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La strage di Erba di Olindo e Rosa

“Perché le prove contro Rosa e Olindo sono inconsistenti”: il giudice Tarfusser a Fanpage

Cuno Tarfusser, il magistrato che nei mesi scorsi ha chiesto la revisione del processo per la strage di Erba, ha espresso la propria soddisfazione dopo che la Corte d’Appello di Brescia ha emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo. A Fanpage.it ha spiegato che sono state fondamentali tre prove, ritenute “inconsistenti”, per arrivare a questo punto.
A cura di Biagio Chiariello
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La strage di Erba torna in aula il prossimo 1° marzo.

La Corte d'Appello di Brescia ha ammesso il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, avvenuti l'11 dicembre, fissando al 1° marzo l'udienza al termine della quale i giudici decideranno sull'istanza di revisione presentata dalle difese dei due coniugi e dal sostituto pg di Milano.

Cuno Tarfusser, il magistrato che nei mesi scorsi ha chiesto la revisione del processo per la strage di Erba, ha spiegato a Fanpage.it come si è arrivati a questo punto.

Quali sono le tre prove inconsistenti che potrebbero scagionare Rosa e Olindo

Sono state fondamentali tre prove, "inconsistenti", per arrivare alla revisione del processo: "Il riconoscimento di Frigerio, le macchie di sangue ritrovate sulla macchina di Romano e le confessioni estorte. Nessuna di queste tre prove che hanno portato alla condanna ha forza probatoria tale da poter decidere sulla colpevolezza degli imputati", spiega. "In altre parole queste tre prove non provano la responsabilità dei due condannati" ribadisce a Fanpage.it.

Sul riconoscimento di Frigerio, il magistrato spiega che nella prima dichiarazione il testimone chiave dell'inchiesta "parla di un'altra persona, dà descrizione di una persona diversa da Olindo Romano" inoltre "nei continui interrogatori gli suggeriscono quel nome e tende a convincersi. Viene condizionato al punto tale dagli inquirenti da auto-convincersi che sia stato aggredito da Romano" chiarisce Tartusser.

Dunque le prove che hanno portato alla condanna "sono inconsistenti, tecnicamente non giustificano una condanna. E dal momento che nel sistema giudiziario una persona viene condannata se le prove ci sono o non ci sono, io dico che queste prove non ci sono", ribadisce.

Il magistrato è stato raggiunto da un procedimento disciplinare della Procura Generale della Cassazione perché la sua richiesta avrebbe "violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio". In tal senso si dice "assolutamente sereno".

La soddisfazione di Tarfusser per la riapertura del caso

"Sono professionalmente molto felice, evidentemente non ho sbagliato completamente. Più leggo gli atti e più ci credo". Così ha espresso la propria soddisfazione Tarfusser ora che che è diventata ufficiale la riapertura del caso.

Il sostituto procuratore generale di Milano ha poi fatto un riferimento implicito alle difficoltà affrontate nella stessa Procura Generale di Milano per portare avanti la sua istanza di revisione presentata lo scorso aprile. "Vengo ripagato di una serie da tutta una serie di angherie e ostacoli subiti negli ultimi tempi" afferma.

Ha collaborato Simone Giancristofaro

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