Perché Papa Francesco non si dimetterà ora e cosa potrebbe aspettare, secondo il cardinale Ravasi
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Se Papa Francesco "dovesse avere delle difficoltà gravi a svolgere il suo servizio, farà la sua scelta" e non è detto che non prenda la decisione di dimettersi. A fare quest'ipotesi sul futuro del Santo Padre è il cardinale Gianfranco Ravasi. "Sarà lui a decidere, com'è ovvio, magari chiederà consiglio ma l'ultima parola la valuterà da sé, in coscienza", aggiunge.
In un lunga intervista al Corriere della Sera l'ecclesiastico ha aperto all'ipotesi delle dimissioni del Papa, ricoverato da una settimana al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale, "fermo restando che il suo desiderio è quello di compiere almeno il Giubileo, l’anno santo dedicato alla speranza che sente come il suo momento", ha specificato Ravasi.
Sarebbe quindi questa la conditio sine qua di Papa Francesco: se le sue condizioni di salute glielo permetteranno, potrebbe portare a termine questo impegno e poi valutare il da farsi. "Si tratta di capire cosa accadrà in futuro. Del resto, lo stesso Francesco ha spiegato di aver già firmato una lettera di dimissioni all’inizio del pontificato, come già Paolo VI. Da quello che si è saputo, ora subentra una difficoltà strutturale che riguarda una funzione vitale fondamentale come il respiro", ha detto ancora il cardinale.
Da tempo infatti il pontefice ha difficoltà a camminare e si sposta con una sedia a rotelle, ma le sue condizioni di salute attuali, seppure sembra siano in via di miglioramento, gli hanno causato problematiche diverse. "Una cosa è il ginocchio, ma se uno sente che il corpo intero è in difficoltà è diverso", commenta Ravasi.
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Anche se, nonostante le difficoltà legate all'età (il Papa ha 88 anni, ndr) e al fisico, Francesco ha continuato ad avere in questi anni "una presenza unica nel pianeta, come forse solo Giovanni Paolo II, la sua voce e la sua azione sono riconosciute da credenti e non credenti. In questo senso è esemplare il viaggio così lungo e impegnativo che ha compiuto a settembre in Asia e Oceania, nonostante la carrozzina, nonostante tutto. E stata una grande lezione, come quella degli atleti delle Paralimpiadi. Ha mostrato che si può fare tutto anche nella fragilità".
Ravasi ha inoltre commentato il clima di incertezza che si è respirato nei giorni scorsi. Per un momento infatti si era temuto che le condizioni del Papa fossero disperate e che si stessero volgendo al peggio. Ma, come ha assicurato il cardinale, "le indicazioni sono quelle dei bollettini", bollettini che "mostrano un elemento indubbio di fragilità di una persona anziana, pur tenendo conto della sua carica vitale, della capacità di reagire".
Secondo Ravasi, la vasta produzione di notizie, anche false, che in questi giorni si stanno diffondendo sulla salute del Santo Padre sarebbe in parte legata alla ‘forte polarizzazione' che il pontificato di Francesco ha generato.
"Soprattutto in Rete e nei siti americani c’è una forte corrente anti-Bergoglio: anche se non è mai esplicita, si mostra evidente un’attesa di mutamento che si esprime anche attraverso le fake news. – osserva – Del resto, la tensione tra visioni ecclesiali contrapposte non è un fenomeno di oggi. Fin dalle origini cristiane è un elemento abbastanza strutturale, costante. Nella Lettera ai Galati, Paolo scrive: ‘Mi opposi a Pietro a viso aperto perché aveva torto'. Però lo riconosce come “colonna”, il Pontefice deve restare il riferimento".
Le dimissioni del Papa sono un evento raro nella storia della Chiesa e in passato sono stati pochi i Papi che hanno effettivamente deciso di compiere il passo del "gran rifiuto" (come lo definì Dante Alighieri riferendosi a Celestino V nel III canto dell'Inferno). Anche se il più recente è proprio quello del suo diretto predecessore, Benedetto XVI.
"Ricordo quando Benedetto XVI me lo disse, una decina di giorni prima di dare l’annuncio. – ha detto ancora Ravasi – Dovevo predicare gli Esercizi spirituali alla Curia e lui mi chiese di non tener presente la questione della rinuncia al pontificato nelle meditazioni, come fosse una cosa normale. Con grande semplicità, mi disse che la mente andava bene ma era il corpo a non farcela più. Un Papa deve sostenere un’agenda fitta di incontri, di viaggi, e lui sentiva di non essere più in grado".
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