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Cambiamenti climatici

Perché milioni di europei votano partiti che negano il cambiamento climatico, secondo Telmo Pievani

Telmo Pievani: “La comunicazione legata al cambiamento climatico continua ad essere dominata da emozioni negative, talvolta apocalittiche. E una parte dell’opinione pubblica non accetta questa situazione, perché è stanca e sfiduciata. Il problema, ovviamente, è che non basta non vedere un problema perché esso sparisca”.
Intervista a Telmo Pievani
Filosofo della biologia, evoluzionista e saggista.
A cura di Davide Falcioni
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Telmo Pievani
Telmo Pievani
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Mettiamoci per qualche minuto nei panni di uno storico del 2124 e immaginiamolo intento a studiare come erano andate le elezioni europee di un secolo prima nel continente che si stava surriscaldando più rapidamente di tutti sul pianeta. Scoprirà non solo che in alcuni tra i Paesi più importanti avevano trionfato forze politiche che negavano apertamente la crisi climatica, ma che gli stessi leader di quei partiti lo facevano nonostante le centinaia e centinaia di appelli pressoché quotidiani dei più autorevoli scienziati del mondo, e persino del Papa.

Ciò che quello storico studierebbe sarebbero le elezioni europee che si sono appena concluse. Quelle in cui in Germania Alternative für Deutschland ha conquistato oltre il 15% dei consensi con un programma che dichiara apertamente che "la CO₂ è uno dei fondamenti della nostra esistenza", e che "da quando esiste la terra, il clima è sempre cambiato. Non c’è mai stato un clima costante per lunghi periodi di tempo". Di conseguenza "gli attuali cambiamenti climatici si inseriscono perfettamente in questi cambiamenti, anche in termini di velocità". Insomma, tutto perfettamente nella norma, nonostante le temperature medie globali brucino ormai record su record di anno in anno. E nonostante nel 2023 in UE siano morte a causa del caldo circa 62mila persone.

Anche il Rassemblament Nationale di Marine Le Pen, che in Francia ha superato il 32% dei voti, nega apertamente nel suo programma elettorale la necessità urgente di uscire dal carbone. Al contrario, propone di mantenere i combustibili fossili, di abbassare l’Iva dal 20 al 5,5% sui carburanti e gas e di fermare i progetti eolici smantellando gradualmente i parchi esistenti, aggiungendo un secco “no” alle auto elettriche. Perché il benessere dei francesi di oggi è sacrosanto, e pazienza se quelli di domani vivranno in un Paese inospitale a causa degli eventi meteo estremi.

Ma come è possibile che nel pieno dell'emergenza climatica, con l'unanimità degli scienziati concordi sulla necessità di abbattere le emissioni di gas climalteranti, decine di milioni di cittadini europei abbiano scelto partiti negazionisti o – quando va bene – "riduzionisti" rispetto al cambiamento climatico? Come è possibile che milioni di ragazzi e ragazze abbiano deliberatamente scelto di segare il ramo su sui sono seduti, ritardando di anni decisioni che invece sono estremamente urgenti (anzi, su cui siamo già in ritardo)? Fanpage.it ha cercato qualche risposta dialogando con il professor Telmo Pievani, filosofo della biologia, evoluzionista e saggista.

Professore, dopo l'Italia nell'autunno del 2022, i principali exploit dei partiti di estrema destra sono stati registrati in Germania e Francia alle ultime elezioni europee? Come rischia di cambiare la politica dell'UE di contrasto a cambiamenti climatici? Si faranno, secondo lei, dei passi indietro?

Tutti ci aspettavamo un'ondata populista e la vittoria dei negazionisti del climate change, ma devo dire che sarebbe potuta andare anche peggio di così, con un cambiamento radicale degli equilibri della maggioranza al Parlamento Europeo. Vedo due possibilità, a questo punto: che la "maggioranza Ursula" cerchi di trovare una mediazione con l'estrema destra e finisca per rallentare la transizione verde. Sarebbe un gravissimo errore, ma temo possa accadere proprio questo. La seconda possibilità è che l'attuale maggioranza stringa un accordo con i Verdi e acceleri la transizione ecologica, provando a far capire una cosa fondamentale all'opinione pubblica: che accelerare la lotta al cambiamento climatico conviene a tutti, che se la transizione ecologica non sarà rapida pagheremo un prezzo molto più alto in futuro. Ma questa opzione mi sembra decisamente meno probabile, purtroppo.

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C'è il rischio che invece che l'Europa releghi la lotta al cambiamento climatico alla marginalità?

