“Perché l’Italia deve dare a Kiev il suo sistema di intelligence”: intervista al generale Tricarico
"L'Italia fornisca all'Ucraina le armi di cui ha bisogno, soprattutto i sistemi d'intelligence. Sono fondamentali e in questo campo noi siamo i migliori d'Europa". A parlare, intervistato da Fanpage.it, il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare italiana. A cinque giorni dal voto del Parlamento sull'invio di armi a Kiev – programmato per il 21 giugno – l'alto ufficiale invita a fornire alle truppe ucraine gli armamenti necessari per difendersi dall'invasione russa, ma pone anche delle condizioni vincolanti. "Zelensky spieghi qual è il suo obiettivo finale. Se fosse quello di riacquisire sovranità incondizionata su tutto il territorio ucraino, anche quello controllato prima del 2014, ciò prefigurerebbe una guerra infinita. A queste condizioni non dovremmo inviare armamenti".
Il 21 giugno il Parlamento si esprimerà su un nuovo invio di armi all’Ucraina. Lei è favorevole o contrario, a questo punto del conflitto e con l’attuale situazione sul terreno?
Prima di risponderle devo fare una premessa: mi auguro che il 21 giugno i parlamentari votino sulla base di conoscenze obiettive e non invece dell'ignoranza. Il Parlamento non di rado ha dato prova di scarsa competenza, e faccio due esempi su tutti. Il primo risale al lontano 2007, quando Franco Giordano, all'epoca segretario di Rifondazione Comunista, votò contro l'invio di droni Predator in Afghanistan motivando così il suo diniego: "Volete farmi credere che i Predator, con quel nome, siano mezzi di pace?". Invece sarebbero stati molto importanti anche per la protezione delle nostre truppe. Altro esempio emblematico e molto più attuale: l'invenzione da parte di Giuseppe Conte di una differenza tra armi offensive e difensive. Ecco, mi auguro che il 21 giugno i parlamentare si esprimano quantomeno sulla base di informazioni corrette e non di valutazioni campate per aria.
Allora ci dica: di cosa avrebbe bisogno l'Ucraina?
Innanzitutto di potersi difendere da un'aggressione. Per questo credo che gli vada fornito tutto ciò di cui ha bisogno, e se non ha le idee chiare dal punto di vista della "dottrina" militare dobbiamo aiutarla a individuare le soluzioni migliori anche da quel punto di vista. Il resto viene di conseguenza: va organizzata una "force offering", una sorta di colletta da tutti i Paesi che sostengono il diritto di Kiev a difendersi. Ciascuno metta qualcosa. L'Italia dovrà fare la sua parte e mi auguro che non faccia mancare l'intelligence, strumento di cui si parla poco ma che è fondamentale. Aggiungo che in tal senso siamo i migliori in Europa…
In cosa consisterebbe il supporto d'intelligence fornito dall'Italia?
La nostra Aeronautica è dotata di mezzi molto aggiornati e performanti che possono rilevare anche un singolo filo d'erba sul campo di battaglia. Ritengo che tali mezzi debbano essere messi a disposizione dell'Ucraina, perché forniscono informazioni "correnti" che nascono e muoiono nel volgere di pochi giorni, senza mettere a repentaglio la sicurezza del nostro Stato.
Di quale tipologia di velivoli sta parlando?
Di sistemi ISTAR, acronimo che sta per "intelligence, surveillance, target acquisition, and reconnaissance". Non si tratta di droni, che hanno prestazioni di altro tipo, bensì di mezzi che possono fornire un supporto di valore assoluto alle forze armate ucraine.
Che tipologia di informazioni forniscono i sistemi ISTAR?
Un panorama vastissimo d'informazioni, tutte di carattere pregiato. Non è opportuno entrare nei dettagli. Tuttavia le funzioni di queste sistemi sono chiare: intelligence, sorveglianza, tracciamento di ogni tipo di soggetto in movimento, ricognizione e acquisizione di target. Naturalmente è possibile anche lo spionaggio di tutte le attività nel territorio russo.
Gli ucraini hanno bisogno anche di armi pesanti?
Sì, dal punto di vista tattico oggi gli ucraini hanno bisogno di pezzi di artiglieria per colpire i russi prima di essere, a loro volta, colpiti. Quando si parla di questa tipologia di armi ci si riferisce sempre alla portata chilometrica dei missili, ma la qualità più importante è la loro precisione. E qui torniamo ai sistemi di intelligence ISTAR: sono loro a fornire le informazioni esatte, le posizioni su cui fare fuoco con la massima precisione impiegando munizioni a guida Gps con ali che possano deviarne la traiettoria anche poco prima di andare a segno. Si tratta di sistemi sofisticatissimi, forse i più temuti oggi dai russi.
Ma fino a che punto potremmo spingerci con la fornitura di armi all'Ucraina? E non è il caso di porre delle condizioni?
A scanso di equivoci: un giorno o l'altro, meglio prima possibile, Zelensky dovrà spiegare qual è il suo obiettivo finale. Se fosse quello di riacquisire una sovranità incondizionata su tutto il territorio ucraino, anche quello prima del 2014, ciò significherebbe prefigurare una guerra infinita. Se lo scopo di Kiev fosse questo noi dovremmo riconsiderare la decisione di fornire armi. Insomma, la fornitura di aiuti militari deve essere vincolata a una serie di impegni: discutere forme di autonomia del Donbass, rinunciare alla Crimea e no all'adesione alla NATO da parte dell'Ucraina.
Secondo il capo dell’Interpol almeno una parte del materiale bellico spedito all’Ucraina finirà nel mercato nero gestito dalla criminalità organizzata ed alimenterà un florido commercio di armi in tutto il mondo e per gli anni a venire. Vede anche lei questo allarme?
È sempre successo e non c'è solo la criminalità organizzata: ricordo, per fare un esempio, che la risoluzione finale della guerra in Libia metteva in allarme dal trafugamento delle armi negli arsenali, cosa che poi è avvenuta sprofondando quel Paese ulteriormente nel caos. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina non va dimenticato che anche altre nazioni sono impegnate indirettamente, ad esempio la Siria al fianco di Mosca. Insomma, il pericolo esiste, sebbene sia relativo solo ad alcuni sistemi, quelli di più facile utilizzo. Purtroppo non possiamo fare molto per contenerlo.