Perché l’Italia non può fornire all’Ucraina i suoi sistemi di difesa aerea Samp/T
È di 45 morti, fra cui sei bambini, l'ultimo bilancio delle vittime nel condominio di Dnipro colpito sabato da un missile russo, ma si teme che il numero dei decessi possa ancora salire. Dei circa 80 feriti, infatti, 28 sono ancora ricoverati in ospedale e alcuni di questi versano in condizioni critiche.
L'Ucraina ha affermato che l'edificio è stato deliberatamente colpito da un missile russo Kh-22, mentre il Cremlino ha replicato sostenendo che la sua ondata di attacchi missilistici di sabato non ha mai preso di mira nessun edificio residenziale. Di certo, comunque, il razzo che ha provocato l'ennesima strage di civili è stato lanciato da un bombardiere Tupolev Tu-22, Tupolev Tu-22M o Tupolev Tu-95, tutti aerei in dotazione all'aviazione russa.
Da mesi l'Ucraina è presa di mira da attacchi missilistici che stanno danneggiando le infrastrutture energetiche e non di rado colpiscono anche case e palazzi. Per questa ragione il presidente Zelensky chiede da tempo ai partner occidentali la fornitura di efficaci sistemi d'arma in grado di proteggere le città dai missili, e per questo presto gli Stati Uniti e l'Olanda invieranno batterie di Patriot.
Ieri a a Fort Sill, in Oklahoma, è iniziato l'addestramento di un centinaio di soldati ucraini all'impiego e alla manutenzione dei Patriot. Fanpage.it ha interpellato il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare, per sapere se davvero questi sistemi basteranno a proteggere l'Ucraina, quanto tempo occorrerà per formare i militari e cosa può fare l'Italia per potenziare la difesa aerea delle città ucraine.
Ieri il Pentagono ha rivelato che è iniziato l’addestramento di un centinaio di soldati ucraini all’impiego di Patriot. Quanto tempo ci vorrà?
Di tempo ne occorrerà abbastanza a causa innanzitutto delle peculiarità intrinseche dei modernissimi sistemi d'arma che stanno affluendo in Ucraina e che certamente sono fuori dalla "portata culturale" delle forze armate di Kiev. Dopodiché ci sono altre complicazioni.
Quali?
Un sistema di difesa aerea che funzioni deve poter discriminare tra il traffico amico e quello ostile. Questo vuol dire che dall'osservazione di uno schermo radar si deve valutare ogni singola traccia di un velivolo. Ci sono sistemi e metodologie che possono assolvere a questo compito, ma vanno apprese e serve tempo affinché ciò avvenga. I soldati ucraini devono imparare ad adoperare tecnologie raffinatissime che finora non conoscevano affatto. Inoltre si deve armonizzare il sistema di difesa aerea con il sistema di controllo del traffico aereo, e non è un'operazione che si può fare dall'oggi al domani. Noi italiani in questo siamo maestri: durante la guerra nei Balcani riuscimmo a non sacrificare neanche un volo civile, proteggendo nel contempo il territorio nazionale da ogni minaccia. Fu un lavoro enorme e complicatissimo. Immagino che per gli ucraini lo sarà altrettanto, se non di più.
Insomma, è tutto più complicato di come potrebbe sembrare: gli ucraini non devono solo imparare a pigiare i tasti giusti su una batteria di missili.
No, è tutto molto più complesso. Gli ucraini devono imparare ad armonizzare il controllo del traffico areo con l'impiego dei Patriot e discriminare i voli amici da quelli nemici. Operazione tutt'altro che semplice.
Veniamo all'Italia. La nostra Forza Armata ha in dotazione cinque batterie Samp/T. Può inviarne una all'Ucraina?
Il nostro Paese ha gravi fragilità nel proprio sistema di difesa aerea. Nel corso degli anni i programmi di ammodernamento non sono stati rispettati con la necessaria diligenza e sollecitudine e quindi oggi privarsi di una sola batteria di Samp/T significa indebolire ulteriormente la nostra difesa. Quello che le sto dicendo dovrebbe far saltare sulla sedia tutti i lettori: questo argomento dovrebbe essere oggetto di un serio approfondimento anche parlamentare.
Insomma, se Zelensky dovesse chiedere a Meloni sistemi di difesa aerea all'Italia noi dovremmo dire di no?
Penso che non si debba derogare di un millimetro all'impegno di fornire all'Ucraina tutto ciò che le serve, però dobbiamo pensare anche a noi. Intendiamoci, io fornirei all'Ucraina una batteria di Samp/T italiani, ma se questa decisione impoverisce la nostra capacità di proteggerci da eventuali minacce aeree sarebbe oggettivamente un problema.
Cos'altro può fare l'Italia, allora, per supportare la difesa aerea ucraina?
Il settore è quello dell'intelligence, che è la cosa in assoluto più preziosa che possiamo fornire all'Ucraina perché ha raggiunto livelli di performance eccezionali. È opportuno che il nostro Paese continui a fare la sua parte in questo senso. Senza intelligence l'Ucraina non può ottenere risultati significativi sul campo. L'edificio colpito quattro giorni fa dai russi è la dimostrazione di come un'intelligence difettosa come quella di Mosca, abbinata a sistemi d'arma rudimentali, possa causare delle tragedie immani.