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Perché le temperature record dei mari potrebbero causare eventi meteo estremi nei prossimi mesi

Il climatologo Giulio Betti: “Le temperature anomale e molto elevate di oceani e mari interni, ad esempio il Mediterraneo, possono favorire nei prossimi mesi precipitazioni più intense e abbondanti in Italia”.
Intervista a Giulio Betti
Climatologo del CNR
A cura di Davide Falcioni
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Martedì 17 ottobre la temperatura media della superficie marina globale ha toccato i 20,9 gradi centigradi, un livello mai osservato in questo periodo dell'anno dal 1981, quando sono iniziati i rilievi dei dati oceanici; lo stesso giorno nel solo Nord Atlantico sono stati raggiunti i 24,2 gradi, ed anche questo costituisce un record per il 17 ottobre. Lo mostrano le rilevazioni del Climate Reanalyzer dell’Istituto per i cambiamenti climatici dell’Università del Maine, confermando una tendenza preoccupante ampiamente nota agli scienziati e foriera di possibili cattive notizie sul fronte meteo.

Come infatti spiega a Fanpage.it Giulio Betti – meteorologo e climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze – l'aumento delle temperature di oceani e mari interni immette nell'atmosfera una grande quantità di energia che, a determinate condizioni, può favorire eventi meteo estremi. Questo rischio è concreto anche per l'Italia, come del resto dimostra anche la storia recente con le alluvioni nelle Marche e in Emilia Romagna.

Giulio Betti
Giulio Betti

Dottor Betti, in che modo le temperature record della scorsa estate potrebbero incidere sui fenomeni meteo dei prossimi mesi? È possibile che si verifichino eventi estremi?

In autunno ed inverno, quando le masse d'aria tendono a raffreddarsi, una sorgente di energia è rappresentata da oceani e mari, che in questi mesi fanno registrare temperature eccezionalmente elevate; quando avviene, come in questo caso, le perturbazioni possono contare su una maggior quantità di "carburante". Quindi sì, le temperature anomale e molto elevate di oceani e mari interni, ad esempio il Mediterraneo, possono favorire nei prossimi mesi precipitazioni più intense e abbondanti.

Ci sono, in Italia, zone particolarmente a rischio?

Tipicamente le aree più esposte del nostro Paese sono quelle prossime al mare, in particolare Calabria, Campania, Toscana settentrionale, Liguria e basso Friuli. Si tratta di zone in cui sono presenti dei rilievi nelle immediate vicinanze della costa. In queste aree, e a determinate condizioni, flussi di aria umida possono causare precipitazioni estremamente abbondanti. In ogni caso è importante precisare che la conformazione dell'Italia e il fatto che sia immersa nel bacino Mediterraneo e vicina all'Atlantico fanno sì che non ci siano, in realtà, territori a rischio zero. Indipendentemente dal cambiamento climatico, il nostro è un Paese da sempre esposto a rischio idrogeologico.

La temperatura superficiale marina del 17 ottobre. Fonte: Climate Reanalyzer
La temperatura superficiale marina del 17 ottobre. Fonte: Climate Reanalyzer

Il rischio di fenomeni estremi è limitato al "solo" autunno, o anche ai mesi invernali?

In autunno tale rischio riguarda un po' tutta l'Italia, mentre in inverno soprattutto le regioni meridionali.

 El Niño potrebbe favorire un inverno particolarmente rigido e nevoso in Europa, e in particolare in Italia?

C'è una correlazione tra El Niño e inverni particolarmente rigidi solo sull'Europa settentrionale, e non sui Paesi dell'area mediterranea, Italia compresa: questo è quello che dicono i dati scientifici. Generalmente alle nostre latitudini il Niño favorisce flussi occidentali miti con precipitazioni abbondanti e correnti meridionali, mentre c'è la tendenza ad avere blocchi anticiclonici sulla Scandinavia. Quindi, in inverno clima più secco e freddo sul nord Europa e più instabile e umido sull'Europa meridionale. Chiaramente questo potrebbe significare abbondanti nevicate sulle Alpi, e speriamo che questo effettivamente si verifichi.

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L'Italia soffre ancora una carenza idrica?

Quasi tutta l'Italia, soprattutto il centro-nord, sta soffrendo una nuova fase siccitosa non grave come quella del 2022, tuttavia significativa, in particolar modo in Toscana, Triveneto e Piemonte occidentale. Qui le falde sono tornate ad abbassarsi sensibilmente, così come il livello dei fiumi. Per questo c'è bisogno di tanta pioggia. Non è una situazione drammatica come quella dell'anno scorso, però le precipitazioni sono benvenute. Naturalmente a patto che non si tratti di eventi estremi.

Cosa potrebbe accadere nell'estate del 2024? Sarà ancora più caldo?

Innanzitutto ricordiamo che il 2023 si candida ad essere l'anno più caldo della serie storica, ovvero dal 1850. Viste le premesse, e la presenza del Niño, il 2024 potrebbe diventare l'anno dei record a livello globale. Ovviamente questo non significa necessariamente che il prossimo sarà anche l'anno più caldo a livello europeo e italiano.

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