Perché secondo i giudici Filippo Turetta ha pianificato e premeditato l’omicidio di Giulia Cecchettin

Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, non merita le attenuanti generiche. A escluderle è stata la Corte d’Assise di Venezia, che nelle motivazioni della sentenza – diramate ieri – evidenzia la premeditazione e la determinazione con cui è stato portato a termine il delitto. I giudici parlano di un’azione "efferrata, risoluta, dettata da motivi abietti e spregevoli", radicati nell’"intolleranza per la libertà di autodeterminazione" di Giulia, una giovane donna che aveva semplicemente rivendicato il diritto all’autonomia nelle sue scelte di vita.
Una pianificazione lucida e dettagliata
A conferma della premeditazione, la Corte sottolinea come Turetta abbia pianificato l’omicidio nei giorni precedenti, presentandosi all’incontro con Giulia già armato e determinato a ucciderla. Dopo l’aggressione, ha nascosto il corpo e si è dato alla fuga per un’intera settimana, mostrando in ogni fase un livello di lucidità e controllo incompatibili con un gesto impulsivo. È lo stesso comportamento successivo al delitto a rafforzare l’ipotesi della premeditazione: l’uso di sacchi della spazzatura per occultare il cadavere, la scelta di un luogo isolato lontano da strade battute e, infine, la fuga all’estero, conclusa con la consegna alla polizia tedesca solo quando ormai esausto e senza risorse.

Cos'è la premeditazione
Prima di addentrarci nella fattispecie del delitto Cecchettin può essere utile ricordare cos'è la premeditazione. Si tratta di un concetto giuridico che indica il fatto di aver pensato, pianificato o deciso di compiere un'azione – spesso un crimine – con anticipo, cioè non d’impulso o sotto l’effetto di emozioni momentanee. In ambito giuridico la premeditazione è un'aggravante: significa che chi ha commesso un reato, come ad esempio un omicidio, non l'ha fatto d'istinto, ma ci ha riflettuto pianificando tutto prima. Questo lo rende, secondo la legge, più colpevole e punibile con pene più severe.
Gli elementi della premeditazione nel femminicidio di Giulia Cecchettin
Nel dispositivo che illustra le motivazioni della sentenza all'ergastolo per Filippo Turetta si discute, tra l'altro, la configurabilità dell'aggravante della premeditazione. "Turetta – si legge – crea nella app Note del proprio cellulare una lista di oggetti e di attività univocamente strumentali all'omicidio della ragazza: proposito certamente validato dal sentimento di rabbia e acredine che motivava l'imputato ogni qualvolta veniva frustrato il suo senso di possesso nei confronti di Giulia (come si ritrova innumerevole nelle "sue" chat con "me" o con nessuno). Si precisa che il proposito omicidiario è dunque documentale".
La "lista" di Filippo Turetta
Secondo i giudici che hanno condannato Filippo Turetta all'ergastolo, il giovane aveva preparato minuziosamente una serie di oggetti "in attuazione del progetto che ha portato alla morte di Giulia Cecchettin".
In particolare, tra le altre cose, Turetta aveva acquistato una carta stradale dell'Italia che sarebbe stata "strumentale alla fuga in quanto legata alla volontà di non utilizzare strumenti che consentissero la tracciabilità", ad esempio Google Maps. Con sé, però, l'assassino aveva portato anche degli zaini e si era presentato all'appuntamento con Giulia con almeno due coltelli, "uno dei quali utilizzato nel corso dell'aggressione". Turetta ha acquistato prima del delitto due confezioni di nastro adesivo telato "che ha poi applicato su Giulia".
Nella lista del femminicida però compaiono compaiono anche altre voci che secondo i giudici provano la premeditazione del delitto, ad esempio "cercare cose a casa su (badili/coltelli)", "coltellino svizzero", "sacchi immondizia", "corda per legare", "legare le caviglie sotto e sopra le ginocchia", "silenziarla puntando coltello", "calzino umido in bocca", "toglierle le scarpe", "maschera viso".
Secondo i difensori di Turetta, tale lista sarebbe "rivelatrice della volontà di sequestrare una persona e non di volontà omicida".
Ebbene, i giudici hanno rigettato questa tesi sottolineando come alcuni elementi della lista, come i sacchi dell'immondizia e i badili, tradissero un effettivo intento omicida: quello di Giulia Cecchettin, dunque, è stato un delitto ampiamente premeditato da Filippo Turetta e non un atto compiuto in un impeto di rabbia.