Perché papa Francesco non “è sceso dalla croce” rinunciando alle dimissioni: è morto da Pontefice

“Non si scende dalla croce”. Così il segretario particolare di Giovanni Paolo II, Stanislao Dziwisz, commentò a caldo la notizia della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI e papa Francesco, evidentemente, ha scelto di non scendere dalla croce, donando la sua infermità al popolo cristiano. Dopo le dimissioni dall’ospedale Gemelli dopo 38 giorni di ricovero avrebbe dovuto osservare due mesi di convalescenza, invece spesso è uscito dalla sua stanza per incontrare i fedeli, l’ultima volta per dare la benedizione Urbi et Orbi la mattina di Pasqua. Non sappiamo e non sapremo mai quanto questi sforzi abbiano contribuito a velocizzarne la morte.
Eppure papa Francesco non è mai stato contrario in senso assoluto a una sua rinuncia. Si parla, appunto, canonicamente di rinuncia al “munus petrino”, cioè al peso che deve portare il successore di san Pietro, mentre il termine “dimissioni” è assolutamente scorretto, perché si è sacerdote per sempre e non ci si può semplicemente “dimettere” da qualcosa per cui si è stati scelti per ispirazione dello Spirito Santo. Francesco ha più volte pubblicamente dichiarato di aver scritto di suo pugno la lettera di rinuncia due mesi dopo la sua elezione e di aver consegnato questa comunicazione all’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone. Solo qualche mese fa spiegava di non aver la minima idea di dove si trovasse questa lettera.
Neppure il successore di Bertone, il cardinale Pietro Parolin, ha detto di averne idea. Probabilmente la lettera si trova in qualche scaffale dell’archivio della Segreteria di Stato e lì è destinata a rimanere, a futura memoria e ad uso di qualche storico vaticano. Francesco chiarì di aver scritto la lettera “nel caso che io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare.” Il Papa spiegò pure che “non vuol affatto dire che i Papi dimissionari debbano diventare, diciamo così, una ‘moda', una cosa normale" in quanto il ministero del Papa è “per la vita”. D’altronde san Pietro andò incontro al martirio sulla croce e non fuggì da Roma durante la persecuzione di Nerone quando ne ebbe la possibilità.
Già le dimissioni di Benedetto XVI, le prime dopo secoli, avevano creato una lacerazione nelle tradizioni della Chiesa cattolica e Francesco, che se ne rendeva conto, non aveva alcuna intenzione di crearne un’altra. Tra l’altro, fino alla morte di Francesco, si è continuato a dibattere, soprattutto in alcuni ambienti ultratradizionalisti, se la rinuncia di Benedetto XVI fosse valida e se Francesco fosse un pontefice legittimo. Bergoglio sapeva benissimo che la Chiesa non avrebbe potuto tollerare tre Papi viventi contemporaneamente e la morte di Ratzinger ha solo attenuato le polemiche, senza cancellarle.
In un’altra occasione, Francesco aveva chiarito che, se si fosse dimesso, non avrebbe assunto il titolo di “Papa emerito”, non avrebbe indossato la talare bianca e non avrebbe vissuto in Vaticano, ma si sarebbe ritirato in un’altra basilica, dedicandosi alle confessioni e all’assistenza agli ammalati. Questo in chiaro contrasto con Benedetto XVI, innescando ulteriori polemiche, mentre i due avevano notoriamente un ottimo rapporto.
Come si è visto, tutte queste discussioni sono state sterili ed inutili: Francesco non solo è morto portando il peso proprio di ogni pontefice, ma ha regnato fino alla fine, nel pieno delle sue facoltà mentali. È morto, insomma, da Papa.