Perché quello di Filippo Turetta non può essere omicidio preterintenzionale: il parere del giudice
"Ci sono tre elementi che ci inducono ad escludere anche in astratto l'idea dell'omicidio preterintenzionale: le dichiarazioni dell'indagato, le modalità esecutive del delitto e quanto aveva già predisposto per occultare il cadavere della vittima".
Così Valerio de Gioia, consigliere della Corte d'Appello di Roma, ha spiegato a Fanpage.it perché difficilmente potrebbe essere riconosciuto a Filippo Turetta, indagato per la morte dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, l'omicidio preterintenzionale.
Si tratta di una ipotesi che da ieri circola sui giornali e che potrebbe essere avanzata dagli avvocati difensori del ragazzo, attualmente detenuto presso il carcere di Verona, per evitargli l'ergastolo, pena che gli sarebbe comminata in casi di condanna con l'aggravante della premeditazione.
Giudice de Gioia, ci può spiegare cos'è l'omicidio preterintenzionale e quali sono le pene previste?
"L'omicidio preterintenzionale, volendo semplificare, è un omicidio oltre le intenzioni. L'omicida, cioè, non vuole uccidere ma vuole cagionare un reato minore. In altre parole, si configura questo reato quando si intende ferire o procurare lesioni alla vittima, ma quest'ultima poi muore. A differenza dell'omicidio colposo, in cui non il killer non vuole neanche ferire la vittima, in questo caso vuole fare del male ma il risultato che ottiene va oltre le proprie intenzioni. Un esempio classico di questo tipo di reato è la lite stradale. Nel caso in cui soggetto dà un pugno ad un altro dopo essere sceso dalla macchina, il secondo cade a terra battendo la testa e muore, si configura il reato di omicidio preterintenzionale.
La differenza è enorme, perché la pena in questo caso va dai 10 ai 18 anni di carcere e pacificamente può essere ammesso il rito abbreviato, quindi si potrebbe arrivare ad avere una pena minima di 6 anni e 8 mesi fino a 12″.
Alla luce di ciò che è emerso negli ultimi giorni, si potrebbe parlare di omicidio preterintenzionale per Filippo Turetta?
"Nel caso di Turetta, se ci vogliamo sbilanciare, questo è a mio parere, alla luce della giurisprudenza attuale, un percorso da escludere. Ci tre elementi che ci inducono ad escludere anche in astratto l'idea dell'omicidio preterintenzionale: le dichiarazioni rese dall'indagato, le modalità esecutive del delitto, sia per quanto riguarda l'arma usata (il coltello) che il numero di fendenti inferti e le zone del corpo colpite, e infine quanto aveva già predisposto per occultarne il cadavere. Tutto ciò fa escludere che Turetta volesse solo ferire Giulia Cecchettin, anzi credo che la finalità ultima fosse proprio quella di toglierle la vita".
A quanto pare la difesa di Turetta potrebbe anche richiedere la perizia psichiatrica. Cosa ne pensa?
"La richiesta di perizia psichiatrica può essere fatta sempre e anche se non viene avanzata dal difensore il giudice può nominare un perito. Il fatto che venga chiesta o che venga nominato un perito non vuol dire che ci sia spazio per la capacità di intendere e volere. A me capita spesso di nominare il perito quando c'è qualche elemento anche inconsistente al solo fine di eliminare ogni dubbio e anche per dare sin da subito, dal primo grado del processso, la certezza che non c'è una patologia.
Dirò di più: non mi sembra che Turetta avesse una cartella clinica o abbia avuto ricoveri o patologie se non problematiche depressive. Una esecuzione del delitto anche così violenta non porta a ipotizzare una incapacità di intendere e volere. Nemmeno a Benno Neumair, che aveva avuto un Tso, è stata riconosciuta. Certamente più che l'incapacità totale l'obiettivo della difesa di Turetta credo sia quello di dimostrare una sorta di seminfermità di poter ottenere una ulteriore riduzione di pena. Ma confermo che, in base alla mia esperienza e alle indicazioni della giurisprudenza, ci deve essere una patologia conclamata. La vedo ardua come strategia processuale".
Nelle ultime ore si parla delle indagini in corso per capire se Turetta abbia ucciso Giulia mentre scappava o all'interno della Fiat Punto nera su cui è scappato. Perché è importante saperlo?
"Credo sia importante solo ai fini del sequestro di persona, probabilmente. Se l'ha colpita fuori dalla macchina e l'ha uccisa non c'è più sequestro di persona, anche se dagli accertamenti è emerso che è morta dissanguata, quindi mentre era in macchina. Ecco perché abbiamo bisogno dei risultati delle analisi sulla vettura, anche per capire quanto sangue c'è all'interno e forse anche per capire se c'è spazio per l'aggravante della crudeltà".
Alla lue di tutto quello che è successo finora, quali tempistiche abbiamo?
"Penso che entro la fine dell'anno tutti gli accertamenti tecnici ripetibili e irripetibili verranno completati. Aspettiamoci per l'inizio di gennaio un rinvio a giudizio".