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La morte di Liliana Resinovich

Perché per risolvere il caso di Liliana Resinovich sono importanti gli oggetti trovati accanto a lei

Sono iniziati gli accertamenti tecnici irripetibili sui reperti rinvenuti nei pressi del boschetto dove è stato rinvenuto il cadavere di Liliana Resinovich. Spieghiamo perché potranno avere un ruolo decisivo in quello che a tutti gli effetti ha assunto i connotati di un giallo.
A cura di Anna Vagli
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Sono iniziati oggi presso il Gabinetto regionale di Polizia scientifica per la Lombardia gli accertamenti tecnici irripetibili sui reperti rinvenuti nei pressi del boschetto dove è stato rinvenuto il cadavere di Liliana Resinovich. Dunque, cerchiamo di comprendere perché, quelli che in gergo tecnico vengono definiti accertamenti tecnici irripetibili, potranno avere un ruolo decisivo in quello che a tutti gli effetti ha assunto i connotati di un giallo.

Cosa sappiamo fino ad oggi sulla morte di Liliana

L’indagine per la tragica morte di Liliana è arrivata a un punto di stallo. Al momento, in tal senso, le uniche certezze in mano agli investigatori sono la mancanza di segni di violenza sul corpo di Liliana e la causa di morte, individuata in uno scompenso cardiaco acuto. Difatti, sul cadavere mancano anche i segni di una morte per soffocamento. Segni che, secondo letteratura scientifica, dovrebbero essere presenti. Quindi, in attesa degli esiti degli esami tossicologici – che dovranno intervenire a breve salvo eventuale proroga del termine – gli inquirenti potranno avere risposte certe ed inequivocabili proprio dalle risultanze degli accertamenti iniziati questa mattina presso.

L’importanza dei nuovi esami

Perché i nuovi accertamenti disposti potranno contribuire a risolvere il giallo di Liliana? La risposta è relativamente semplici. Sui reperti si andranno a ricercare sia tracce di Dna che impronte papillari. Il primo è un codice genetico identificativo mentre le seconde sono costituite da secrezioni della pelle e prodotte da diversi tipi di ghiandole. In termini semplici, le impronte papillari si classificano in: digitali, palmari e plantari. Rispettivamente, quindi, impronte dei polpastrelli, del palmo della mano e della pianta del piede.

Tra queste le impronte digitali sono quelle più utilizzate nelle indagini giudiziarie. Esse sono in grado di identificare senza dubbio il soggetto che le ha lasciate. In primo luogo, perché sono uniche: non esistono due persone con la stessa impronta digitale. Ad esempio, due gemelli monozigoti hanno lo stesso Dna ma impronte digitali differenti. In aggiunta, le impronte digitali non sono trasferibili. Pertanto, se c’è un’impronta su di un oggetto è perché quell’oggetto è stato toccato. Infine, sempre semplificando, le impronte digitali sono immutabili durante tutto l’arco della vita di una persona. C’è però un limite al loro impiego. Difatti, anche le impronte, come il Dna, non si possono datare. Dunque, non si può sapere quando sono state lasciate e quindi quando quell’oggetto è stato toccato.

Questo che cosa significa? Facciamo due ipotesi relativamente ai sacchi che avvolgevano il corpo di Liliana e sugli altri reperti. Sicuramente, e siamo alla prima supposizione, se questi ultimi sono stati toccati dalla donna mostreranno inequivocabilmente tracce biologiche e impronte papillari della medesima.

Adesso invece facciamo la seconda considerazione. Ipotizziamo che sui sacchetti che avvolgevano il corpo di Lilli (così come sul guanto o il cordino) vengano rinvenute impronte digitali del marito. In quel caso, non dovrà concludersi che Sebastiano è certamente l’assassino. Al contrario, dovrà compiersi un passo successivo. Occorrerà cioè procedere all’accertamento merceologico per comprendere la provenienza degli oggetti e la compatibilità con quelli eventualmente presenti nella casa coniugale. Se così fosse, però, essendo nella disponibilità di entrambi i coniugi, non potrà essere considerata una prova a carico del marito. Questo accadrà eventualmente qualora più indizi convergeranno nella stessa direzione.

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visentin
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visentin

Importanti saranno anche le risultanze degli accertamenti biologici sulla bottiglietta. Su quest’ultima, oltre a ricercare Dna, verranno sicuramente effettuate analisi relativamente al contenuto.

Importanti riscontri, e di stessa matrice, potranno aversi dalle analisi sul cordino, la mascherina e il guanto.

Chiaramente, a conferma che le indagini devono sempre svolgersi a trecentosessanta gradi, i risultati ottenuti dovranno essere comparati con i tanto attesi tossicologici. Questi ultimi, infatti, saranno in grado di chiarire se la donna avesse o meno assunto farmaci, droghe o altre sostanze letali. Ulteriore raffronto, poi, avverrà con quanto riscontrato negli apparecchi e nei dispositivi elettronici. Tutti riscontri, questi, in grado di fornire risposte inconfutabili.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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