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Perché Ryanair aumenta i prezzi dei biglietti aerei e minaccia l’Italia, secondo la CGIL

Fabrizio Cuscito (Filt Cgil): “Il settore del traffico aereo è una giungla. È stato lasciato loro campo libero alle compagnie low cost, che ora possono dettare regole e prezzi a loro piacimento”.
Intervista a Fabrizio Cuscito
Coordinatore del dipartimento Trasporto Aereo della FILT Cgil.
A cura di Davide Falcioni
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Nei giorni scorsi il governo italiano ha decretato lo stop agli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante un periodo di picco di domanda e se il prezzo di vendita del biglietto è del 200% superiore alla tariffa media del volo. Vietato inoltre fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato dall'acquirente. L’UE ha chiesto a Roma di fare chiarezza, mentre il Ceo di Ryanair ha liquidato la questione come la fantasia di gente "che guarda troppo Netflix", perché "non ci sono algoritmi" e la compagnia "non fa profili dei clienti". "Se il decreto dovesse rimanere così, invece di aprire nuove rotte da una qualsiasi città italiana voleremo di più verso la Spagna".

A dispetto delle dichiarazioni dell'amministratore delegato della società irlandese, tuttavia, è evidente a tutti che i prezzi dei biglietti aerei hanno subito negli ultimi mesi dei forti rincari. Non a caso a inizio luglio il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, ha chiesto alle principali compagnie aeree "spiegazioni precise sulle dinamiche dei prezzi e in particolare su determinate tratte che hanno visto una variazione anomala". Gli aumenti, in particolare, hanno riguardato le tariffe di alcune tratte che collegano le città di Roma e Milano con Venezia, Palermo, Catania e Cagliari.

Ma quali sono le ragioni più profonde di questi aumenti? E a cosa si deve lo strapotere di Ryanair in Italia? Fanpage.it ha interpellato Fabrizio Cuscito, Coordinatore del dipartimento Trasporto Aereo della FILT Cgil.

Fabrizio Cuscito, FILT Cgil
Fabrizio Cuscito, FILT Cgil

Il governo italiano ha decretato lo stop agli algoritmi che aumentano i prezzi per le rotte nazionali da e per la Sicilia e la Sardegna. Ryanair ha replicato minacciando di rinunciare ad alcune tratte italiane a favore della Spagna. Voi cosa ne pensate?

Il governo fa i conti solo adesso con la destrutturazione del sistema del trasporto aereo. Stupirsi ora per i prezzi dei biglietti che schizzano alle stelle vuol dire non aver compreso come è fatto questo settore a livello industriale. Il nostro è infatti un comparto che è stato lasciato alla deregolation più totale ormai tanti anni fa, ed il motivo per cui le low cost hanno avuto successo, proponendo biglietti a prezzi ridicoli, è lo stesso per cui invece oggi quegli stessi biglietti salgono. È stato lasciato loro campo libero, quindi possono dettare regole e prezzi. Tuttavia qualcuno dovrebbe chiedersi perché questo settore è così destrutturato e perché dal punto di vista industriale un Paese come l'Italia si è consegnato a Ryanair dovendone subire costantemente i ricatti. Questa riflessione non viene fatta dall'attuale governo, né è stata mai fatta da quelli precedenti.

Lei descrive il settore del trasporto aereo come una giungla. Ci spiega perché è così?

