
"Dopo il Vangelo si tenga una breve omelia, evitando però la forma e lo stile di un elogio funebre". Lo afferma in maniera inequivoca il rituale romano che si occupa delle esequie, approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Il cardinale decano Giovanni Battista Re deve essersene dimenticato quando ha scritto l’omelia per i funerali di Francesco, omelia che aveva un tono decisamente trionfalistico in merito ai successi del suo pontificato e al modo di essere del pontefice defunto. Re ha inserito solo velocissimi e sfuggenti riferimenti al Vangelo, al contrario di quello che dovrebbe essere un'omelia, che serve, appunto, a spiegare meglio il passo del Vangelo appena letto.
È sembrata, quindi, un’omelia più vicina a quella di una canonizzazione che a quella di un funerale: il ritratto che il decano Re ha fatto è sembrato proprio quello di un santo, ma oggi non si doveva proclamare la certezza del fatto che Francesco è già in Paradiso, ma accompagnarne il passaggio dalla terra alla vita eterna. Tra l’altro, a differenza dei funerali di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, non sono riecheggiate da piazza San Pietro urla di “Santo Subito”.
La finalità principale dell’omelia funebre non dovrebbe, dunque, essere la celebrazione della vita della persona per cui si celebrano le esequie, ma quello di accompagnare i fedeli nel momento del distacco, affidando a Dio l’anima del proprio amato, favorendo la preghiera dell’intera comunità, ricordando che solo nel Signore può essere trovata la consolazione e nella consapevolezza che solo Dio conosce i cuori degli uomini.
Il decano del Collegio Cardinalizio ha celebrato la messa esequiale sottolineando in modo quasi esclusivo l’importanza del pontificato di papa Francesco, spiegando quando “il suo passaggio da questa terra all'eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti e i cuori”. Re ha ricordato che "la sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua" e il saluto finale dal balcone della basilica di San Pietro alla folla al termine della messa pasquale. Re non ha taciuto i viaggi apostolici di Francesco, il suo instancabile lavoro per gli ultimi e in particolare i migranti. Un excursus sulla vita del pontefice piuttosto che una vera e propria omelia.
Impossibile non fare il paragone tra questa omelia e quella, molto più breve e generica, che lo stesso Francesco tenne, in prima persona, per il suo predecessore Benedetto XVI nel gennaio del 2023. Certo, Benedetto non era più Papa al momento della sua morte, ma molti storsero il naso per una omelia completamente priva di qualsivoglia riferimento al suo pontificato, che pure aveva rappresentato molto per centinaia di milioni di cattolici in tutto il mondo e in cui il nome del pontefice emerito veniva citato solo nell’esortazione finale: “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!”
Lo stesso Joseph Ratzinger, aveva, a sua volta, celebrato la messa esequiale per il suo predecessore Giovanni Paolo II. Molti commentatori ritennero che fosse stata proprio quella omelia a far decidere i cardinali a eleggerlo Papa, visto che il testo scritto dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede era stata molto profonda ed equilibrata, ricordando la figura del pontefice in modo sobrio, ma puntualizzando, contemporaneamente, la centralità del messaggio evangelico a tutti quelli che lo ascoltavano.
