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Elezioni USA 2020

Perché saranno i giovani a decidere chi vincerà tra Trump e Biden alle elezioni USA

Daniele Angrisani, esperto di finanza e fondatore della pagina Facebook “Elezioni USA 2020”, ha fatto il punto della situazione a Fanpage.it sull’Election Day del prossimo 3 novemebre. Chi vincerà tra Trump e Biden? “I sondaggi danno in vantaggio il democratico ma attenzione agli stati-chiave. La scelta del futuro presidente è influenzata da emergenza Covid e proteste del Black Lives Matter, ma quest’anno ci sarà un’affluenza record, anche di giovani: dipende anche dalla polarizzazione politica che si è andata formando in questi 4 anni intorno alla figura del presidente Trump che ha letteralmente diviso a metà gli Stati Uniti”.
A cura di Ida Artiaco
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"Le prossime elezioni americane saranno influenzate dall'emergenza Covid e dalle proteste del Black Lives Matter, ma quasi certamente dipenderanno anche dalla polarizzazione politica che si è andata formando in questi 4 anni intorno alla figura del presidente Trump che ha letteralmente diviso a metà gli Stati Uniti". A parlare è Daniele Angrisani, 42 anni, esperto di finanza, cittadino americano e fondatore della pagina Facebook "Elezioni Usa 2020", che rispondendo alle domande di Fanpage.it ha fatto il punto della situazione sull'Election Day del 3 novembre, quando l'America sarà chiamata a scegliere il presidente numero 46 della propria storia. Da un lato, c'è l'attuale inquilino della Casa Bianca, dall'altro il suo sfidante democratico, Joe Biden, ex vice durante l'epoca Obama. A pesare quest'anno sarà, in via del tutto eccezionale, anche il voto dei giovani, che mai come stavolta possono essere uno dei punti chiave nella vittoria dell'uno o dell'altro.

Secondo lei, chi vince tra Biden e Trump? 

Stando agli ultimi sondaggi, Biden è nettamente avanti a Trump ma anche ad Hillary Clinton, se si vuole fare un paragone con quello che è successo 4 anni fa. Se Trump dovesse vincere il margine di errore dei sondaggi che lo danno per perdente dovrebbe essere molto più alto rispetto a quello dell'ultima tornata elettorale che lo ha visto vincere contro la sfidante democratica. E anche se ci fosse lo stesso identico errore, comunque Biden, allo stato attuale, ce la farebbe lo stesso. Ci sono però due criticità per quest'ultimo: innanzitutto c'è la questione relativa agli stati-chiave, che sono quelli decisivi e che tradizionalmente sono più a destra. Qui il margine di vantaggio è più basso mediamente, circa di 3 o massimo 4 punti, rispetto al dato di Biden a livello nazionale. L'importante per lui è non ripetere lo stesso errore della Clinton: vincere a livello nazionale ma perdere il collegio elettorale. La seconda riguarda i sondaggi: a livello nazionale sono stati giusti, perché davano vincitrice la Clinton con almeno 3 punti di scarto, ma a livello statale sono stati un disastro, specie nel Mid-West, e cioè Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.

Quest'anno pare ci sarà un boom di young voters: quanto sarà importante il voto dei giovani per l'esito finale?

Il voto dei giovani è verso Biden, è fortemente democratico, ed è sicuramente uno dei punti chiave di questa elezione. Si sta assistendo ad un crescente interesse dei giovani, come si può vedere anche con il voto anticipato in alcuni stati in cui sembra andare nella direzione di una maggiore partecipazione giovanile, complice anche una campagna elettorale molto seguita sui social media orientati verso l'elettorato più giovane. C'è un aumento, ma quanto effettivo è lo sapremo all'Election Day. Di certo quest'anno ci sarà una grande partecipazione da parte di tutte le classi. Sono previsti oltre 150 milioni di elettori, un'affluenza altissima come non si ricorda da tempo negli Usa.

Da cosa dipende tutta questa partecipazione?

Sicuramente c'entra la questione Covid e le proteste del Black Lives Matter che hanno caratterizzato i mesi scorsi dopo la morte di George Floyd, ma quasi certamente dipende anche dalla polarizzazione politica che si è andata formando in questi 4 anni intorno alla figura del presidente Trump che ha letteralmente diviso a metà gli Stati Uniti, tra quelli che lo amano e quelli che lo odiano. E' un po' quello che è successo in Italia con Silvio Berlusconi. L'ex tycoon ha cercato di togliere tutto quello che era stato fatto dalla presidenza Obama, dall'ambiente alle armi fino alla questione Corte suprema, quando ha proposto la candidatura della conservatrice Amy Coney Barrett come sostituta della progressista Ruth Bader Ginsburg. C'è stato uno spostamento totalmente verso destra che ha destabilizzato l'ambiente politico americano. Inoltre, è stato un presidente incendiario, con le sue dichiarazioni via Twitter ha gettato benzina sul fuoco tutte le volte che voleva, non ha avuto grande spirito moderatore.

Cosa cambierebbe per l'Italia e l'Europa in caso di vittoria dell'uno o dell'altro?

I movimenti politici della destra hanno sempre visto in Trump uno dei loro simboli o comunque un importante punto di appoggio internazionale. Per cui sicuramente il risultato delle elezioni avrà un impatto, a livello italiano ed europeo, sulla capacità della tenuta dei partiti sovranisti. Non è un caso che proprio nel 2016 con la vittoria di Trump e poi con la Brexit sia stato dato il via ad una ondata che si è fermata solo nel 2018 con l'avanzata dei partiti sovranisti in numerosi stati del Vecchio Continente. Una rielezione di Trump porterebbe nuova linfa vitale alla destra. Se dovesse vincere Biden, invece, è molto più probabile che si riallaccerebbero dei rapporti in questo momento abbastanza danneggiati tra le due sponde dell'Oceano Atlantico e con un rafforzamento anche dei rapporti all'interno della Nato.

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