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Perché l’Italia vuole acquistare 21 lanciarazzi HIMARS dagli USA per un valore di 400 mln di dollari

La Defense Security Cooperation Agency (DSCA), agenzia governativa americana, ha confermato tre giorni fa che l’Italia sta acquistando 21 lanciarazzi HIMARS. Il generale Battisti spiega perché il nostro Paese si sta dotando di questi sofisticati e costosi sistemi d’arma.
Intervista a Generale Giorgio Battisti
Ufficiale di Artiglieria da Montagna ed ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).
A cura di Davide Falcioni
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L'Italia acquisterà 21 lanciarazzi HIMARS dagli Stati Uniti per un costo stimato di circa 400 milioni di dollari (oltre 360 milioni di euro). La notizia è dello scorso 15 dicembre e a darla è stata la Defense Security Cooperation Agency (DSCA), agenzia governativa americana con sede al Pentagono e dipendente dal Dipartimento della Difesa; la decisione finale sulla possibile vendita degli HIMARS al nostro Paese spetta ora al Congresso USA.

Secondo la nota ufficiale "il governo italiano ha richiesto di acquistare 21 sistemi M142 HIMARS e un pod di razzi M31A2 Guided Multiple Launch Rocket System Unitary (GMLRS-U) ad alto esplosivo (HE) e raggio d’azione esteso". La dotazione autorizzata per l’Esercito Italiano include tutti le componenti del sistema HIMARS. "Questa proposta di vendita – si legge sempre nella nota – sosterrà la politica estera e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti contribuendo a migliorare la sicurezza di un alleato dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico". Nel documento della DSCA si afferma inoltre che "l’Italia richiede queste capacità per garantire la difesa delle truppe dispiegate, la sicurezza regionale e l’interoperabilità con gli Stati Uniti. La vendita proposta migliorerà la capacità dell’Italia di far fronte alle minacce attuali e future e incrementerà la sua interoperabilità con gli Stati Uniti e altre forze alleate".

Insomma, in futuro anche il nostro Paese sarà dotato degli HIMARS, lanciarazzi massicciamente impiegati dall'Ucraina nella guerra contro la Russia. Questi 21 sistemi d'arma andranno a incrementare significativamente le capacità dell’Esercito Italiano in questo specifico settore dell’artiglieria. Le nostre forze armate, infatti, schierano già 21 lanciarazzi campali M270 MLRS, per molti aspetti simili agli HIMARS. Perché, dunque, raddoppiare il potenziale dell'artiglieria italiana? Vi sono minacce imminenti per il nostro Paese? E quanto ha inciso la guerra in Ucraina nel mercato di armi ed equipaggiamenti? Fanpage.it ha interpellato il Generale di Corpo d'Armata Giorgio Battisti, Ufficiale di Artiglieria da Montagna ed ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

Generale, che tipo di sistema d’arma è l'HIMARS?

L'HIMARS è un lanciarazzi multiplo prodotto dalla società statunitense Lockheed Martin che ha trovato grande impiego nella guerra in Ucraina contro i russi; non a caso si tratta di un sistema d'arma che il presidente Zelensky ha richiesto insistentemente agli USA, vista la sua capacità di colpire in profondità le linee nemiche.

Perché è considerato un'arma tecnicamente molto avanzata?

L'HIMARS è un sistema d'arma su ruote che può essere movimentato anche con aerei da trasporto militari, ad esempio i nostri C130. La gittata dei razzi va dagli 80 ai 300 chilometri, quindi parliamo di un'arma in grado di accorciare sensibilmente il campo di battaglia potendo colpire ben all'interno degli schieramenti avversari, ad esempio depositi di munizioni e materiali, posti di comando e altri centri strategici. Un altro aspetto molto importante riguarda l'elevatissima precisione dei razzi lanciati dagli HIMARS, che sono dotati di un sistema di guida gps e possono colpire un obiettivo a 300 chilometri di distanza con un livello di approssimazione dell'ordine di pochi metri. Insomma, i razzi degli HIMARS non sono paragonabili alle cosiddette "bombe stupide" e possono centrare un target a centinaia di chilometri di distanza con un margine d'errore quasi nullo.