Anni fa il governo italiano fece un patto con Ryanair; accadde quando Alitalia fallì e il ministro Delrio strinse la mano all'allora amministratore delegato della compagnia, Michael O'Leary, sancendo di fatto il passaggio della società irlandese a compagnia di bandiera del nostro Paese. Questo avvenne attraverso un sistema composto da gestioni aeroportuali private e regioni, che di fatto finanziavano l'attività della compagnia in Italia con accordi di co-marketing che non sono mai stati regolamentati, e tanto meno sono stati trasparenti. Tramite questi accordi Ryanair veniva in Italia a svolgere determinati collegamenti in determinati scali, salvo poi chiudere e cambiare aeroporto quando questi collegamenti erano giudicati non abbastanza remunerativi. La compagnia, quindi, si spostava, otteneva accordi di co-marketing con altri scali, magari in diretta concorrenza coi precedenti. Il risultato è che alcuni sono falliti a causa dei soldi che dovevano dare a Ryanair, ad esempio Forlì e Rimini. Di fatto, la compagnia irlandese ha adottato questo sistema per svariati anni: ha offerto un servizio che non aveva la forza per stare sul mercato, ma che si è retto in parte grazie alla vendita dei biglietti, ma soprattutto grazie ai finanziamenti erogati dalle regioni.

Michael Kevin O'Leary, ex Ceo Ryanair
Michael Kevin O'Leary, ex Ceo Ryanair

Perché è stato possibile che, di fatto, le regioni finanziassero Ryanair facendosi concorrenza tra loro?

Il trasporto aereo rientra nel titolo quinto della Costituzione: ciò significa che non c'è una regia nazionale e ogni regione è autonoma nella gestione del trasporto aereo. Le gestioni aeroportuali, che dagli anni '80 sono state privatizzate, hanno fatto esclusivamente i loro interessi particolari, ben lungi dagli interessi del sistema Italia.

Di fatto, quindi, le compagnie low cost hanno colmato un vuoto dettando le loro regole?

Sì, e nessun governo si è mai posto il problema di regolamentare il settore. Ciò è avvenuto nonostante queste compagnie abbiano portato sempre all'estero i loro capitali. Non solo Ryanair, anche WizzAir ed Easyjet.

Ryanair sta aumentando sensibilmente i prezzi dei biglietti. Ma quali sono le ricadute sui lavoratori?

Facciamo una premessa: i dipendenti di questa società non sono liberi di scegliersi il sindacato che preferiscono perché la compagnia riconosce solo alcune sigle e non altre. Ad esempio, Cgil, Uil e Ugl non sono riconosciute da Ryanair, ed è gravissimo che accada in un Paese sviluppato come l'Italia. Non solo: la compagnia irlandese ultimamente ha messo in campo una vergognosa campagna contro il diritto di sciopero, invitando i cittadini a raccogliere firme contro le mobilitazioni dei controllori del traffico aereo, perché a loro detta questo impediva agli aerei di volare. Su questo il governo italiano ha taciuto.

Perché i dipendenti Ryanair potrebbero decidere di scioperare?

I lavoratori e le lavoratrici Ryanair percepiscono il 30% in meno rispetto ai colleghi in possesso del contratto collettivo nazionale. I dipendenti della compagnia irlandese hanno un contratto interno stipulato solo con alcuni sindacati, e i massimi salariali sono sensibilmente inferiori: un assistente di volo di Ryanair può guadagnare mediamente tra i 1.500 e i 1.800 euro lordi, i piloti sui 2.500/3mila euro lordi, circa il 30% in meno rispetto ai colleghi con contratto collettivo nazionale.

Il Ministro delle imprese e del Made in Italy Alfonso Urso ha confermato due giorni fa la convocazione di un nuovo incontro con Ryanair e un tavolo di settore. La Cgil parteciperà?

No, da quello che abbiamo appreso il Ministro ha deciso di coinvolgere in questo tavolo tutti, ma non le parti sociali. Il governo scopre oggi il tema delle compagnie low cost, ma non si pone minimamente il problema delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici. È una follia. Ricordo al ministro che se è vero che gli aeroplani volano grazie agli afflussi di turisti, è altrettanto vero che per farli volare serve il lavoro delle persone. E quelle persone sono, spesso e volentieri, cittadini italiani o che pagano le tasse in Italia. Lo ricordo a questo governo che spesso parla di "onor di patria ed interessi nazionali".

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