Mi sembra improbabile. Significherebbe rinnegare tutto quello che la "maggioranza Ursula" ha fatto in questi anni. Credo che si troveranno dei compromessi, che quegli interventi verranno rallentati e annacquati. Ma sarebbe un errore, come detto: manterrebbero la dose di impopolarità che già hanno, e inoltre sarebbero anche molto meno efficaci. Quello che la classe dirigente europea deve riuscire a far capire è che la transizione ecologica è una grande opportunità economica, di innovazione e ricerca. Come disse anni fa Angela Merkel è necessario che l'UE sia all'avanguardia oggi, per essere più avanti quando anche tutti gli altri saranno costretti a realizzare la transizione green.

Decine di milioni di persone in Europa hanno votato partiti che nei loro programmi negano l'esistenza della crisi climatica o ne sminuiscono la gravità. Perché?

La comunicazione legata al cambiamento climatico continua ad essere dominata da emozioni negative, talvolta apocalittiche. E una parte dell'opinione pubblica non accetta questa situazione, perché è stanca e sfiduciata. Il problema, ovviamente, è che non basta non vedere un problema perché esso sparisca. C'è poi un altro elemento psicologico: molti elettori tendono a credere al populismo di certi leader politici, convinti di poter mantenere il loro stile di vita, il loro modo di coltivare, mangiare, viaggiare… Ecco, io penso che i politici che lanciano questi messaggi siano profondamente irresponsabili. Per questo resto convinto che il tema della lotta al cambiamento climatico debba diventare assolutamente trasversale ed abbracciare destra e sinistra.

In Germania l’AFD è il primo partito tra i giovani. È stupito da questo dato, lei che insegna all'Università e che coi giovani ha a che fare ogni giorno?

Credo che in ciò ci sia una grave colpa della politica. I partiti tradizionali hanno una grandissima difficoltà a parlare con i ragazzi e le ragazze che oggi votano per la prima volta. Questa incomunicabilità è pressoché totale. Quando arrivano leader forti il rischio è che quei giovani finiscano per affidarsi a loro, come temo sia accaduto con l'AFD in Germania. Certo, è preoccupante che questo sia avvenuto in un Paese dove ci sono partiti forti e ancora autorevoli, oltre a una classe dirigente importante.

siccità estrema
siccità estrema

I partiti di estrema destra raccontano la transizione energetica come una manovra utile alle "elite" e dannosa per le classi popolari. È anche in questa narrazione la chiave del loro successo?

Credo che quello della giustizia climatica sia uno degli argomenti in cui la comunicazione è stata assai carente. Eppure oggi l'unica entità politica che ha proposto misure di transizione green (come le "case verdi" e l'auto elettrica) unite a interventi fiscali favorevoli è l'Unione Europea. Il pacchetto climatico “Fit for 55” oggi coniuga interventi di riduzione dell'impatto ambientale con altri di riequilibrio sociale allo scopo proprio di non far pagare ai meno abbienti la transizione energetica. Oggi l'UE è l'unico continente al mondo ad avere un piano del genere, eppure cresce l'opposizione al suo interno.

Lo dimostrano ad esempio le "proteste dei trattori" dei mesi scorsi…

Bisogna far capire agli agricoltori che protestano contro le misure europee volte a ridurre le emissione climalteranti che se continueremo su questa strada tra qualche anno non avranno più nulla da coltivare, o dovranno cambiare radicalmente le loro colture spendendo cifre esorbitanti. E bisogna far capire ai pescatori che se non salvaguarderemo tutti insieme la biodiversità, vietando ad esempio la pesca a strascico, tra 15 anni non ci sarà più nulla da pescare. Ma questo è un discorso onesto, che richiede lungimiranza. E i leader politici sempre più parlano solo alla "pancia" degli elettori.

Insomma, volenti o nolenti il cambiamento climatico prima o poi comunque presenterà il conto.

Sì, e anche essere negazionisti prima o poi non converrà più perché gli effetti della crisi climatica saranno troppo chiari a tutti. Mi aspetto che a quel punto i partiti di destra, più o meno estrema, inizieranno a proporre tecnologie "miracolose", come del resto sta già avvenendo. Diranno: "Sì, è vero, il riscaldamento climatico c'è. Ma non preoccupatevi, ne usciremo con la fusione nucleare, il bombardamento delle nuvole e la fotosintesi artificiale". Intendiamoci, sono canali di ricerca scientifica importanti e vanno sostenuti. Ma è un discorso molto pericoloso, l'ennesimo alibi per non fare l'unica cosa che va davvero fatta subito: cambiare i nostri modelli di sviluppo e consumo, e farlo prima che sia troppo tardi.

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