Perché oggi è impossibile destinare il jackpot del Superenalotto ai terremotati
Destinare ai terremotati del centro Italia 128,8 milioni di euro del jackpot del Superenalotto (il più alto montepremi di un gioco in Europa, in questo momento) è una bella proposta. Ed è, semplicemente impossibile. Sui social network si susseguono appelli copia-incolla per chiedere «al governo» di destinare quei milioni a chi è rimasto senza un tetto. E qualcuno invece lamenta che è proprio il governo a non volerli destinare ai terremotati. Politici come la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni stanno martellando da ore su questa vicenda, sui social e con i comunicati stampa. Ma le cose stanno diversamente. Anzitutto: il Superenalotto non è gestito dallo Stato Italiano, bensì da una società privata, la Sisal, che opera in regime di concessione. Sisal è nata settant'anni fa ed è ormai così radicata nell'immaginario collettivo pubblico da essere considerata alla stregua di un ente o di un ministero. Non è così: trattasi di società a responsabilità limitata del Settore Giochi e Servizi. Dunque di quei soldi il governo non può proprio disporre liberamente. Cosa fa Sisal? Raccoglie i soldi delle giocate e riceve per questo dallo Stato un compenso in percentuale. Il jackpot altro non è che il totalizzatore dei premi non vinti nel corso delle settimane.
Per dare soldi ai terremotati partendo dai giochi d'azzardo occorrerebbe un intervento sulla parte di compenso che va allo Stato e – ce lo augureremmo ma il ministero non potrebbe obbligarli – un atto di solidarietà da parte dell'azienda Sisal. Lo sa bene il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta che oggi all'agenzia di stampa di giochi e scommesse Agipronews ha spiegato molto chiaramente: «È una bella iniziativa ma ci sono problemi da risolvere». Difficile che si possa intervenire sul Jackpot attuale anche perché che l'estrazione è questa sera. Baretta ha poi escluso un decreto sul modello di quello post terremoto d'Abruzzo che destinò le entrate di nuovi giochi alla ricostruzione: «Personalmente lo escludo. Pur comprendendo il fine, il risultato all'epoca fu un incremento del gioco e attualmente l'offerta è troppo estesa». Ma effettivamente si sta lavorando, conferma l'esponente di governo su «una soluzione tecnica per destinare parte dei proventi della raccolta alla ricostruzione. «Anche se – avverte – non è detto che ci riusciremo». Quindi, anziché attendere soluzioni ‘d'azzardo' non resta che donare in proprio senza aspettare la dea bendata di qualcuno.