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L'Esercito Italiano schiera già 21 lanciarazzi campali M270 MLRS. In cosa differiscono rispetto agli altri 21 HIMARS che stiamo acquistando dagli Stati Uniti?

I lanciarazzi M270 MLRS in nostra dotazione, e assegnati al 5° Reggimento Artiglieria Terrestre “Superga” con sede a Portogruaro, sono di fatto paragonabili agli HIMARS, dai quali si differenziano essenzialmente per il sistema di mobilitazione cingolato e non ruotato, quindi meno mobile. Le performance dei razzi e soprattutto il livello di precisione dei due sistemi d'arma, per il resto, sono in tutto e per tutto equiparabili.

Secondo la sua esperienza, vi è la reale necessità di raddoppiare le capacità dell’Esercito Italiano in questo specifico settore dell’artiglieria?

Va fatta una doverosa premessa. L'acquisto degli HIMARS è ancora nella sua fase iniziale di approvazione e sarà il Congresso americano a dare il via libera definitivo prossimamente. Si tratta probabilmente di una formalità, visto che gli USA hanno già approvato la vendita di questi sistemi a Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Svezia, Romania e Taiwan. Chiaramente dotare i Paesi europei di questi armamenti alleggerisce sensibilmente l'onere degli USA di dover contribuire a difendere il nostro continente in caso di necessità.

A livello strettamente operativo l'Italia ha bisogno di implementare la dotazione di lanciarazzi?

Sì. Negli ultimi decenni, cioè dalla fine della Guerra Fredda, l'Italia ha trascurato la cosiddetta componente pesante dell'Esercito, ovvero carri armati e artiglieria. Finora le operazioni di peacekeeping e contro-insorgenza, come quella in Afghanistan, presupponevano l'impiego di forze leggere, quindi non venivano impiegati né veicoli corazzati né artiglieria. La guerra in Ucraina, tuttavia, ha dimostrato l'importanza della componente pesante di una forza armata, visto che ai confini dell'Europa si sta combattendo un conflitto convenzionale. Di qui la decisione di tornare a valorizzare il ruolo della nostra artiglieria con gli HIMARS, ma non solo. Un altro programma della nostra Difesa prevede l'acquisto di 130 carri armati Leopard 2 in versione A8, oltre ad altrettanti carri armati Leopard con funzioni speciali, ad esempio carri apripista e carri anti-mine.

Ritiene che il nostro Paese sia attualmente minacciato da un nemico?

No, no. L'Italia guarda il fronte est dell'Europa, quindi soprattutto Ucraina e Paesi baltici. Noi siamo ben indietro. Tuttavia credo che questo potenziamento delle nostre capacità difensive rientri nell'ambito di un'iniziativa di tutto l'Occidente, quindi di tutte le nazioni dell'Alleanza Atlantica. Tutti si stanno dotando di armi tecnologicamente sempre più avanzate con lo scopo di uniformare le nostre capacità operative. Se l'Italia rimanesse con l'attuale numero di carri armati e un'artiglieria di tipo tradizionale in caso di impegno multinazionale non saremmo all'altezza degli altri stati della Nato. In questo quadro va letto anche l'acquisto dei caccia F-35 e il potenziamento della nostra Marina Militare.

Il conflitto tra Kiev e Mosca si sta rivelando un formidabile facilitatore per l’export in Europa dei prodotti dell’industria della Difesa statunitense?

Sicuramente. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina c'è stata una fortissima spinta per dotarsi di armi ed equipaggiamenti sempre più moderni e potenti. basti pensare alla Polonia, che si è data l'obiettivo di spendere il 4% del Pil in ambito militare e sta acquistando centinaia di carri armati dalla Corea del Sud. Insomma, vi è una generale mobilitazione per migliorare ed ammodernare i propri sistemi d'arma. E in questo quadro l'Italia non può che fare la sua parte.

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