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Guerra in Ucraina

Perché secondo il generale Tricarico USA e Germania non forniranno all’Ucraina i loro caccia F-16

L’ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana: “Berlino e Washington non vogliono che gli ucraini penetrino in profondità ed effettuino attacchi nel territorio russo per il timore che ciò determini un’escalation incontrollata del conflitto”.
Intervista a Generale Leonardo Tricarico
Ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo i carri armati da battaglia Leopard 2, Abrams e Challenger il presidente ucraino Zelensky ha chiesto agli alleati occidentali la fornitura di caccia F-16. Questa volta, però, la risposta di Washington e Berlino è stata decisamente diversa. Il presidente Biden ha replicato con un secco "no" alla domanda dei giornalisti circa l'invio di aerei da guerra e anche il tedesco Scholz, in visita di stato in Cile, si è detto contrario. Emmanuel Macron ha invece dichiarato che "in linea di principio nulla è proibito", precisando tuttavia che gli aerei non dovrebbero rischiare di causare un'escalation del conflitto e che nessuna arma fornita all'Ucraina dovrebbe mai "toccare il suolo russo, ma servire solo per la difesa".

Insomma, il tentativo di Zelensky di ottenere aerei da combattimento è destinato – almeno per il momento – a infrangersi contro un muro. A spiegare nel dettaglio le ragioni delle resistenze occidentali è – in un'intervista a Fanpage.it – il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare.

Il generale Leonardo Tricarico
Il generale Leonardo Tricarico

Innanzitutto, perché Kiev ha chiesto nello specifico caccia F-16? Di che tipologia di aereo parliamo?

L'F-16 è il più grande progetto riguardante velivoli aerotattici mai lanciato al mondo: ne sono stati costruiti quasi 5mila e sono in dotazione a 25-30 Paesi. Parliamo di un aereo "maturo", ancora in produzione, di "facile" manutenzione e costruito in moltissime varianti. È un velivolo in grado di compiere efficacemente qualsiasi tipo di missione, ad esempio il bombardamento, l'addestramento con modelli biposto, la difesa e l'impiego di missili antiradar. È dunque un aereo polivalente dotato di un'autonomia molto ampia, nell'ordine di un migliaio di chilometri, quindi teoricamente in grado di penetrare in profondità anche in territorio russo portando armamento molto pesante, incluse bombe da una tonnellata ciascuna. Insomma, Zelensky si è orientato sulla scelta degli F-16 semplicemente perché è quanto di meglio si possa offrire in questo momento in termini di disponibilità ed operatività.

Stati Uniti e Germania però hanno risposto con un secco "no" alla richiesta di Kiev.

È vero, ma  gli F-16 sono in dotazione a molti altri Paesi e qualcuno potrebbe decidere di fornirli. Due su tutti: la Polonia e l'Olanda. Tra l'altro quest'ultima deve liberarsene per fare posto agli F-35.

Tra i Paesi dotati di F-16 c'è anche l'Italia?

Li abbiamo avuti per un po' di anni, quando si creò un gap tra l'uscita degli F-104 e l'entrata in servizio degli Eurofighter. In quel periodo dovemmo "tappare il buco" e per non lasciare sguarnita la nostra difesa aerea prendemmo i caccia F-16. Sono aerei che conosciamo, quindi se l'Ucraina li riceverà potremmo dare il nostro supporto. Non tanto in termini di addestramento, quanto per la manutenzione.

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Se dei Paesi forniranno F-16 a Kiev di quanto tempo avranno bisogno i piloti ucraini per l'addestramento?

La mia stima è che i piloti non impiegheranno più di tre settimane/un mese ad utilizzare questi caccia. Un problema ben più serio potrebbe essere quello dell'assistenza per la parte avionica, elettromeccanica e idraulica. Insomma, i "meccanici" potrebbero necessitare di svariati mesi.

Ci spiega perché Stati Uniti e Germania non forniranno F-16 all'Ucraina?

Per lo stesso motivo per cui sono stati forniti Himars solo a corto raggio d'azione. Berlino e Washington non vogliono che gli ucraini penetrino in profondità ed effettuino attacchi nel territorio russo per il timore che ciò determini un'escalation incontrollata del conflitto. La comunità internazionale continua a ritenere che Kiev possa sparare solo all'interno dei propri confini, senza uscire neppure di un metro. Credo sia la prima volta che una guerra viene interpretata in questo modo.

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Circola da ieri un documento da lei scritto su una possibile soluzione della guerra.

Sì, e faccio una premessa: so benissimo che la mia è un'ipotesi quasi utopica alla luce dell'attuale animosità e difficile da accettare soprattutto da parte occidentale. Ad ogni modo la mia proposta è questa: i russi abbandonino il territorio ucraino in cambio dello stop immediato all'espansione della NATO, come promesso verbalmente a suo tempo a Michail Gorbačëv. Oggi credo che quell'impegno, all'epoca informale, vada ufficializzato: la NATO dovrebbe chiudere le sue porte non solo all'Ucraina, ma anche alla Bosnia, alla Macedonia del Nord e alla Georgia. Che vantaggio trarremmo dall'ingresso di queste nazioni? Nessuno: anzi, aumenterebbero i rischi per la nostra sicurezza. Dovremmo negoziare l'ingresso solo dei Paesi attualmente candidati, come Svezia e Finlandia. Naturalmente un altro tema problematico è quello della minoranza russa in Ucraina: comunque vada a finire questa guerra bisognerà pensare anche a loro affinché non siano esposti a rappresaglie, vendette e discriminazioni. Per lor va predisposto un protocollo d'intesa che ne tuteli tutti i diritti, fino all'ultimo, perché come insegna la tensione tra Kosovo e Serbia è importante normare ogni dettaglio. Tutto ciò dovrebbe avvenire sotto la sorveglianza di un robusto contingente delle Nazioni Unite di cui facciano parte soprattutto i Paesi più "sereni", quelli che finora non hanno preso parte alla disputa tra Russia e Ucraina.

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