza lontano vuol dire solamente che abbiamo ancora un bel po’ di tempo per evitarlo. L'unica regola è non sprecarlo, in fondo.